Per tutta la vita

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"Dove vuoi andare quest'estate?"

Eravamo al parco, seduti all'ombra di un grosso albero.

"Non saprei" mi guardai intorno pensando alla nostra meta per quell'estate "Che ne dici di..." alzai un polso mostrando il piccolo ciondolo che mi aveva regalato un paio di anni fa per Natale "New York?"

"New York va benissimo! Anche perché ci sei andata senza di me quindi devo ancora mantenere una promessa" mi fece l'occhiolino.

"Partiamo lunedí?"

E lunedì ci ritrovammo tutti fuori casa mia.

"Mi mancherai El"

"Ragazze, ci rivediamo a settembre, non sto andando in guerra" ridacchiai e abbracciai le mie amiche, Ryan e Mike.

Salutare i miei genitori fu altrettanto strano.

Piangevano tutti quel giorno come se stessi per morire.

Strangolarono me e Justin in un forte abbraccio così come la famiglia Bieber che versó altre lacrime.

Dopo altri abbracci stritolanti Harley ci accompagnò all'aeroporto.

"Ma che avevano tutti?" dissi appena ci lasciammo amici e parenti dietro.

"Sai come sono fatte le madri El" rispose in tono ovvio Harley "non potranno vedere i loro bimbi per un mese" disse con una vocina da bambino "vuoi ucciderle?!" esclamò infine e ridacchiai.

Arrivammo all'aeroporto e salutai Harley "Stai attenta sorellina" sussurró mentre mi stringeva anche lui in un forte abbraccio.

"Lo faró fratellone" ricambiai l'abbraccio e poi si allontanò cercando di coprire la piccola lacrima che scivolava dai suoi occhi ma riuscii a vederla, rimasi a guardarlo fino a che non sparì tra la folla dell'aeroporto e Justin mi prese per mano guidandomi per salire sull'aereo.

Cullata dalle carezze di Justin mi lasciai trasportare dal sonno.

"Bella Addormenta! Svegliati!" una mano mi scuoteva da più di cinque minuti "Dai El! Siamo arrivati" aprii piano gli occhi ritrovandomi il volto angelico del mio ragazzo che mi sorrideva "Finalmente"

"Siamo arrivati?" mormorai e lui annuí.

Venti minuti dopo eravamo fuori l'aeroporto, sembravo una bambina in un negozio di giocattoli mentre il padre tenendola per mano cercava di trascinarla fuori di li, in quel caso, il padre era Justin che cercava un taxi libero.

Mi ritrovai in un taxi senza nemmeno accorgermene, ero troppo impegnata a guardarmi intorno.

Si fermo davanti a una casa bianca e scaricammo le valige, Justin mi porse le chiavi e mi indicò la porta che raggiunsi subito mentre lui si occupava delle valige.

"Wow!" mi guardai intorno, sembrava una di quelle ville extra lusso.

"Ti piace?" mi ritrovai Justin dietro che mi circondó la vita con le braccia.

"È stupenda!"

"Appena mi hai detto la meta di quest'estate ho comprato la casa"

"L'hai comprata?!" rise per la mia reazione e annuí, gli sarà costata una fortuna.

"Ciò vuol dire che possiamo restare qui quanto vuoi, una settimana in più, due, un mese, anche anni...per tutta la vita, possiamo realizzare il tuo sogno"

"Cosa?" mi girai per guardarlo "Stai dicendo che possiamo trasferirci qui?" annuí e gli saltai in braccio, ora era anche chiaro il motivo di tutte quelle lacrime, lo sapevano tutti.

"È un si?" domandò mentre lo stringevo sempre di più.

"Ovvio che si" esclamai felice "Per tutta la vita"

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