Capitolo 9

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Nonostante Camila fosse rientrata tardi a casa e fosse davvero stanca, quella notte non era riuscita a chiudere occhio. Troppi i pensieri che le impedirono di addormentarsi e non fissare il muro fino al mattino, quando la sveglia iniziò a suonare, ma lei era già in piedi, pronta per essere al lavoro prima di tutti. Doveva parlare assolutamente con la dottoressa Jauregui e spiegarle ciò che era successo la sera prima. In realtà non sapeva nemmeno da dove cominciare, ma si era detta che avrebbe trovato le parole al momento giusto.

Non fece neanche colazione da quanto aveva lo stomaco chiuso, era così in ansia che sua madre appena l'aveva raggiunta in cucina, se ne accorse immediatamente.

"Tesoro? Stai tranquilla, ormai ce l hai fatta. Ora devi dimostrare soltanto quello che sai fare." - le disse la donna versandosi il suo caffè -

Sua madre era ignara di tutto quello che era accaduto, d'altronde Camila non le aveva mai raccontato nulla della sua vita privata. Molto spesso capitava che lei le facesse delle domande, curiosa di sapere qualcosa in più. Camila però rimaneva sempre vaga, non le andava piú di confidarsi con lei, non dopo com'era andata l'ultima volta che le aveva detto che le piacevano le donne.

I suoi genitori erano all' antica e non l'avevano mai capita da quel punto di vista. Avevano sempre e solo conosciuto un solo tipo di relazione, quella tradizionale tra uomo e donna, quella che per tutti, veniva considerata normale.

Camila aveva provato tante volte ad autoconvincersi, a reprimere quelle sensazioni che sentiva ogni volta che aveva vicino una ragazza che le piaceva, ma non ci era mai riuscita. Nonostante tutti i suoi sforzi, era stata attratta sempre e solo dalle donne, anche dopo aver dato un bacio ad un ragazzo ed aver rischiato di andare oltre con lui, soltanto per la paura di essere diversa.

Questa paura l'aveva perseguitata per parecchi anni durante il liceo, soprattutto quando vedeva le sue compagne parlare e fantasticare sempre e solo con i maschi. Sì sentiva fuori posto, sbagliata, come se le emozioni che stava provando, fossero qualcosa da reprimere e nascondere.

Poi un giorno, conobbe una ragazza, trasferitasi nella sua scuola da poco, che le fece cambiare tutte le sue convinzioni, facendola sentire libera e senza barriere. Con lei passò i giorni più belli della sua vita, Camila frequentava la seconda liceo mentre questa ragazza, era un po' più grande, quasi sul punto di diplomarsi. Passarono insieme quasi tutti i pomeriggi, spesi sul divano tra baci e coccole a guardare film. Credeva di essersi innamorata per la prima volta e forse lo era stata davvero. Finché un giorno, poco prima della fine dell' anno, senza nemmeno avvisarla, se ne andò e da quel momento, non seppe più nulla di lei. Ancora oggi, non era al corrente del motivo della sua dipartita.

Promise a sé stessa di non innamorarsi mai più di nessuno e perse la fiducia in tutte le persone che erano solite avvicinarsi a lei. Ci era rimasta troppo male per imbarcarsi in qualcosa, che tanto, era convinta finisse alla stesso modo. Così incominciò a concentrarsi solamente sullo studio, non uscendo quasi più di casa, se non per quelle volte che Dinah la costringeva a farlo.

" Non è per quello che sei agitata vero?" - sua madre avvicinò lo sgabello al suo -

Sua madre, per quanto cercasse di negarlo, la conosceva meglio di chiunque altro al mondo ed anche da un semplice sguardo, riusciva a capire che qualcosa non andava. Camila sapeva però che se anche le avesse rivelato del bacio con il suo capo, la sua reazione non sarebbe stata certamente una delle più comprensive e non aveva voglia in quel momento, di sentirsi giudicata ed osservata con occhi diversi, così, trovò la prima scusa utile.

" Ma no mamma è solo che sono molto stanca e non ho dormito bene, ora prendo un caffè e si risolve tutto.."
- afferrò la tazza più grande che aveva trovato e la riempì -

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