VOLUME 1: la lunga strada verso casa - CAPITOLO 22

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Il letto era un po' troppo duro per essere considerato comodo, e la coperta che era avvolta intorno a me non aveva il solito profumo di erba. Piuttosto, emanava il debole odore di una persona pigra che non si era preoccupata di lavarla o arieggiarla per un paio di anni. I poster caoticamente appesi alle pareti non erano i miei, così come non lo erano le tende, che non avevano quel disegno a griglia azzurra che mi era familiare.

Non era la mia stanza. Però mi sembrava stranamente conosciuta.

Mi mancavano le energie per cercare di scoprire chi fosse il proprietario di quella stanza che sembrava non fosse stata pulita da almeno una settimana: potevo solo sperare che la persona che stava aprendo la porta non fosse Qin Lang.

Anche se il giramento di testa doveva ancora dissiparsi, mi era comunque chiaro come il sole che la notte precedente lo avevo fatto con Qin Lang in macchina.

Mi vergognavo troppo anche solo a rivederlo, per non parlare del fatto che avrei dovuto spiegare perché gli ero saltato addosso così, dal nulla. Dio, ti prego, non mi obbligare a dover saltare dalla finestra!

La persona che si era avvicinata mi strappò via con la forza la coperta che stavo usando per nascondermi.

Grazie a Dio queste azioni così brusche non possono appartenere a Qin Lang!

"È già pomeriggio e ancora non vuoi svegliarti? Sbrigati, alzati subito!

Stupefatto, mi sedetti e osservai l'espressione orribile sulla faccia che apparteneva a... Yi Chen.

"Perché... sei qui? Ehm... Dov'è Qin Lang?"

Yi Chen era ovviamente arrabbiato. "Non dirmi che ti aspettavi di svegliarti nel letto di quel playboy?"

Abbassai gli occhi: non osai emettere neanche un suono, limitandomi ad afferrare le coperte.

"Fratello, tu e quella persona avete... " Yi Chen fece un profondo respiro prima di continuare. "Ti ha preso con la forza, giusto?"

"Non è così." Risposi con la testa ancora bassa. "Sono io che l'ho sedotto."

Yi Chen esplose con furia. "Cos'hai che non va?! Non ne hai abbastanza di spassartela?! Non innamorarti stupidamente di un dongiovanni del genere!"

"Mi tratta bene."

"Tratta bene chiunque, basta che non se ne sia stancato."

"Come ti pare." Risposi seccamente mentre stendevo con violenza le coperte disordinate. "Al massimo mi butterà via quando avrà finito di divertirsi, non è che non sia mai stato scaricato prima. Ci sono abituato."

"Quando è che sei diventato così..." Yi Chen era sull'orlo di perdere la testa. Potevo intuire che desiderava avere un coltello in ogni mano. "Mamma e papà si infurierebbero se scoprissero che stai di nuovo con un ragazzo."

"Davvero pensate ancora che potrei finire con una donna?"

"Trovi le donne veramente così intollerabili? Te la sei passata piuttosto bene negli ultimi anni, quindi pensavamo che fossi più o meno guarito dalla tua malattia e che potessi finalmente sposarti e avere dei figli..."

Scoppiai a ridere, calmandomi solo quando notai l'espressione confusa e sbalordita di Yi Chen.

"La mia malattia non può essere curata." Lo guardai. "Yi Chen, ti ricordi ancora di Lu Feng?"

Yi Chen cercò di evitare il mio sguardo.

"Si sta per sposare." Sogghignai. "Fantastico, vero? Lui è guarito da questa malattia e si è addirittura trovato una moglie. Voi sperate che farò come lui e vivrò una vita normale, giusto? Beh, peccato. Io non ho la capacità di curarmi così efficacemente. Per tutta la vita sarò solo interessato agli uomini. Sai perché? Perché non puoi curare l'omosessualità, quindi rinunciate a quell'idea."

Scesi dal letto e indossai vestiti e scarpe. "Yi Chen, se ti senti in imbarazzo a causa del tuo fratello gay, puoi semplicemente far finta di essere l'unico figlio della famiglia Cheng."

Yi Chen non venne a ricercarmi successivamente. Potevo comprendere la sua rabbia e la sua delusione, soprattutto perché avevo detto cose che lo avevano ferito. Quello che non realizzava è che lui mi aveva ferito nello stesso modo.

Che c'è di sbagliato nell'amare qualcuno dello stesso sesso? Tutto quello che voglio è una persona che mi ami per quello che sono, che c'è di male?

Continuai a evitare Qin Lang per paura che l'atmosfera tra di noi si facesse imbarazzante. Essendo amico di Yi Chen, non poteva essere gay, quindi quello che aveva fatto con me quella volta... era soprattutto colpa mia.

Comunque alla fine fu lui a chiamarmi per vederci. Ci incontrammo un pomeriggio tardi in un caffè vuoto e ci sedemmo vicino alla finestra. Il sole che splendeva luminoso in quel pomeriggio invernale investiva completamente il nostro tavolo, rendendo l'atmosfera calda: un netto contrasto con la nostra inquietudine mentre sedevamo l'uno di fronte all'altro.

Il suo nervosismo era evidente. E io non ero da meno, mentre mi tenevo occupato giocherellando con un bicchiere d'acqua.

"Yi Chen..." Mi chiamò delicatamente. Finalmente aveva aperto la bocca per parlare.

Non osavo guardarlo negli occhi, quindi alzai solo leggermente la testa per fargli capire che stavo ascoltando.

"Quella notte... l'ho fatto con te..." Mormorò.

Per l'amor di Dio, ne sono perfettamente consapevole, non c'è bisogno di tirare fuori il discorso di nuovo.

Dopo aver fatto quell'affermazione, non pronunciò altre parole.

Non sapendo più che fare, alla fine alzai lo sguardo e lo sorpresi a fissarmi. Da come mi guardava, sembrava una persona che sta osservando un cucciolo abbandonato e completamente fradicio seduto di fronte a lui. La sua espressione comunicava una sola parola: "poverino!". La situazione divenne ancora più insopportabile. Sono sicuro che chiunque avrebbe potuto capire con un solo sguardo quanto fossi nel panico, ma non avevo certo pianificato di ricevere compassione da Qin Lang!

"Qin... Qin Lang..."

"Sì?" Si concentrò su di me con uno sguardo che mi dette un barlume di speranza.

"Tu..." Mi dimenticai quello che volevo inizialmente dire nel momento in cui sentii il pezzo di giornale umido di sudore nella mia tasca. Quando aprii di nuovo la bocca, quello che ne uscì fu: "Ti andrebbe... di stare con me?"

Era scioccato e le sue mani iniziarono a tremare violentemente.

Come c'era da aspettarsi, la mia domanda lo aveva spaventato. Non era venuto fino qui per farmi una confessione, quindi probabilmente era qui per tagliare tutti i ponti con me.

Sembra proprio che io ci abbia pensato troppo.

Non era stato facile raccogliere il coraggio necessario per venire fino qui a sistemare la questione senza essere troppo emotivo, ma tutto quel pensare alla fine aveva portato solo imbarazzo e vergogna. Mi alzai frettolosamente e affermai: "Scherzavo... Stavo solo scherzando... Non farci caso."

"Yi Chen..."

"Devo... tornare a casa."

"No... ascoltami..."

"Va bene, stavo solo scherzando, non c'è bisogno che tu la prenda così seriamente..."

Il mio monologo sconnesso per giustificarmi e rassicurarmi fu improvvisamente interrotto da lui. "Lo voglio! Voglio stare con te per sempre!"

Mi tirò in uno stretto abbraccio e cominciò ad accarezzarmi teneramente la testa e le spalle, come a volermi dimostrare il suo amore tramite le sue azioni.

"Ti amo, Yi Chen... Ti amo..."

Ci pensai bene prima di rispondere al suo abbraccio avvolgendo le mie braccia strettamente intorno a lui.

Non mi importava più se i suoi sentimenti erano dettati dalla pietà o veramente dall'amore, perché tutto quello di cui avevo bisogno era il calore di quell'abbraccio. Mi sentivo terribilmente solo, tanto da essere disperato.

Nella tasca del mio cappotto, il giornale si era spiegazzato al punto di diventare morbido e appiccicoso. Sulla copertina, c'era la notizia di un certo principe magnate dell'industria e della sua principessa che finalmente si sposavano con una cerimonia grandiosa.

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