Battaglie

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Justin

Non riuscivo a capire cosa le fosse successo, un attimo prima era di buonumore l’altro era arrabbiata.

“Spiegami perché ti sei scopato quella puttana! Spiegami perché sei partito! Spiegami perché sei tornato e spiegami chi è quella stronza che ti porti sempre dietro!” mi bloccai di colpo senza riuscire a parlare, guardai Ellen, aveva urlato tutte quelle cose così velocemente che respirava a fatica.
Era proprio quello che volevo, darle una spiegazione.

Guardai i suoi occhi, erano lucidi ma non avrebbe mai pianto, era troppo orgogliosa.

“El, dobbiamo parlarne proprio qui?” indicai le case e gli alberi intorno a noi

“Allora accompagnami a casa” disse con tono freddo.

Per tutto il resto del viaggio Ellen rimase in silenzio e non mi azzardai ad aprir’ bocca.
Arrivati davanti casa sua scese senza dire niente, nemmeno un saluto, andò dritta verso il cancello.

Ellen

Aprii la porta di casa con le chiavi, i miei non c’erano, come sempre.
Gettai la borsa in un angolo del salotto e andai verso le scale, nemmeno il tempo di mettere il piede sul primo gradino che bussarono alla porta.

Sbuffai ritornando indietro, aprii di scatto la porta, guardai la persona davanti a me e alzai gli occhi al cielo, richiusi la porta ma il ragazzo la bloccò con un piede.
“Che. Cosa. Vuoi. Bieber?” mi fermai ad ogni parola

“Posso entrare?” mi appoggiai alla porta

“No” sbuffò

“Va bene, El ascolta, lo so, sono andato via senza dirtelo e mi dispiace, scusami io…” non lo lasciai finire

“Non mi servono le tue scuse Justin, puoi anche andartene, di nuovo” strinse i pugni

“ Ellen smettila! Vuoi un spiegazione ma non mi lasci parlare!” urlò “Sono partito per New York perché non riuscivo più a stare qui! Mi sentivo male, mi sentivo una merda per averti fatto soffrire! Non volevi parlarmi, non mi salutavi nemmeno e non riuscivo più a sopportarlo!” si fermò per riprendere fiato “Speravo che sarei riuscito a dimenticarti e che anche tu l’avresti fatto ma no-” lo fermai di nuovo

“A quanto pare ci sei riuscito” si passò una mano nei capelli

“No Ellen, non ci sono riuscito e non voglio riuscirci perché ti amo ancora.”

Non avrei mai pensato a una cosa del genere, fino a qualche mese fa mi sarei sciolta a quelle parole, ma adesso, non mi fanno nessun effetto.

“Perché ti aspetti che io ti creda?” domandai fredda, senza nessuna emozione

“Perché non mi credi?” domandò senza rispondere

“Come posso credere che tu mi ami ancora? Come posso crederci se sei ritornato con una ragazza? Come posso avere la sicurezza che non mi stai mentendo e che non ami lei, perché dovrei fidarmi Justin? Ormai hai perso la mia fiducia da un bel po’ di tempo.”

Entrai in casa richiudendo la porta alle mie spalle e andai a sedermi sul divano.
Eccomi qui, per la seconda volta Justin Bieber mi ha spezzato il cuore.
Iniziai a piangere senza rendermene conto, ‘perché ti amo ancora’ questa frase rimbombava nella mia testa, come un disco rotto.

Non sapevo se Justin fosse ancora lì fuori ma non volevo più vederlo.
Mi alzai dal divano asciugandomi le lacrime e andai nella mia stanza, entrai in bagno, gettai i panni sporchi nel cesto e mi buttai sotto il getto d’acqua calda.

Sentii la porta di casa sbattere, Harley era tornato.
“Ellen! Dove sei!” alzai gli occhi al cielo e velocemente mi avvolsi in un asciugamano.

“Sono qui Harley!” entrai in camera con la speranza che mi avesse sentito

“Ellen ma ch- oddio ma sei nuda! Copriti muoviti!” stavo per soffocare dalle risate, sembrava un bambino, aveva le mani sugli occhi per non vedere

”Harley! Idiota non sono proprio nuda e poi chi ti ha detto di entrare” aveva ancora le mani sugli occhi

“Ti sei vestita?” cercai di non ridere

“Ti comporti come se non avessi mai visto una donna nuda…e non ti azzardare a guardare” lo avvertii

“Si ma sei la mia sorellina, che schifo” gli lanciai un cuscino in piena faccia “Ellen! Non ti corro dietro perché hai solo un asciugamano, che potrebbe cadere” ridacchiai

“Dai esci, muoviti” uscì senza obbiettare dalla mia camera e mi vestii velocemente.

Andai in cucina per prendere il mio telefono, avevo tre chiamate perse: 2 di Lexi e 1 di El, richiamai Lexi.
Rispose al primo squillo

“Ehi bellissima! Cosa mi racconti?” rispose di buonumore

“Niente di che” rimase in silenzio “Lexi?” la chiamai

“Tu non me la racconti giusta Johnson” alzai gli occhi al cielo

“Ah si?” non volevo parlare per telefono

“Si, muovi il culo Ellen e vieni da me, chiamo anche le altre” sorrisi

“Ai suoi ordini signora” la sentii ridere e poi staccò la chiamata.

Con loro dimenticavo tutti i problemi, erano la mia salvezza, salii velocemente in camera mi vestii e andai in salotto, Harley era steso sul divano con una scodella piena di pop-corn

“Io esco” si alzò con il busto

“Dove vai?” sbuffai

“Top secret” gli feci l’occhiolino afferrai borsa, telefono, una manciata di pop-corn e uscii.

Ci volevano circa 10 minuti da casa mia a casa di Lexi, bussai al citofono e lei mia aprì il cancelletto.
Lexi mi aspettava con la porta aperta “Ehi bellissima” sorrise aprendo le braccia

“Abbracciami stronza” ridacchiai stringendogli le braccia al collo.

Ad aspettarci in salotto c’erano anche Brooklyn, Fay e Elysabeth.
Salutai anche Brook e Fay con un abbraccio poi andai da Elysabeth, incrociai le braccia sotto il seno e la guardai

“Hai qualcosa da dirmi?” cercai di nascondere un sorriso ma lei se ne accorse

“Mi abbracci?” ridacchiai e la strinsi a me “Pensavo di trovarti arrabbiata ma invece…ti devo regalare un cartello con scritto ‘free hugs’ ” spalancai la bocca dandole uno schiaffo “Ehi!” si toccò il braccio.

“Allora” iniziò Brook allungando la ‘o’

“Allora” risposi

“El, dai smettila, lo sai che non puoi nasconderci niente, racconta” mi rassicurò Fay.

Gli raccontai del piccolo viaggetto verso casa

“Beh…” inizò Elysabeth

“Wow” continuò Brook

“Mi hai tolto le parole di bocca Brook” disse Lexi

“E chi si aspettava questa…confessione” disse infine Fay

ridacchiai per le loro espressioni “Non ridere scema” Fay mi lanciò un cuscino

“Sto cercando di non pensarci” alzai le spalle e gli lanciai un cuscino che però colpì Brook.

Conclusione? Volavano cuscini.
Risultati? Due vasi rotti.

Ci fermammo di scattò quando un cuscino colpì i due vasi sul tavolino “Uuuuh due in uno!” esclamò Elysabeth, la guardammo tutte per poi ridere.
Ecco perché le amo.

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