CAPITOLO 47

849 53 16
                                    

LILIANA'S POV
Quello sguardo supplichevole, l'aveva scossa: non era giusto che lo maltrattasse, soprattutto in quel modo.
Si stava spingendo troppo oltre: se avesse sorpassato quel limite invisibile ma perfettamente percepibile, l'alzatore non sarebbe riuscito a liberarsi mai di quel fardello. Quel "confine" era incorporeo perché non era tangibile ma, secondo lei, era facilmente riconoscibile. Qualunque persona, sana di mente o non, si sarebbe accorta di quella linea.
Come poteva fare questo?
Che in lui non esistesse più un briciolo di umanità, tanto da indurlo ad oltrepassare quel limite?
La violazione di quel margine lo avrebbe perseguitato e lei lo sapeva bene.
Non si sarebbe più fatto toccare da nessuno.
Non avrebbe più avuto fiducia in nessuno, neanche nella sua famiglia.
Non sarebbe più voluto uscire per paura di incontrare una persona simile a lui.
Non avrebbe più avuto un motivo per sorridere.
Non avrebbe più voluto vivere.
Tutto intorno a lui avrebbe perso di interesse e di valore.
Già e lei lo sapeva bene.
Conosceva alla perfezione quella sensazione di oppressione che ti spinge a stare constantemente in allerta.
Conosceva nei minimi dettagli quegli stati d'animo e non voleva che altri li provassero, non per colpa sua.
Lei l'aveva aiutato a catturarlo, ovviamente solo perché era stata minacciata ma questo non cancellava la sua azione immorale e di cui si era sempre pentita.
Doveva fare qualcosa.
Lei era stata salvata ma non in tempo.
Poteva ancora fare qualcosa.
Non tutto era perduto.
Si fece forza e parlò.
OIKAWA'S POV
-L-l-lascialo, n-n-on v-v-edi c-che n-n-non vuole?- disse, senza riuscire a nascondere il tremolio della voce.
-Lui mi desidera, sciocca. Freme dal desiderio di essere mio- le rispose stizzito e continuando a prestare attenzione alla persona sotto di lui.
A quelle parole, Oikawa rabbrividì mentre altre lacrime scendevano copiose sul suo bellissimo viso
-N-n-non è v-v-v-ero- continuò, impaurita, lei
-Tsk, piccolo ma senti cosa dice? Tranquillo, non smetterò solo per lei- continuò baciandolo appassionatamente sulla bocca
-SMETTILA! NON LO VEDI CHE È TERRORIZZATO?!- urlò la donna avvicinandosi
Abilmente, l'uomo estrasse una piccola lama con la quale sfiorò il braccio di lei facendo comparire, sulla sua pelle, delle striscioline di sangue le cui gocce caddero sul pavimento, provocando lo sgomento di Oikawa e dell'altro aiutante.
-Se non chiudi la bocca da sola, te la sigillerò io per SEMPRE-
La ragazza si ammutolì e rivolse all'alzatore uno sguardo dispiaciuto
Iwa-chan, anche la mia ultima speranza è scomparsa
Iwa-chan, lei è stata ferita per colpa mia
Iwa-chan, si è distratto... forse posso provare a scappare
Si mosse ma questo provocò solo l'emissione di gemiti del rapitore che, dopo il suo movimento, riportò l'attenzione su di lui
-Bravo piccolo, muoviti ancora- lo incitò, inebriato ancora dalla sensazione appena provata
Oikawa non si arrese e, ripetendo nuovamente ma con più forza l'azione fatta in precedenza, riuscì a far cadere il rapitore e a liberarsi della sua presa.
Scese dal divano ignorando la fitta al ginocchio e cominciò ad allontanarsi nel modo più veloce che poteva: la ferita gli pulsava e gli doleva tanto da impedirgli di correre.
Si stava avvicinando all'uscita.
La botola era a tre passi da lui.
Avrebbe finalmente rivisto la luce.
Avrebbe rivisto il suo Iwa-chan.
Allungò la mano verso il manico che permetteva di sollevare l'ultimo ostacolo che lo separava dalla libertà.
Un dolore lancinante lo fece urlare.
Percepì una mano poggiarsi sulle sue spalle.
Sussultò.
Una risata.
Era finita.
Si girò e lo vide: lui era lì e gli aveva appena conficcato un coltello nel ginocchio infortunato.

Eiii
Ed anche questo capitolo è angosciante, sigh 💔
Non odiatemi
Qualcuno salvi Oikawa!

Resta-Iwaoi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora