VOLUME 6: inquilino - CAPITOLO 3

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Durante la cena rimanemmo in silenzio, senza pronunciare neanche una parola. Lu Feng era di pessimo umore: il suo raffreddore non sembrava migliorato e lui continuava a premersi le tempie per il mal di testa.

Entrambi ci servivamo in silenzio dai piatti di fronte a noi; a parte il rumore delle bacchette, non si sentiva nessun altro suono. Lu Feng mangiò molto lentamente, con la bocca che si muoveva in modo strano. All'improvviso emise un grugnito e si accigliò.

"Che succede?"

"Niente."

"Ti fa male la bocca? Prendi una medicina per il dolore, poi starai meglio."

Sbatté giù le bacchette: "Se ho detto che non c'è niente, significa che non c'è niente!"

Rimasi scioccato e non risposi; mi limitai ad abbassare la testa e mangiare quello che avevo nella ciotola. Lu Feng, che era seduto di fronte a me, inquieto e ansioso, all'improvviso si alzò e se ne andò al piano di sopra.

Rimasi seduto da solo, sempre con la testa bassa, impegnato a mangiare il riso.

Stava diventando sempre più impaziente nei miei confronti. Forse... non era sua intenzione.

Lu Feng forse mi amava ancora, forse non realizzava la sua stessa asprezza. Dopotutto prima era un uomo molto duro: anche se voleva diventare più gentile, gli era necessario un enorme sforzo quindi, dopo un lungo periodo, era ovvio che per lui diventava più difficile controllarsi. Se avessi aperto la bocca per ricordarglielo, forse avrebbe capito.

Quella volta, quando mi aveva detto che mi avrebbe sempre trattato bene, aveva un'espressione molto seria.

Io gli credevo ancora.

Tornai in camera. La porta del bagno era chiusa. Si intravedeva però una figura attraverso il vetro: si stava facendo il bagno.

Aveva semplicemente gettato gli abiti sul tappeto. Io li raccolsi e li appesi; nel farlo, il suo portafoglio cadde a terra e si aprì, quindi io lo raccolsi e ci guardai dentro.

Sentii il suo odore, così familiare. Nella tasca trasparente c'era ancora la nostra foto: mi riscaldò il cuore. Con un leggero sorriso sulle labbra, guardai le colorate tessera magnetiche dall'altra parte. Mi erano tutte molto familiari, tranne la tessera di un albergo e una serie di scontrini infilati dentro a caso.

Presi gli scontrini e li guardai: in quei giorni teneva una vita piuttosto discreta, sia negli alberghi, sia nei ristoranti, dove mangiava sempre cibi piuttosto semplici. Non beveva più neanche tanto.

Però la maggior parte degli scontrini riguardavano pasti per due.

Proprio mentre avevo ancora il portafoglio in mano e lo guardavo, la porta del bagno si aprì. Quando uscì, i suoi capelli erano ancora umidi, la sua espressione più calma, gli occhi socchiusi e la bocca rilassata.

*****

Mi guardò per un po', poi mi prese il portafoglio dalle mani e lo gettò da una parte. Poi si sedette ad asciugarsi i capelli, senza dire niente, come in trance.

Lo guardai, poi andai da lui e lo baciai sul viso. Sorpreso, girò la testa dall'altra parte: "Che stai facendo?!"

Pensavo di poterlo quasi capire. Sentivo il naso gonfio. Allungai le mani per abbracciarlo e gli baciai le labbra mentre tentava di evitarmi. Tentai di infilare una mano nel suo accappatoio, al che lui rispose istantaneamente afferrandola e tirandola via.

"Mi dispiace, sono un po' stanco."

Lo guardai e annuii.

Continuò a frizionarsi i capelli, ma piano piano i suoi movimenti si fecero strani.

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