VOLUME 3: se - CAPITOLO 11

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ATTENZIONE: contenuto esplicito.

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Ascoltavo la sua voce roca, mentre continuava a giocherellare con il mio davanti e stillavo tremando quel liquido bianco. Non potevo muovere le gambe. Quella zona privata in mezzo era totalmente esposta, già completamente umida, mentre lui la ispezionava senza ostacoli.

Non avevo l'energia di oppormi: piagnucolavo e gemevo, sperando che potesse farla finita in fretta.

Alla fine, come al solito non fece quello che aveva promesso, di essere rapido. Mi ero già bagnato due volte l'addome, eppure lui non aveva intenzione di fermarsi. Cominciai a lottare disperatamente, dicendo che non ce la facevo più, ma lui mi girò faccia a faccia ed entrò di nuovo.

Non c'era modo di reagire, potetti solo afferrare le sue spalle per impedirmi di cadere all'indietro, mantenendo la posizione e sopportando quel ritmo che aveva già prosciugato quello che restava delle mie energie. Caddi sui suoi fianchi, incapace di immaginare l'impatto, con la sensazione di perdere conoscenza.

Mi afferrò con forza e iniziò a baciarmi. La sua lingua vagava suo mio petto, continuando a leccare quella cicatrice che non era mai scomparsa, succhiandola ripetutamente, baciandola fino a paralizzarmi completamente.

Mi penetrò con forza e a fondo quella parte che era già tornata di nuovo umida. Non potevo oppormi, né riuscivo ad esprimere con gemiti la mia sofferenza, ma sentivo dolore a ogni spinta.

Anche quando arrivarono gli spasmi mi sentii come se stessi per collassare. Aspettai che finalmente si fermasse, uscisse lentamente, poi pensai di essere in salvo.

Respiravo debolmente, accettando i suoi baci gentili e umidi, ascoltandolo mentre mi chiedeva: "Hai sofferto molto?" Mi affrettai ad annuire quasi fino a farmi cadere la testa, al che lui mi girò.

"In questa posizione riuscirai a rilassarti di più..."

Non riuscii neanche a prendere un respiro. Lottavo per oppormi, ma anche stringere le gambe era inutile. Lui mi fece alzare i fianchi, poi mi premette giù da dietro. Quella zona privata, che era stata così esposta, era completamente umida, il varco che era stato ripetutamente aperto era intorpidito al punto che non si chiudeva più, quindi era facile per lui entrare di nuovo dentro.

Con quel corpo surriscaldato premuto sulla schiena, quasi non riuscivo a respirare. Per fortuna, dopo essersi mosso poche volte, vide che non riuscivo a emettere suoni ed ero immobile, come se stessi per morire, quindi finalmente mi afferrò per le braccia e mi sollevò.

Feci un sospiro di sollievo, ma colse l'occasione per fare un movimento più profondo, facendomi quasi soffocare.

Con la parte inferiore del corpo sempre compressa, incapace di muoversi, quell'oggetto forte e caldo che spingeva dentro quasi consumò il mio intestino.

Ovviamente era solo la sensazione di quella brutale frizione, avevo solamente l'illusione di stare rompendomi, ma ero davvero preoccupato. Eppure potevo solo piagnucolare e singhiozzare in maniera indecente, senza neanche la forza di dirgli di fermarsi.

Soltanto dopo essere stato torturato fino a notte fonda, riuscii a sentire il mio corpo libero e svuotato.

Mi sentivo sempre confuso, stretto tra le sue braccia mentre mi toccava ripetutamente il viso per confortarmi, eppure ancora incapace di tornare completamente cosciente.

Attaccato al suo petto, sentivo solo vagamente i battiti del suo cuore, ma non riuscivo a capire cosa mi diceva, poi lentamente persi conoscenza.

*****

Quando mi svegliai, la mia prima reazione fu: sono ancora capace di svegliarmi.

Mi sentivo frastornato, con la testa pesante. Comunque, in confronto all'indolenzimento del mio corpo, quello non era niente. Non potevo muovere le gambe neanche se lo volevo. In quello stato di trance, pensai che la parte inferiore del mio corpo fosse rimasta paralizzata.

"Ti sei svegliato?" La persona che mi stava abbracciando avvicinò il viso, sfregandolo contro la mia guancia. "Hai dormito molto..."

Borbottai qualcosa, ma ero un po' arrabbiato e non volevo dire niente.

Anche se mi andava bene che mi prendesse, anzi, non vedevo l'ora che lo facesse, era stato troppo irruento. Aveva esagerato e non si era preso abbastanza cura di questo vecchio.

"Come stai? Ancora molto stanco?" Mi guardò in quello stato miserabile, incapace di muovermi, e strinse di più le braccia, mentre mi baciava la fronte. "Anche per me è stata la prima volta in tutto questo anno, quindi è normale che abbia perso il controllo."

La mattina dopo aver fatto l'amore mi arrabbiavo per queste questioni fisiche: ero davvero ottuso. Pensavo che non avrei dovuto essere così calcolatore, quindi mormorai: "Sii un po' più delicato: mi fanno molto male i fianchi, ieri sei stato troppo irruento."

Piuttosto che dire che si tratta di affetto, perché non dire semplicemente che si tratta di riscuotere un debito?

"Chi ti ha detto di provocarmi!?" Aumentò ancora la forza nelle braccia. Io riuscii a sentire il suono delle mie ossa che si rompevano. "Sapevi che stavo soffrendo, ma hai comunque pronunciato quelle parole facendomi arrabbiare, volevo davvero ucciderti."

In effetti mi hai quasi ucciso. Pensai, miseramente.

Mentre mi massaggiava fino a ridurmi a pezzi, cercai debolmente di difendermi: "Che sono brutto è un fatto, non è che non mi hai mai visto prima."

"Ti ho visto, e ti ho anche assaggiato così tante volte." All'improvviso sollevò la coperta, dandomi un grosso morso su un fianco. "Mi sembra tutto bello e anche saporito...."

Dalla sua bocca, che non era mai stata brava con le parole, usciva all'improvviso una frase così piena d'amore. La sua abilità di uccidermi era troppo grande: il mio viso arrossì immediatamente, il mio sangue defluì e mi si bloccò la lingua, non sapevo cosa dire.

Poi mi leccò la parte interna della coscia: "Questa parte è la più deliziosa."

La mia vecchia faccia non riusciva davvero a sopportare un test del genere, bolliva cercando di resistere al calore. Gli spinsi via in fretta la testa: "No- non dire assurdità."

"Se vuoi mangiare di nuovo, che ne dici di adesso?"

"No, non posso." Mi impappinai, mentre usavo un braccio per impedirgli di avvicinarsi. "Smettila di scherzare..."

I nostri corpi si sovrapposero di nuovo. La sensazione della sua erezione mi fece drizzare i peli sulla schiena.

"Ehi!"

"Non vuoi?"

"Sono un vecchio..."

"Allora baciamoci e basta."

"Aspetta, aspetta un attimo." Sospirai per il sollievo e mi girai per schivarlo. "Non mi sono lavato i denti..."

Invecchiando il corpo non era più un granché, non come prima: se avesse sentito un cattivo odore dentro la mia bocca, l'atmosfera sarebbe stata completamente rovinata.

"Lavarti per cosa?" Mi afferrò il mento in modo per niente educato e si avvicinò per baciarmi con forza.

Pensai che se si fossero solo toccate le nostre labbra, allora non sarebbe stato un problema. Ma la sua lingua sgusciò dentro. Mi baciò fino a confondermi, sentivo che bastava il sapore caldo del suo respiro a paralizzare qualcuno e mi dimenticai persino di tutto il mio nervosismo.

A Round Trip to LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora