Capitolo 🌹34🌹

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«Puoi sognartelo la notte.» rispose lui mettendosi a braccia conserte.
«Okay, allora ci andrò da sola.» dissi facendo spallucce rassegnata.
«Ma perchè poi vorresti tornare di nuovo lì? Cos'è? Non ti è bastato lo spavento di qualche sera fa?» mi chiese lui corrugando leggermente la sua fronte.

«Voglio andarci per superare la paura e il, diciamo, trauma.» spiegai sbuffando.
Filippo non disse più nient'altro, continuava a fissarmi e io continuavo a fare lo stesso con lui e capì che nella sua testa, stava combattendo se farmi andare da sola in quella scogliera o no.

«Va bene, io vado.» dissi infine stanca di quel silenzio.
«Ti ho giá detto che non ci andrai.» rispose affermandomi per il braccio.
«Ma chi diamine ti credi di essere?» domandai iniziando a scaldarmi per la sua azione inaspettata e improvvisa.

«Belle, non ci vai alla scogliera, fine.» continuò a ripetermi guardandomi dritto negli occhi.
«Non pensavo nemmeno che ti preoccupassi per me.» lo sfidai sicura che dopo quelle parole lo avrei fatto sicuramente sbandare, difatti, dopo aver pronunciato quella frase, la sua presa al mio braccio si allentò fino a togliersi definitivamente.

«I...Infatti, non me ne importa proprio niente di te...» rispose impacciato e innervosendosi proprio come me.
«Perfetto, allora ci si vede! Io vado alla scogliera.» affermai spavalda andandomene subito dopo senza nemmeno dargli il tempo di dire altro o di fermarmi.

* * *

Quella giornata c'era molto vento e infatti non appena raggiunsi la scogliera, le onde del mare si infrangevano violente sugli scogli lasciando anche la schiuma per la troppa violenza contro quei saldi massi.

Arrivai poi proprio sulla rupe più ripida dove qualche sera, se non fosse stato per Filippo, io sarei morta proprio lì.

Mi sporsi leggermente e vidi che le onde non risparmiavano nessuno, nemmeno un piccolo granchio che un attimo prima si trovava su di un piccolo sasso, a qualche centimetro al di sotto dello scoglio sul quale mi trovavo io, e un attimo dopo non ce n'era nemmeno più l'ombra.

Vedendo quella semplice scena, mi immaginai anch'io un piccolo granchio che qualche sera fa, scivolava da una rupe simile e spariva affogato dal mare e in un attimo, dei brividi di paura mi pervasero su per la schiena.

Poi mi resi conto che mi trovavo quella volta davvero sola e che se fosse accaduta una cosa simile di nuovo, nessuno sarebbe riuscito sicuramente a salvarmi.

«Ti avevo detto di non venire qui!» urlò d'un tratto la voce di Filippo dato che il vento impediva la completa comunicazione.
«E io ti avevo detto di non dirmi cosa dovevo fare.» gli risposi voltandomi mentre il vento violento svolazzava con impotenza i miei lunghi capelli castani.

«Togliti da lì.» disse in tono severo.
«No.» risposi incrociando le mie braccia come una bambina capricciosa.
Lo sentì imprecare a bassa voce mentre cercava di raggiungermi per afferrarmi.
«Diamine Belle! Perchè sei venuta con un tempo del genere?!» mi domandò poi dopo indicando le nubi nere e il vento violento che per poco ci impediva di rimanere perfino in posizione eretta l'uno davanti all'altro.

«E tu invece perchè sei qui? Credevo fossi stato perfettamente chiaro nel dirmi che non saresti venuto  e che non ti importasse nulla di me.» gli domandai a mia volta.

Stava per aprire bocca ma proprio quando ero pronta ad ascoltare la sua risposta, un colpo di vento assurdo ci fece entrambi perdere per un attimo l'equilibrio e senza rendermene completamente conto, mi ritrovai fra le sue braccia tremante dalla paura dato che, assieme al vento, mi colpirono i brutti ricordi e il brutto ''trauma'' di quella sera.

Avevo gli occhi chiusi e non gli avrei aperti per nessuna ragione al mondo perché mi sentivo davvero protetta in quel momento ed ero sicura che se gli avessi riaperti e mi sarei resa conto che Filippo-Irama-Piumimo Umamo-Capo dei Beraldi mi stava tenendo stretta a sé per non farmi cadere come la scorsa sera, quella protezione sarebbe svanita e chissá cosa sarebbe successo in seguito.

Ma prima o poi dovevo aprire le mie iridi. 
Dovevo aprire i miei occhi sul serio e accorgermi che due come noi non erano pronti per il mondo.
Due come noi erano talmente sbagliati che non avrebbe mai funzionato nessuna cosa avessimo deciso di fare.

Due come noi non erano fatti per stare insieme perchè eravamo uno più sbagliato dell'altro, uno più incasinato dell'altro, uno con il cuore più selvaggio dell'altro.
Due come noi, non poteva mai esistere un "noi".

...

SPAZIO AUTRICE :

Eeehyy!! Si sono ancora viva! Mi sto rilassando tantissimo in vacanza e mi sto abbronzando come non ho mai fatto in vita mia! 
Purtroppo mi si è rotto il cellulare e fin quando non ne avrò un altro sono costretta ad essere più inattiva del solito. (Per le ragazze del gruppo whatsapp : ciao amorine, sono viva e sto per tornare, non vi ho abbandonate XD, MANCA POCO, TENETE DURO!)
E niente, spero stiate passando anche voi delle splendide vacanze, nella mia casa al mare si muore di caldo ma per fortuna ho un mare da caraibi (magari *sigh*) proprio di fronte e allora un po' riesco a sopravvivere.
Adesso ve saluto e ve ringrazio <3 

//Clelia 

Stray Heart. «Irama Plume»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora