GOODBYE

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James si lavò il viso con dell'acqua fresca, lo strofinò con cura con un asciugamano pulito e poi si guardò allo specchio.

Quattro anni erano trascorsi in fretta, forse fin troppo velocemente, e ora si ritrovava ad essere un giovane di ventitré anni non molto diverso dal ragazzino di diciotto che era stato: lavorava ancora al bar della palestra, sempre in cucina perché la timidezza e la paura di interagire con le altre persone non lo avevano mai abbandonato, ed aveva ancora lo stesso fisico magro sempre ad un passo dall'anoressia che non sembrava essere intenzionata ad abbandonarlo, come una vecchia e scomoda presenza.

Non era ancora riuscito a distaccarsi dall'eroina e quello era il principale problema del suo peso: quando assumeva la droga si ritrovava completamente senza appetito ed inguirgitava a malapena qualche liquido ed uno yogurt, poi saliva sulla bilancia, scopriva di essere dimagrito in modo eccessivo e così fumava qualche spinello alla marijuana per ritrovare la fame; mangiava, si pesava di nuovo, scopriva di essere aumentato troppo per i suoi gusti ed il circolo vizioso ricomiciava, sempre nello stesso modo.

La relazione con Rumlow procedeva in modo sempre scostante: a volte andavano d'accordo, a volte litigavano furiosamente, a volte si tirano oggetti addosso ed altre volte James era costretto ad usare del fondotinta per nascondere i lividi sul viso e sulle braccia: non poteva presentarsi a lavoro in quelle condizioni perché sarebbe stato tempestato di domande e lo avrebbero sicuramente spinto a parlare; lui non voleva farlo perché, anche se Brock alzava le mani troppo spesso, poi facevano la pace rapidamente e spesso consisteva in una notte di sesso.

Bucky lo chiamava 'fare l'amore', Brock lo chiamava 'fare del buon sesso' ed a volte avevano litigato perfino per quel punto di vista così diverso: il più piccolo accusava il compagno di essere freddo e di non provare dei veri sentimenti ma solo dei bassi istinti animaleschi, mentre l'altro lo accusava di essere troppo sdolcinato e sentimentalista.

Una volta, dopo l'ennesima litigata, era arrivato a fare le valige e ad abbandonare l'appartamento: era resistito una sola settimana prima di ritornare a testa bassa, scusandosi, ricevendo un paio di schiaffi come punizione.

James uscì dal bagno e tornò in cucina per terminare di preparare alcuni panini: nella porta in legno c'era un piccolo oblò da cui si poteva vedere il bar ed una delle sale della palestra; si affacciò, alzandosi sulle punte, con la speranza di riuscire a vedere Rumlow e sorrise, contento come un bambino, quando riuscì finalmente ad individuarlo intento ad aiutare una ragazza con alcune flessioni.

Quasi quindici anni di droga, fumo e alcol non avevano intaccato minimamente la sua bellezza, a volte Bucky rimaneva senza fiato ad osservarlo, ed a trentadue anni doveva ancora raggiungere il suo massimo splendore: era bello, forte e poteva avere il mondo intero ai propri piedi semplicemente schioccando le dita.

Il sorriso si spense rapidamente quando lo vide appoggiare le mani sui fianchi della ragazza e sussurarle qualcosa all'orecchio destro, facendola arrossire e scoppiare a ridere allegramente; distolse lo sguardo bruscamente e tornò ad occuparsi dell'insalata da mettere dentro ai panini con fin troppa foga, riducendola quasi ad una poltiglia informa, come notò lo stesso Rumlow poco dopo, facendo un'incursione in cucina.

"Che cosa ti ha fatto di male quel povero ceppo di lattuga? Guarda come l'hai ridotta" commentò con un ghigno: aveva il volto sudato ed i capelli incollati alla fronte ed appariva ancora più sfacciatamente attraente, tanto che il castano si morse il labbro inferiore per combattere l'istinto di saltargli addosso e farsi possedere lì dentro, sopra al bancone su cui stava lavorando.

"Nulla, sto semplicemente pensando che sia la tua testa"

"Ahh, davvero? E perché la mia testa meriterebbe questo trattamento? Che cosa ti ho fatto?"

Back To Black; Winterbones AU (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora