10.

1.9K 79 7
                                    

10.

Lidya indossò il maglioncino di Steve e sorrise guardandolo dormire. Aveva l'aria rilassata e da quando lo conosceva forse era la prima volta che gli vedeva quell'espressione sul viso. Le piaceva l'idea che forse il merito era un po' anche suo. Respirando a fondo guardò l'orologio: segnava le sette del mattino e i raggi di un timido sole iniziavano a filtrare attraverso la finestra socchiusa. Cercando di fare più piano possibile si rimise a letto gattonando sul materasso fino all'uomo, il più vicino possibile. E con il brivido della notte appena passata ancora lì a solleticarle lo stomaco, gli sollevò un braccio e vi si incastrò sotto baciandogli il palmo della mano.

Lui si mosse poco, respirò a fondo e lei sentì il viso poggiarsi sul suo capo. "Ciao" le sussurrò con tono rauco.

Lidya si girò per guardarlo, ed entrambe le braccia di Steve la avvolsero avvicinandola piano, fino a quasi eliminare completamente la distanza tra loro. "Ciao a te. Dormito bene?"

"Come non mi capitava da anni. Troppi anni" gli occhi azzurri del Capitano si fermarono per qualche istante sulle sue labbra, poi tornarono a puntarsi dentro i suoi. "Tu hai dormito bene?"

"Benissimo" replicò la donna annuendo con un sorriso. "Ma ho una domanda."

"Quale?"

"Sei sicuro che fosse la tua prima volta?"

"Sì, lo sono."

"Sicuro sicuro?"

"Credo che me lo ricorderei se così non fosse. Perché me lo chiedi, ho fatto forse qualcosa di sbagliato?"

Lidya ripensò a quando la sera prima, tra un bacio e l'altro, lui aveva ammesso imbarazzato di non sapere cosa fare esattamente. Era stato triste vedergli gli occhi smarriti ma era stato anche tenero. Gli baciò le labbra e scosse il capo. "No, hai fatto tutto fin troppo bene. Ecco perché mi domandavo se fossi sicuro di non avere già..." non finì la frase perché lui aveva capito.

"Ne sono sicuro."

"In questo caso devo dirtelo, Rogers: sei un talento naturale."

Lui corrugò la fronte. "Suppongo che sia un complimento..."

"Oh sì!" esclamò lei poggiandogli una mano sulla guancia. "Ogni parte del mio corpo si complimenta con te per la notte appena passata" rimasero in silenzio per alcuni secondi, poi Lidya chiuse gli occhi e scosse il capo. "Oh mio Dio, ho parlato come Tony. Mi dispiace" rise e lui non potè che fare lo stesso. Quella risata era contagiosa, quelle fossette sulle guance erano capaci di metterlo completamente a suo agio, erano capaci di fargli perdere ogni controllo.

"Grazie" le sussurrò. "L'appuntamento non è andato come avevo immaginato, è andato piuttosto diversamente e decisamente meglio di come avevo previsto" sorrise. "Tu mi metti completamente a mio agio, Lidya Abel, e non succede spesso."

"Non c'è di che" replicò lei e tutto sembrò perfetto, fino a quando Jarvis non parlò.

"Mi dispiace interrompervi" disse loro. "Ma la vostra presenza è richiesta al piano di sopra. C'è una riunione straordinaria in corso, il segretario di Stato Ross è qui."

"Porca miseria" mugugnò Lidya. "Steve, c'è qualcosa che dovresti sapere prima di andare di sopra. Avrei voluto dirtelo dopo la cena, ma... beh non abbiamo parlato molto... comunque" si alzò e indossò un paio di jeans che tirò fuori da un borsone che stava sotto il letto. Si tolse il maglioncino e lo ridiede al Capitano. "Il motivo per cui abbiamo cenato qui e non al ristorante è perché a quanto pare sono una ricercata."

"Una ricercata?" l'uomo si rivestì guardandola stranito. "Per la storia di Berlino?"

"Sì. Tony me lo ha detto ieri mattina, mi ha consigliato di tenere un profilo basso e farmi vedere poco in giro per qualche tempo. Mi dispiace" sospirò. "Avrei dovuto dirtelo appena l'ho saputo, è solo che... volevo qualche ora di normalità. Volevo regalare un po' di tranquillità anche a te."

AssembleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora