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"Hey Sharon" Nat fece un cenno del capo all'agente Carter e le sorrise avanzando nella stanza.

"Natasha, ciao" la faccia della bionda si tinse di stupore; non ricordava di aver mai visto l'agente Romanoff lì senza un motivo lavorativo, e soprattutto non ricordava di averla mai vista tanto rilassata. Non che la conoscesse così bene, ma aveva imparato a capire qualcosa di lei, così come aveva imparato a capire qualcosa di Stark, di Sam, di Steve... cercò di non pensare a quello che era successo prima ancora che conoscesse Lidya, perchè quel pensiero le metteva una lieve tristezza addosso. Poteva essere ma non era stato, le andava bene così però a volte si chiedeva cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente. Non ne aveva mai parlato con Lidya e non aveva intenzione di farlo, ma a volte ci pensava.

"Qual buon vento ti porta qui?" chiese alla Romanoff.

Lei si strinse nelle spalle e si mise a sedere alla scrivania di Lidya, sorrise quando notò una polaroid, che ritraeva lei e Steve, poggiata su un angolo del piano di lavoro. Rogers sembrava felice, ma più che altro sembrava completamente rilassato quando era con lei; era bello quello che avevano ed entrambi se lo meritavano. "Passavo da queste parti e volevo chiedere a Lidya se più tardi le andasse di pranzare insieme. È fuori per un caso?" si guardò intorno discretamente, notò che non c'era neppure Long, mentre il resto del team stava lavorando in giro per la stanza.

Sharon scosse il capo afferrando il cellulare. "Lidya sta poco bene, ha mandato un messaggio stamattina per dire che non verrà. Non lo sapevi?"

Natasha provò a rimanere indifferente. Non voleva andare nel panico né voleva trasmetterlo a Sharon o agli altri. "Non lo sapevo" sussurrò recuperando il suo telefono in tasca. "E Long?"

"Oh Long si trova fuori città per delle questioni familiari improvvise. Che coincidenza" la bionda ridacchiò. "Entrambi i team leader non ci sono oggi, non ci avevo fatto caso fino ad ora."

"Che coincidenza" le fece eco Natasha. "Allora penso che andrò a trovare Lidya a casa, così potrò farle compagnia visto che sta male."

"Okay, spero che si senta presto meglio. È una severa ma porta anche molta allegria al lavoro e quando non c'è, la sua mancanza si sente."

L'altra annuì. "Sì, scommetto di sì" disse portandosi il telefono all'orecchio mentre si allontanava. Dall'altra parte risposero dopo pochi squilli. "Abbiamo un problema! Vieni alla Avengers Tower fra dieci minuti."

****

"Lidya è sparita!"

Sam corrugò la fronte poggiando gli occhi scuri su Natasha. Non esattamente il saluto che si aspettava di ricevere. "Che significa che è sparita?"

"Tony ha detto di avere dei dubbi su Long, ha deciso che voleva fare qualche ricerca e la cosa si è fatta ancora più sospetta. Così lui e Steve sono andati a parlare con qualcuno che secondo Stark potrebbe avere delle risposte. Io dovevo discretamente tenere d'occhio Lidya ma quando sono arrivata alla sede della CIA lei non c'era e la Carter ha detto che aveva comunicato loro che sarebbe rimasta a casa perché stava poco bene."

"E non può essere davvero così?"

"No! Steve non ha detto niente al riguardo, anzi ha borbottato qualcosa su lei che doveva passare a prendere Long perché non aveva l'auto."

"E Long? Sai dov'è?"

"No, è questo il punto. Long ha avuto degli imprevisti familiari a quanto pare ed è andato fuori città, o almeno così ha detto Sharon. Ho chiesto a Friday di connettersi a tutte le telecamere della città, di cercare di rintracciare il GPS dell'auto di Lidya, del suo cellulare e niente. Sembra sparita dalla faccia della terra, stessa cosa per Long."

"Quindi credi che Long l'abbia rapita o qualcosa del genere?"

"Tu cosa credi? Che siano scappati insieme?"

Sam scosse il capo alzando le mani. "Non arrabbiarti, stavo solo chiedendo per cercare di capire qualcosa in più. Hai telefonato a Steve e a Tony?"

Lei fece cenno di no col capo. "Speravo di non doverlo fare, che Lidya mi avrebbe richiamata o Long fosse comparso o... non lo so. So solo che temo di doverli avvertire. Se i sospetti di Tony sono fondati, non solo non sappiamo con chi abbiamo a che fare, ma non sappiamo neppure da dove partire per cercare Lidya" Natasha sospirò. "Tiene una foto di sé e Steve sulla scrivania ed entrambi sembrano così felici. E ora questo... Perché non possono semplicemente essere felici?"

"Scusate" Visione comparve dal nulla, attraversando una parete come era solito fare. "Non volevo origliare, ma è successo. Ho sentito che forse la signorina Abel è in pericolo?"

"Non lo sappiamo ancora" Sam respirò a fondo. "Speriamo che si tratti semplicemente di un grosso malinteso."

"Beh qualunque cosa sia voglio aiutarvi e sono certo che anche Wanda vorrà dare una mano. Lidya è sempre gentile con noi e non si tira mai indietro quando c'è bisogno di aiuto. Permetteteci di darvi una mano."

"Dare una mano con cosa?" domandò Wanda appena arrivata.

Fu Visione a spiegarle ogni cosa. La ragazza chiese cosa potesse fare.

****

"Sveglia, sveglia è già mattina. Che buon profumo dalla cucina!"

Lidya aprì gli occhi lentamente, li sentiva pesanti e doloranti, dentro la bocca percepì il sapore metallico del sangue. Deglutì, sperando di scacciarlo via e provò a muovere le mani scoprendo di essere legata. Abbassò gli occhi e vide che era seduta su una sedia, guardò accanto a sé e non vide nessuno... eppure le era sembrato di sentire la voce di Long.

"Finalmente sei sveglia" sentì di nuovo e lo vide, il suo partner; le stava di fronte, in piedi con in mano un cellulare e sul viso un'espressione divertita. "Liam, ma che diavolo sta succedendo?"

"Non te lo ricordi? Sei passata a prendermi per il lavoro, ti ho offerto un caffè con dentro una bella dose di sonnifero e sei crollata. E così ti ho portata qui. Dobbiamo parlare, ma siccome quello che ti dirò non ti piacerà, ho pensato che sarebbe stato meglio legarti, così mi ascolterai di sicuro."

Lidya cercò di concentrarsi; non usava mai le abilità con cui era nata, ma le sembrava il caso di farlo in quel momento. Non ci riuscì.

"Stai provando a usare le tue meravigliose capacità soprannaturali? Mi dispiace dolcezza, ma ho fatto in modo che non potessi."

"Come?"

"Non ha importanza. O meglio ne ha, ma non svelerò di certo a te i segreti per cui mio padre ha lavorato così tanto: ti ha osservata, per anni. Ha studiato ogni tua mossa, ma non ha potuto finire quello che aveva iniziato."

"Tuo padre? Chi sei tu veramente?"

Long le fece segno con un dito, cliccò qualcosa sul cellulare e si accese uno schermo che lei non aveva neppure notato. "Ora siamo in diretta con la CIA e la Avengers Tower... che nome assurdo comunque. A ogni modo, voglio che tutti ci vedano perché voglio che tutti sappiano in nome di chi sto facendo questo. Mi scuso in anticipo per le cose che non andranno come da programma, ma ho dovuto accelerare i tempi per una serie di motivi che non starò ad elencare" sorrise. "Cosa mi hai chiesto? Ah sì, chi sono veramente. Finalmente una domanda intelligente, anche se devo dirtelo, Abel, credevo che ci saresti arrivata da sola. Il mio nome è Adrian Pierce, ti suona familiare?"

Lidya serrò le mascelle fissandolo, pensando che Pierce era un nome che sperava di non dover sentire mai più, eppure... "Ora che me lo dici," gli disse. "hai qualcosa di lui negli occhi. Quella pazzia che lo caratterizzava."

L'uomo fece un passo avanti: "Bada a come parli, Abel. Mio padre non era pazzo. Mio padre era un visionario."

Lei accennò una risata, poi tornò seria. "Tuo padre era un folle figlio di puttana. Solo questo e niente di più."

Long, o meglio Pierce, strinse le mani in due pugni e sorrise voltandosi a sinistra. "Ah sarà divertente. Spero che tu stia guardando, Capitano Rogers. A più tardi" colpì Lidya così forte da farle perdere i sensi, poi interruppe il collegamento.

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