VOLUME 2: strade diverse - CAPITOLO 16

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ATTENZIONE: contenuto esplicito.

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Dopo quel giorno, non riuscii a fare un passo fuori da casa sua. In altre parole, ero diventato un prigioniero.

Capivo quali erano le sue intenzioni: voleva soltanto torturarmi, lentamente, poco a poco, con calma.

Mi calciava e mi schiaffeggiava regolarmente. Ma senza troppa violenza: quelle botte non facevano troppo male, non lasciavano cicatrici, ma erano piene di offese. Con quell'espressione piena di disprezzo, piuttosto che di odio, mi scalciava via, come se cercasse di cacciare un cane che gli bloccava la strada.

Lu Feng sembrava essere molto occupato. Aveva troppe cose di cui occuparsi, e anche troppi... uomini. Quindi non aveva molto tempo per "prendersi cura di me".

Io avevo la libertà di muovermi dentro la casa, ma non la usavo spesso. Nel corridoio o in salotto, mi imbattevo spesso in Lu Feng con qualche giovane, in atteggiamenti inappropriati, il che mi faceva sentire ancora più a disagio. Una volta, senza ragione, mi aveva schiaffeggiato davanti a un ragazzino, che aveva spalancato gli occhi per la sorpresa. Ero rimasto sconvolto e, da quella volta, non ero praticamente più uscito dalla mia stanza.

Tutte le notti mi veniva a trovare dopo che mi ero addormentato. Diceva che era per godere della mia bruttezza mentre dormivo.

Sentivo davvero che tutto quello non aveva senso. Che aspetto potevo avere, che non avesse già visto in precedenza? Una volta eravamo molto intimi, l'uno con l'altro. Quando mi innervosivo, parlavo nel sonno, mi mordevo le unghie, a volte piangevo come un bambino: tutte abitudini che lui mi raccontava sorridendo il mattino dopo.

Quindi perché si svegliava di proposito in piena notte per venire a sedersi al lato del mio letto per guardare me, che ero diventato così vecchio e, come diceva lui stesso, più brutto di prima?

***

Alla fine lo sognai di nuovo. Sognai che eravamo sul ponte vicino alla spiaggia nella città X, senza altri pedoni, soltanto veicoli che ci sfrecciavano accanto rombando. La notte era scura, c'erano poche stelle in cielo. Stavamo uno davanti all'altro, abbracciati, con il mare calmo sotto i nostri piedi.

Lui era così alto e forte. Con una mano mi aveva afferrato e stretto tra le sue braccia, con facilità. Avevo la testa sotto il suo mento e il naso premuto contro il suo petto robusto. Sentivo un po' male, ma anche molto calore.

"Sembra che al mondo siamo rimasti solo noi due." Disse. "Adesso puoi promettermelo. Puoi promettermi che resterai per sempre con me."

"E se fossi tu, a mandarmi via?" Scherzai.

"Non puoi comunque andartene."

"Ehi, sei ingiusto..."

"Va bene o no?"

"Va bene." Forse era perché era quella persona in particolare a fare quella richiesta ma, per quanto irragionevole, l'accettai.

"Se te ne vai davvero, userò qualsiasi mezzo per riprenderti."

"Ok."

"Ti chiuderò a chiave, ti romperò le gambe, in modo da impedirti di andare via."

Il suo viso era così vicino che quasi si impresse a fuoco sulla mia retina.

"Anche se mi odierai, lo farò comunque, capito?"

Non c'è niente di strano, lo so che è perché mi ami.

***

In quel momento volevo così tanto afferrarlo, che mi svegliai e mi ritrovai a guardare il volto che era apparso nel mio sogno.

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