Capitolo 22

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PUNTO DI VISTA SCONOSCIUTO

"Le hai parlato?" - chiese la donna, versandosi un bicchiere di whisky -

"Si!" - rispose intimidito l'uomo -

" E? Ti vuoi dare una svegliata? Non ho tempo da perdere!" - sbatté il recipiente di vetro sopra al tavolino, rischiando di romperlo -

"E, forse ho esagerato un po'!" - serrò gli occhi l'uomo, aspettandosi il peggio -

La rabbia della donna si trasformò in frustrazione per essersi scelta dei collaboratori così incompetenti. Era solita fare sempre il lavoro in prima persona, ma questa volta non poteva, doveva mantenere una certa distanza e segretezza per non rovinare tutto. Si affacciò all' enorme vetrata del suo ufficio che mostrava il fantastico panorama della città newyorkese vista dall'alto: centinaia di luci mescolate insieme producevano un effetto ottico strano. I passanti, sembravano dei minuscoli puntini neri che si muovevano su e giù. Le macchine, dei rettangoli colorati che sfrecciavano sull'asfalto nero. Lo skyline di Manhattan le aveva sempre donato un senso di tranquillità, forse perché amava guardarlo al tramonto, quando il sole scendeva ed il cielo si colorava di arancione.

"Dovevi fare una cosa! UNA!" - alzò il tono di voce - " Giuro che se hai rovinato tutto, ti spedirò così lontano, che non vedrai essere umano neanche con il binocolo!" - lo minacciò, riprendendo la sua posizione sulla sedia di pelle girevole -

" La prego, posso rimediare. Le parlerò di nuovo, stavolta tenendo a freno i miei istinti. Mi dia un'altra possibilità, giuro che non la deluderò!" - la supplicò quasi balbettando -

"Ho studiato questo piano per mesi: ogni singolo dettaglio, ogni singola mossa sono stati creati con astuzia ed intelligenza! Quella che evidentemente tu non hai!" - la donna serrò con forza il suo computer portatile -

"Ma lo sa che può fidarsi di me, non commetterò più nessuno sbaglio, lei, io, non.." - l'uomo iniziò evidentemente a sudare, tanto che alcune gocce bagnate, gli scendevano dalla fronte -

"Ne ho abbastanza!" - urlò così forte che il suo interlocutore, balzò spaventato sulla sedia -
" Non mi interessano le storie sulla tua incompetenza. Devi rimediare ed anche subito!" - lo prese per il colletto della camicia - " E guardami bene negli occhi, nel caso tu ancora non abbia capito con chi hai a che fare.."

In quel momento, il signore seduto su quella sedia, si trovava in totale sottomissione. Non gli era permesso parlare, non poteva muoversi, doveva solo ascoltare attentamente. La camicia azzurra a righe che indossava, era piena di aloni di sudore, provocati dalla paura che quella donna gli incuteva. Si conoscevano da poche settimane, eppure, sembrava completamente terrorizzato. Era come se lo sguardo di lei, lo ipnotizzasse, rendendolo immobile. Fortunatamente si collocava su quella scomoda seggiola, altrimenti le gambe gli avrebbero già ceduto molto tempo fa. Non riusciva nemmeno a deglutire da quanto la saliva si fosse pienamente azzerata.

"Non commetterò più nessun errore, mi dica solo cosa devo fare ora!" - balbettò, trovandosi a pochi centimetri da quel viso così furioso e glaciale -

"Sarà meglio per te tesoro.." - la donna sfiorò con il suo indice le spalle dell'uomo - "sai che per me vali quanto un due di picche e non ci metto nulla a sostituirti. Chiunque vorrebbe lavorare per me, quindi ascoltami attentamente..." - lo girò, mettendo le braccia sui poggioli della sedia, rendendogli impossibile qualche movimento -

In quell esatto istante, la suoneria del cellulare della donna interruppe la conversazione con il suo tono stridulo e tutto uguale. Sorrise sarcasticamente quando vide quel tizio sospirare, come se fosse appena scampato ad un'immensa tragedia. Sullo schermo, comparve il nome di una delle sue più fidate collaboratrici, con cui lavorava ormai da anni.

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