LA STESSA NOTTE
"Cioè tu abiti qui? In questo enorme grattacielo a Manhattan?" - esclamò esterefatta Camila di fronte a quell'enorme edificio -
"Ti vedo sorpresa. Dove pensavi abitassi? In una capanna nei boschi dove praticare la mia magia nera?" - scherzò Lauren, provocando un sorriso sul volto della cubana -
"Buonasera signorina Jauregui, ha fatto tardi stasera! Vuole che le ordino qualcosa da mangiare?"
Camila si fermò ad osservare quell uomo di mezza età in divisa, così gentile e disponibile che gli aveva aperto anche il portone poco prima. Aveva una faccia buona, come quella di sua padre, che si vedeva non avrebbe fatto male ad una mosca.
"No Alfred ti ringrazio ho già mangiato! Lei è Camila, un'amica..." - la cubana si voltò verso il suo capo dopo quell'affermazione e lei alzò le spalle sorridendo -
"Piacere di conoscerla signorina Camila. Benvenuta!" - le porse la mano, ricoperta da un guanto bianco e le gliela strinse -
La cubana però era ancora meravigliata dall'ambiente in cui si trovava: non aveva mai visto così tanto lusso in vita sua. Quando passava per Manhattan da piccola, aveva sempre sognato un giorno, di entrare in uno di questi edifici, immaginandoli come dei castelli delle principesse, enormi e sfarzosi. Non si era sbagliata poi di molto, già l'ascensore che portava ai piani superiori, sembrava essere uscito da un palazzo reale.
"Dovrai pagare una fortuna per abitare qui dentro.." - disse Camila -
"I soldi per me non sono mai stati un problema.." - affermò, vedendo che la cubana subito cambiò espressione -
"Beata te!" - sorrise debilmente -
"Scusa, non volevo dire..." - Camila scosse la testa -
"Non importa davvero. Non voglio che mi tratti in modo diverso perché hai saputo dei problemi economici della mia famiglia. Ce la siamo sempre cavata, lo faremo anche questa volta!" - la rassicurò la cubana -
"Benvenuta nel mio regno!" - esclamò Lauren non appena varcarono la porta del suo appartamento -
Tutto era in perfetto ordine. Nulla sembrava essere fuori posto. All'ingresso, un enorme tappeto color turchese occupava gran parte del salotto, coprendo il pavimento in parquè di legno marrone scuro. Un finto caminetto rivestito in pietra viva riscaldava l'ambiente, rendendolo più accogliente. Al centro della stanza un tavolino di vetro rettangolare su cui era poggiato un vaso di gelsomini bianchi, divideva la poltrona dal divano a sei posti orientato verso l'enorme vetrata da cui si poteva ammirare direttamente a pochi passi l'Empire State Building e tutta New York. Nell'angolo, un bellissimo pianoforte a coda Yamaha completava l'arredamento. La cucina, collegata al salotto, era moderna e completa di ogni elettrodomestico all'ultima moda, sembrava però essere stata vissuta molto poco in quanto tutto era ancora nuovo.
" Sai suonare?" - la cubana domandò riferendosi al piano -
"Mh non molto, le cose basilari. Era già compreso nell arredamento quando ho comprato la casa quindi l'ho lasciato lì" - rispose la corvina, versandosi dell'acqua fredda presa dal frigo - "Ne vuoi un po'?"
"No grazie! Posso?" - chiese Camila, accomodandosi sul sedile del pianoforte -
"Certo! Almeno qualcuno ogni tanto lo usa!"
La cubana fece un respiro profondo e posò con delicatezza le dita su quei lucidi tasti bianchi e neri. Inclinò leggermente la testa come se in quel modo riuscisse a sentire meglio le note che formavano la melodia ed iniziò a suonare. Le sua mani scorrevano come se fossero state guidate dall'alto, producendo un'armonia di suoni piacevoli all'udito. Lauren la guardò rapita, non aspettandosi minimamente questo suo talento. Camila sembrava immersa, aveva addirittura chiuso gli occhi per far sì che la musica la coinvolgesse del tutto. Quando terminò, sul suo volto comparve un sorriso spontaneo come se quei pochi minuti, l'avessero resa felice.
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Last Chance
RandomLauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tra le mani gli interventi più complicati ed impegnativi della storia della medicina con una percentuale di successo del 100%. Ha vinto premi...