La giornata di Lauren era appena iniziata e nonostante ciò, la sua agenda risultava già stracolma di impegni. La sua vita, da quando aveva intrapreso la strada della medicina, era molto cambiata, soprattutto per una questione di tempo. Erano anni ormai che non riusciva a prendersi un giorno di vacanza, spesso, non vedeva nemmeno i suoi genitori per mesi, se non in qualche incontro di lavoro. Non si lamentava, d'altronde aveva scelto lei di seguire la sua passione e trasformarla in un qualcosa che potesse anche procurarle guadagno, che di certo, nel suo caso, non era minimo.Quando però i suoi amici, i pochi che aveva, durante le serate in cui riusciva ad uscire con loro, le raccontavano tutte le avventure, le storie, gli aneddoti che avevano vissuto negli innumerevoli viaggi che facevano, un po' le saliva la nostalgia. Anche Lauren viaggiava e molto, praticamente visitava un paese diverso quasi ogni mese, ma era soltanto lavoro. Nulla di più. Arrivava in albergo, teneva la conferenza e ripartiva, senza mai sapere niente di ciò che aveva intorno. Invece a lei sarebbe piaciuto scoprire, vedere, immergersi nelle diverse culture in cui veniva catapultata. Sin da piccola aveva sempre avuto un animo curioso, era piena di domande a cui avrebbe voluto avere sempre una risposta. Non le piaceva rimanere ferma nelle proprie conoscenze, ma aggiungerne sempre di nuove.
Il fatto era che passava quasi tutto il giorno tra quelle quattro mura assettiche dell' ospedale, che a volte, potevano diventare anche un po' soffocanti. Per questo, si obbligava a prendersi dei piccoli ritagli di tempo, che potevano durare anche soltanto cinque minuti, dove si rinchiudeva nella prima stanza vuota che riusciva a trovare ed ascoltava il silenzio nella sua più profonda quiete. Era come se quel momento la rigenerasse e portasse via tutto lo stress e le cose brutte che aveva dovuto affrontare fino a lì: un'operazione non riuscita, il comunicare una diagnosi non piacevole ad un paziente, la morte di qualcuno. Tutto ciò era pesante da sopportare ma nel corso degli anni, aveva imparato a gestirlo.
Dopo aver indossato il necessario, diede inizio alla sua giornata, con il primo dei casi più urgenti che le erano stati appena sottoposti. Non appena arrivò in pronto soccorso, fu invasa dal caos che in quel posto non mancava mai. Era uno degli ambienti più rumorosi ed affollati che un ospedale potesse mai tenere: persone preoccupate che chiedevano insistentemente informazioni sui propri cari, medici che correvano da un letto all' altro cercando di trovare la migliore diagnosi possibile, pazienti meno gravi, lasciati sul letto ad aspettare il proprio turno per ore e ore, barelle che attraversavano i corridoi di fretta senza nemmeno prestare attenzione a chi ci fosse intorno.
Da questo punto di vista, Lauren odiava gli ospedali, ma soprattutto odiava la poco organizzazione ed efficienza che davano alle persone malate. Ne aveva parlato spesso con sua madre di questo argomento, visto che era proprio lei, una di quelle persone che sarebbero state in grado di cambiare qualcosa. Ma purtroppo non era mai successo nulla, la madre le diceva sempre che da sola, non avrebbe potuto fare molto e che per gli altri, questa, non era una delle cose principali da risolvere. In sostanza, tra le righe, le voleva dire che i soldi non erano sufficienti e che ognuno, pensava soltanto al suo portafoglio. Non era giusto e Lauren lo sapeva bene. Per questo, alla prima occasione che le sarebbe capitata sotto mano, era decisa di fare qualcosa di utile.
"Mel? Il dottor Sawyer mi è venuto a chiamare poco fa per un consulto ma non lo vedo qui in pronto soccorso. Sai qual è il paziente che devo visitare?" - domandò alla donna -
Mel, diminutivo di Melissa, era una delle infermiere più anziane e con più esperienza che lavoravano all'interno dell ospedale, tanto che fu lei stessa a far nascere proprio Lauren, che la considerava quasi come una seconda mamma. Aveva lavorato spesso con lei nel suo reparto ed era sempre stata una delle uniche persone con cui Lauren si era trovata davvero bene. Sapeva il fatto suo e dava sempre il massimo in ogni cosa che faceva. Ora l'avevano collocata al triage del pronto soccorso, uno dei posti più stressanti ed impegnativi in cui stare.
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Last Chance
RandomLauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tra le mani gli interventi più complicati ed impegnativi della storia della medicina con una percentuale di successo del 100%. Ha vinto premi...