Capitolo 14

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Erano le sette in punto e Camila si trovava già in cucina a bere la sua tazza di caffè, che questa mattina, non aveva minimamente diluito con un po' di latte. Lo voleva forte, le serviva forte. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, ripensando a quella proposta indecente che il capo del locale in cui lavorava, le aveva fatto la sera precedente.

Ci stava ancora pensando solo per il fattore economico, quel "guadagnerai il triplo" non le era rimasto indifferente, non ora, che aveva bisogno di soldi in quanto a breve, avrebbe dovuto saltare qualche turno al locale per rimanere in ospedale.

L'idea di dover scoprire parte del suo corpo per dare piacere a degli sconosciuti, le faceva ribrezzo, non era mai stata una persona molto estroversa o spigliata, basti pensare che, all'ora di educazione fisica al liceo, si cambiava in una stanza a parte, perchè si vergognava. Guardandola ora e vedebdo come si era comportata con Lauren, si sarebbe potuta definire tutto, tranne che introversa, ma con la dottoress Jauregui, sembrava essere tutto differente.

All improvviso sentì la maglietta del pigiama essere tirata dal basso, guardò giù e vide la sua sorellina chiedere la sua attenzione. Aveva la faccia assonnata ed i capelli neri tutti arruffati, sembrava quasi una caricatura. Teneva stretto a sè il suo peluche preferito, che suo padre le aveva regalato dopo averlo vinto ad una bancarella al parco giochi. Non se ne liberava mai, senza, non riusciva a dormire.

" Hey, Sofi! Che ci fai qui a quest'ora?" - le domandò la cubana, mettendola sulle sue ginocchia -

"Non riesco a dormire. Mi fa male la testa!" - si lamentò la piccola, posando la fronte sulla spalla di Camila -

"Fammi sentire qui!" - la più grande posò le sue labbra per sentire se fosse calda - "Non mi sembra che tu abbia la febbre piccola.." - confermò Camila -

"E' la mia malattia. Quando è che riuscirai a curarmi Mila? Io voglio stare bene, come tutti gli altri bambini.." - Sofia mise il broncio -

Quando la sorella le diceva così, Camila perdeva un pezzetto di cuore. Non poteva vedere quella bambina a cui voleva un bene infinito, stare male e non poterla aiutare in alcun modo. Era piccola e meritava di essere felice come ogni altro suo coetaneo. Sofia era forte, combatteva ogni giorno, ma a volte, come ogni essere umano, anche lei perdeva tutte le sue speranze. Così rimaneva in silenzio e cercava di donarle tutto l'amore di cui era capace.

"Che hai fatto al braccio piccola?" - Camila notò dei lividi viola sul braccio sinistro -

"E' successo ieri, mentre giocavo a palla con mamma. Il mio braccio non voleva alzarsi e la palla continuava a cadere, così mi sono arrabbiata e l'ho preso a pugni.." - spiegò la sorella -

Camila rimase esterefatta dalle parole della bambina. Sua madre non le aveva detto nulla sull'episodio, forse perchè era tornata tardi e tutti erano già a letto. Quei lividi erano la prova di quanto Sofia stesse soffrendo e non potesse più venire a capo di tutti i sintomi che ogni giorno, la tormentavano, non lasciandola vivere serenamente.

"Tesoro, non va bene che tu faccia questo." - la cubana accarezzò il piccolo braccio della sorella - "Vedi? Poi ti escono queste botte che ti fanno male ed il braccio non puoi più alzarlo davvero! Quando senti che non riesci a muoverlo, devi fermarti un po e massaggiarlo, in questo modo. La stessa cosa la puoi fare con la testa..."

Camila provò a darle delle soavi carezze, convincendola che soltanto con quelle, qualcosa sarebbe potuto cambiare. In realtà, il problema era assolutamente neurologico: il cervello non dava gli imput giusti ai suoi muscoli, che conseguentemente, non rispondevano ed il braccio non si muoveva.

"Puoi farmelo sempre tu? Mi sento meglio se ci sei tu qui accanto a me" - esclamò la bambina, accoccolandosi su di lei -

"Facciamo così Sofi: se per caso ti senti tanto male o ti viene voglia ancora di farti queste brutte botte, questo.." - prese una penna ed un foglietto - " è il mio numero di cellulare. Lo terrò sempre acceso d'ora in poi per te. Se hai bisogno basta che mi chiami ed io cercherò di aiutarti il prima possibile. Soltanto però se è una cosa molto grave, altrimenti appena torno a casa, sarò subito da te. Ci stai?" - cercò di stipulare un patto -

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