Capitolo 🌹41🌹

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Nella mia vita non avevo mai trovato quel luogo preciso da potersi definire ''Casa''. Certo, possedevo un'immobile prima che mi travolgessi la vita in quel modo, ma non mi sentivo esattamente a mio agio in quella villetta, e la stessa cosa era quando ancora abitavo con quelli che erano i miei genitori.

Non ero mai stata a casa, non mi ero mai sentita a casa.
Poi alla fine scoprì che la vera casa non è l'abitazione nella quale si vive, no; le vere case sono le persone affianco a te, ne basta anche una.

Avevo scoperto che tutto quel tempo sentita spaesata perfino nella mia villetta e dai miei genitori, era perché non era la mia vera casa quella.
Il mio vero alloggio era Filippo.

Mi era bastata quasi metà vita per capirlo, ma anche una sola notte per sentirmi finalmente a mio agio per la prima volta.

Quel fiato addosso, quelle braccia che mi stringevano forte, quei battiti così veloci ad ogni mio tocco, quell'aura così protettiva anche mentre si dormiva, mi aveva fatta sentire davvero a casa mia e desiderai con tutto il mio cuore, ormai ricomposto, che quella notte non passasse mai più.

Volevo stare abbracciata a Filippo per tutta la vita, in quella stanza, in quel letto, in quell'estate, in quella vacanza così strana.

* * * 

L'indomani purtroppo venne e ci svegliammo contemporaneamente sorridendoci a vicenda e nascondendo i nostri visi nelle proprie mani come due bambini che avevano combinato insieme la marachella più bella di sempre : era chiaro che ci sembrava davvero ancora tutto troppo assurdo per potercene rendere conto.

Non potevamo ancora credere che, sul serio, noi due provavamo gli stessi sentimenti reciproci e la cosa ci faceva ridacchiare per l'incredibilità della situazione.

«Buongiorno.» mi disse poi Filippo mentre con una mano si strofinava l'occhio e con l'altra tesa con tutto il suo braccio mi possedeva dato che era appoggiata saldamente sopra alle coperte che mi coprivano il petto.

Ricambiai quel buongiorno stiracchiandomi peggio di un gatto e subito dopo scendemmo insieme per fare colazione trovandoci in cucina tutti i Beraldi e compresa Trix che mi gettava di tanto in tanto occhiate assassine.

«Adesso fate pure gli sposini? Questa mi mancava.» sbottò lei sbuffando subito dopo.
«Dacci un taglio Trix.» la sgridò Luke sospirando portandosi le sue grandi mani alle tempie come per simulare un mal di testa per colpa di quella ragazza dai capelli viola.

Filippo fece finta di non sentire nulla di niente e si avviò al frigorifero tirando fuori un cartone di pizza sicuramente di qualche giorno fa. Lo poggiò sul tavolo e dopo averlo aperto, prese una fetta di quella pizza un po' già mangiucchiata.

«Vuoi?» mi chiese poi voltandosi e indicando la fetta che aveva fra le mani.
«No, no, prendo solo del succo d'arancia se c'è.» risposi solamente.
«Certo, la regina era abituata al caviale per colazione, pranzo e cena.» s'intromise Trix fissandomi in cagnesco.
«Trix perché non vai fuori a fumarti una sigaretta? Ti vedo più mestruata del solito.» stavolta le rispose Filippo facendola zittire dato che nemmeno io stessa mi aspettavo una risposta simile da parte sua.

La ragazza odiosa dai capelli viola ci mandò tutti a quel paese e poi se ne andò sulla verandina di quella villetta.
«Ma perché sta ancora in questa gang?» domandai azzardando.
«A modo suo, Trix è indispensabile. Qui ognuno lo è per tutti, tu lo sei per Filo, Filo lo è per noi e via dicendo. Tutto è una catena.» mi rispose Oscar fissandomi dritto negli occhi.

«E scommetto che Trix è indispensabile per te.» ironizzò subito Filippo facendo scoppiare una fragorosa risata ai Beraldi tranne a me che non capivo e a quell'Oscar.

«Vaffanculo Filo.» sbuffò il ragazzo dai capelli color carota.
«Non mi piace Trix, ha un carattere di merda e hai visto tu stesso come tratta le persone, chi mai le starebbe accanto?» aggiunse sbuffando ancora.

«Amico, ti sei ufficialmente fregato : qui nessuno ha tirato in ballo il fatto che lei ti piaccia o no quindi adesso ce ne hai dato la conferma, bravo Oscar.» fece notare Simons ridendo come un matto divertito.

Oscar arrossì per un attimo e poi se ne andò di sopra senza dire altro e tutti gli altri componenti del gruppo scoppiarono divertiti come se qualcuno avesse detto la battuta più esilarante di sempre.

«Adesso capisco come sei stato fregato da loro sul mio conto.» dissi poi voltandomi per Filippo.
«Non esattamente ma anche loro hanno contribuito.» mi rispose continuando a ridacchiare.
«Si ma adesso andiamo tutti in piscina, sto morendo di caldo.» disse d'un tratto Simons sfilandosi la maglietta e correndo per primo di tutti nel giardinetto con la grande piscina presente seguito poi da tutto il gruppo Filippo compreso.

Quella gang sembrava esser composta da duri e invece, di duro non avevano proprio niente perché tutti sembravano dei bambini, e la cosa mi faceva parecchia tenerezza perché dopo quella semplice scena, pensai che nessuno di loro avesse avuto l'affetto necessario in dolce età e difatti ne stavano risentendo da giovani. 

...



























Stray Heart. «Irama Plume»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora