Capitolo 🌹9🌹

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Arrivai dritta a quella che doveva essere la sua stanza e trattenni un conato di vomito per l'orribile gusto che aveva.

Le pareti erano di un giallo ocra con delle macchioline bianche, aveva una scrivania blu ormai distrutta e addirittura con dei pezzi mancanti sia di vernice che colorava il legno schifoso e sudicio, che anche del materiale stesso con cui era fatto quell'obbrobrio.

A lato della scrivania c'era una piccola libreria con alcuni libri che sicuramente erano noiosi come il padrone di casa e infine un grande ed enorme letto matrimoniale occupava il resto dello spazio di quella stanza.

Mi voltai attorno ovunque, accorgendomi che non c'era nessun altro letto e subito capì che mi sarebbe dovuto toccare dormire con quel rifiuto umano.

Mai e poi mai.

«Che c'è principessa, non vuoi dormire accanto ad un re?» mi chiese lui da dietro con il suo respiro sul mio collo.
A quella domanda e a quella sua voce così improvvisa, sobbalzai voltandomi davanti a lui per poco non cadendo.

Ero pronta a tirargli uno schiaffo madornale ma fui bloccata immediatamente dalla sua mano che strinse il mio polso talmente forte da farmi gemere dal dolorem

«Ascoltami bene, principessa. Se oggi ti ho risparmiato davanti agli altri è solo perchè voglio procurarti del male solamente io. E a differenza tua, non ho bisogno del gruppetto di amichetti pronti a difendermi, se tu mi fai male, io te lo raddoppio contro, me ne frego se sei una donna. Sei sempre una Morealdi.» mi minacciò facendomi avvicinare al suo viso sfiorando la punta del suo naso con il mio.

«Vaffanculo, Filippo.» lo sfidai.

Odiava quando qualcuno lo chiamava con il suo vero nome.
Non capivo per quale motivo, ma una volta uno dei suoi ragazzi aveva provato a chiamarlo così e l'indomani io e la mia gang, vedemmo quel ragazzo con un occhio viola e il labbro spaccato, e subito dopo qualche tempo fu cacciato dal gruppo.

I suoi occhi si iniettarono di sangue dalla rabbia e iniziò a stringere sempre di più la presa attorno al mio polso facendomi imprecare mentre urlavo dal dolore.

«Prova ancora una volta a toccarmi e ti faccio ingoiare tutto il braccio.» dissi mollando subito la presa massaggiandomi leggermente sopra la forma delle sue manacce violacee attorno al mio polso.

«Adesso vai a dormire.» rispose lui indicando con la sua testa il suo letto.
«Dovrei dormire con te che mi hai quasi storto un polso? Ma anche no.» ridacchiai.

«Bene, allora dormi per terra, buonanotte.» disse solamente prima di togliersi la sua maglia davanti a me lasciandosi a dorso nudo con i suoi tatuaggi in bella vista sul petto.
«Bada a non bagnarmi il pavimento con la bava che ti esce dalla bocca.» si pavoneggiò ridendo mentre andava sotto le coperte vedendomi imbambolata a fissare il suo corpo.

«Se pensi di mandarmi in orbita con quei quattro pettorali da tredicenne in fase di sviluppo, sei messo proprio male.» lo sfidai ridacchiando mentre mi sedevo per terra pronta a passare una nottataccia.

«Si certo, tutte quante così dicono, poi chissá perchè me le ritrovo a letto la notte dopo.» mi fece l'occhiolino andando poi verso il suo letto.
«Sogni d'oro principessa.» mi sorrise falsamente prima di infilarsi sotto le coperte.

Non lo degnai nemmeno di una mia minima risposta, mi accovacciai sul lato più remoto della stanza sperando di riuscire a chiudere occhio e a non pensare che ero stata rapita da dei vandali della strada.

Ma quando si muovevano quei cinque a venirmi a prendere...

Non avevo nemmeno il mio cellulare dato che lo usavo poco.
Essendo in una gang dove i componenti sono pure tuoi amici, si crea un rapporto oltre l'amicizia, quasi come familiare e quindi ti ritrovi ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro, in loro compagnia e allora non serve un cellulare.

Stray Heart. «Irama Plume»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora