Capitolo 🌹11🌹

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Andai lentamente verso il cassetto dei suoi vestiti cercando una maglietta qualsiasi tra le tante orribili che possedeva.

Ne afferrai una Hard Rock Cafè California e la indossai rendendomi conto che era decisamente enorme e mi arrivava fino alle ginocchia e poco più giù da lì.

Aprì la porta della stanza dato che mi era venuta fame intenta a scendere in cucina per mangiare qualcosa ma sobbalzai ritrovandomelo seduto ai piedi della porta appoggiato al muro, con ancora la schiuma da barba penzolante per la parete e con la testa chissá dove.

Feci un colpo di tosse per richiamare l'attenzione e ritrovandosi me con solamente una sua maglietta addosso e le gambe scoperte, balzò in piedi inciampando sui suoi stessi movimenti per rialzarsi.

«Che vuoi?» domandò schiarendosi la voce.
«Ho fame, se non vuoi che ti divori la casa, dammi qualcosa da mettere sotto i denti.»
«Vieni.» sbuffò seccato mentre si grattava la nuca e scendeva le scale seguito da me.

«Qui c'è il frigo, lì il tavolo, buon appetito.» disse solamente mostrandomi tutto quanto mentre si sedeva a capotavola.
Roteai gli occhi al soffitto e aprì il frigo cercando qualcosa di mio gradimento.

Durante la ricerca, suonarono al campanello così Irama sbuffò e andò poi verso la porta ad aprire facendo entrare testa viola e un ragazzo mai visto prima da allora nel gruppo.

«Lui è Oscar.» mi presentò al ragazzo dai capelli scuri e il viso tagliente.
Trix mi squadrò disgustata dalla testa ai piedi e sbarrò gli occhi non appena inquadrò la maglia che avevo addosso.

«Perchè ha una tua maglietta?!» starnazzò l'ochetta rivolgendosi a Filippo.
«Ha fatto una doccia e non aveva nient'altro da mettere.» rispose lui impassibile non fissandola nemmeno negli occhi.

«Prima ti prende quasi a pugni, poi ti distrugge la casa e adesso lei fai usare perfino il bagno e i tuoi vestiti!» continuò a strillare testa viola.
«Sta' zitta Trix, sei insopportabile quando fai così.» la sgridò lui facendo una faccia stremata da quella vocina stridula e acuta.

Io sbuffai ritornando al frigo e tirando fuori del pane in cassetta e qualche salume.
«Oh, la fai pure mangiare!» esclamò basita lei.
«Oh, zia, che problemi hai?» sbottai io voltandomi verso di lei.

Mi mostrò il dito medio e mi maledisse sussurrando mentre si portava una mano sulla fronte con un espressione scioccata e disgustata.

La odiavo a morte.

Mi feci un panino e mi sedetti di fronte a Filippo che mi fissava con gli stessi occhi che combattevano la stessa battaglia nel perdersi nel vuoto o fissarmi intensamente.

«Che facciamo con lei?» domandò poi il ragazzo di nome Oscar.
«Non lo so.» rispose Filippo strofinandosi gli occhi con le sue mani con un'aria da stanco morto.
«Io proporrei di lasciarmi andare.» m'intromisi con un morso fra la bocca.

«Non te l'hanno insegnato che non si parla con la bocca piena?» mi punzecchiò Trix disgustata.
«Ma fottiti.» fu la mia risposta mentre avevo gli occhi concentrati su quel panino.

«In che senso non lo sai?» chiese Oscar ignorando totalmente me e Trix.
«Oscar non lo so, in quale altro senso lo vuoi essere spiegato che non lo so!?» sbottò irritato e battendo i pugni sul tavolo.

Non l'avevo visto così nervoso prima di allora, non capivo il perchè dato che non l'avevo stuzzicato o insultato ma questo suo modo di comportarsi mi faceva paura.

«Va bene, ce ne andiamo.» disse poi Oscar prendendo Trix e uscendo di casa.

Non appena chiusero la porta, Filippo imprecò parole orribili contro quei due che erano da poco andati via e io rimanevo sempre più scioccata e impaurita da quel suo comportamente così strano e inaspettato verso i componenti della sua gang.

Nel mio gruppo mai mi ero permessa di insultare alle spalle, ma nemmeno in faccia, Matteo, Miranda, Kim, Carol o Betta.

Tutti noi nutrivamo rispetto reciproco per ognuno e ci volevamo un bene dell'anima, la nostra non era solamente amicizia.

Io e Miranda, essendo sorellastre abitanti nella stessa casa non eravamo messe malissimo in nessun contesto ma il resto degli altri erano e stavano crescendo per strada con cattive compagnie e brutte faccende sporche.

Solamente quando arrivammo noi li togliemmo dal fondale nel quale erano caduti e ne costruimmo uno tutto nostro che non faceva poi così tanto schifo ai nostri occhi.

Nel mentre la mia mente viaggiava, sentivo degli occhi addosso e mi accorsi che Filippo era rimasto impalato a fissarmi attentamente come se fossi diventata un evidenziatore di colore giallo umano.

«Beh? Perchè mi stai fissando cone un cretino?» domandai innervosendomi.
«Nulla, ero solo sovrappensiero anch'io e per sbaglio avevo i miei occhi su di te.» rispose scontroso lui.

Lo guardai di sbieco e subito dopo mi alzai togliendo le briciole che avevo fatto mangiando quel panino.

«Comunque i tuoi amici sono proprio dei veri amici, ancora non c'è nessuna traccia di loro. Ti avranno sicuramente sostituito con qualcun'altro.» iniziò a stuzzicarmi ridacchiando mentre ero di spalle e mettevo il bicchiere, dal quale avevo bevuto prima, nel lavandino.

Mi voltai di scatto facendolo sobbalzare e facendogli anche morire quel sorrisetto che aveva sulle labbra.

«Non lo farebbero mai e poi mai, e adesso tappati quella fogna.» sibilai con gli occhi infiammati dalla rabbia.
«Uh, uh, la principessa si è innervosita.» continuò a provocarmi.

Stava tornando in sè... per fortuna.

«Smettila, o ti faccio davvero male.» lo minaccia alzando una mano pronta da tirargli in faccia.
«Che c'è? Ti sei innervosita perchè sto dicendo la veritá? Eh? Punge?»
«Ti sto avvertendo...»

«Fammi male! Tanto i tuoi schiaffi, se si possono chiamare tali, mi fanno solo il solletico.»
«Attento a come parli.»
«Forse non avrei dovuto prenderti e portarti qui, sai, ho rovinato ciò che ti eri creata con le tue candide mani...» ironizzò.

«Filippo smettila!» urlai.
E ancora una volta, proprio come la prima volta che lo chiamai per il suo nome originale, i suoi occhi diventarono rossi dalla rabbia, il suo viso solare di ironia e di presunzione svanì in uno serio, cupo e inquietante.

Iniziò ad avanzare verso di me con gli occhi iniettati di sangue dall'ira funesta che gli avevo provocato.
Indietreggiai perchè mi stava iniziando a far molta paura, ma ogni passo indietro, lui continuava a farne avanti pronto a portarmi con le spalle al muro e uccidermi letteralmente.

L'avevo combinata grossa quella volta...

...

Stray Heart. «Irama Plume»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora