Capitolo 44

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LISBONA ORE 14:30

"Questa posto è meraviglioso" - sospirò sottovoce Camila scorgendo i primi angoli di città dalla finestra della sua camera d'albergo -

La cubana guardava ammirata quei colori, quelle luci, quegli odori e quelle persone così differenti dal posto in cui era sempre vissuta, che non le sembravano quasi reali. Non era mai stata fuori dal paese, se non naturalmente per entrarci quando era ancora una bambina e con le sue valige, aveva lasciato Cuba. Non ricordava quasi niente di Havana, se non il calore che la gente trasmetteva. Nonostante fosse una città molto popolata, tutti aiutavano tutti, anche con un semplice sorriso che non guastava mai. Lisbona, in qualche modo la faceva tornare allae sue origini, riportandola a dei pensieri, a lei molto cari.

L'albergo in cui alloggiavano era uno dei più belli e grandi della città: la stanza della cubana era situata al dodicesimo piano e risultava essere, una delle più grandi della struttura. Possedeva infatti un enorme letto a baldacchino con due tende bianche che penzolavano ai lati e degli enormi cuscini blu, poggiati proprio al centro del materasso. Il pavimento, in parquet marrone lucido, era parzialmente ricoperto da un tappeto in fantasia che richiamava i colori del letto. Ai fianchi, due comodini in legno con sopra delle candele profumate. Al centro della stanza un tavolo rotondo in vetro con alcuni regali di benvenuto. La finestra, posta di fronte al letto, le dava una vista dell'intera città, godendosi un fantastico panorama.

Camila non era mai stata in un hotel così lussuoso, non se lo sarebba mai potuta permettere, infatti si era ripromessa di godersi ogni istante lì dentro, nonostante fosse in un mare di problemi. Si lasciò andare di peso sul letto, cadendo sull imbottitura soffice del piumino che ricopriva le lenzuola. Un'ondata di profumo di bucato fresco, le invase le narici e la fece sentire per un attimo libera. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi fino a che il suo cellulare non iniziò a squillare. In quell istante avrebbe voluto dimenticarsi del mondo, non farsi più trovare da nessuno e cancellare ogni possibile collegamento a lei. Poi pensò che poteva essere sua madre, preoccupata che ancora non l'avesse chiamata al suo arrivo nella città lusitana.

"Mamma? Si, tutto bene, scusami ma non ho avuto tempo per chiamarti prima, sono appena arrivata in albergo. Si mamma, si starò attenta, no mamma, si mangerò, mamma ti prego, ho quasi venticinque anni, so cavarmela..." - sospirò, asfissiata dalle attenzioni della madre -

Mentre fingeva di sentire le sue parole, troppo stanca per starla ad ascoltare, qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

"Mamma devo andare ora, c'è qualcuno alla porta, ci sentiamo presto. Dai un bacio a Sofia " - chiuse la chiamata ed andò ad aprire -

"Ciao..." - le disse lievemente la donna davanti a lei -

"Lauren?" - esclamò sorpresa - " è successo qualcosa?" - domandò, non aspettandosi di trovarsela davanti -

" Lo chiedo a te. Non hai proferito parola in aereo, ti sei sentita male, sembri sempre in ansia, mi tratti con freddezza, che ti succede?" - chiese la corvina, incrociando le braccia al petto -

" E come dovrei trattarti? Penso che dopo quello che hai fatto, un po' ci stia no?" - le rispose, rimanendo sulle sue -

"Pensavo l'avessimo superato e messo in chiaro le cose...," - controbattè la corvina posandosi sullo stipite della porta -

"Quali cose? Che la tua fidanzata è così gelosa ed insicura e se la viene a prendere con me? A proposito, cerca di tenerla a bada, che non ho voglia di litigare come una dodicenne..." - sbuffò la cubana, rientrando in camera -

" Ah certo, vogliamo parlare della tua di fidanzata, che vuole a tutti i costi rovinarmi?" - disse acida Lauren -

"Scusa? Io non ho alcuna fidanzata e se ti riferisci a Lucy, non puoi nemmeno immaginare..." - scosse la testa la cubana -

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