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- Alexandra.- Poche volte ero riuscita a sorprendere mio padre, ma questa era una di quelle, lo capii da come pronunciò il mio nome. 
Alice mi guardava con gli occhi spalancati, il terrore era mischiato alla sorpresa.
- E' da un po' che non ci si sente, come stai?- Chiesi camminando verso la cucina, per poi fermarmi davanti alla finestra.
- Immagino che tu non mi abbia chiamato per sapere questo.- Schioccai la lingua sul palato.
- Hai ragione, non mi interessa minimamente di come stai.- Sospirai.
- Ti ho chiamato per informarti che Alice è riuscita a trovarmi.-
- Non ne dubitavo.- 
- Certo, certo.- lo interrompei. - Ad ogni modo ti volevo informare che non tornerò a casa questa settimana.- Mio padre rimase in silenzio. - Ma bensì tra un mese.- Lui scoppiò a ridere.
- Ehi, ragazzina, Alice non ti ha detto che se non torni a casa vengo a prenderti io?- Chiese minaccioso.
- Oh certo, Alice è stata molto esaustiva su ciò.- Pensai a quello che mia cugina mi aveva detto. -Uccidere tutti è un tuo tocco di classe, vero?- 
- Non scherzare con me. - Il cuore batteva veloce dentro al petto, sapevo benissimo di cosa mio padre fosse in grado, ma non potevo farmi vedere impaurita.
- Neppure tu. Sono cambiata e alle tue regole non ci sto più.- Risposi acida. - Ho detto un mese, ed un mese sarà.-
- Altrimenti?- Chiese divertito. Non mi prendeva sul serio.
- Altrimenti ti conviene prepararti per una guerra, perché la sposa non ci sarà più. -
- Un mese, non un giorno di più.- Riattaccai senza dire nient'altro. Lo stomaco in subbuglio e le mani che tremavano per l'adrenalina. Mai ero riuscita a tenergli testa, quella era la prima volta. 
Mia cugina era rimasta in ascolto tutto il tempo vicino alla porta , ed ora mi guardava preoccupata e con gli occhi lucidi.
Le passai il cellulare. - Avete vinto,tornerò a casa e sposerò chi volete. Non ne sei felice?. -
Alice scosse la testa. - Che tu ci creda o no, ho odiato questa situazione dall'inizio. Scegliere tra la libertà di mia cugina e la vita di centinaia di persone.- Lei si avvicinò e mi prese la mano. -Perdonami.- Le sorrisi timidamente. 
- La cosa giusta non sempre può piacere. - Lei mi sorrise di rimando, entrambe però avevamo un sorriso triste, il tipico un sorriso di sconfitta.

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