Attraversai velocemente i corridoi, quella giornata eta stata veramente stressante, volevo solo andarmene a casa e dormire.
Il parcheggio era pieno di studenti, sentivo il loro sguardo addosso, per tutta la mattina non avevano fatto altro che spettegolare su ciò che era successo poche ore prima e inoltre, Ellen era sparita quindi i loro pettegolezzi aumentavano.
Non sapevo dove fosse e nemmeno se aveva frequentato le lezioni, l'avevo lasciata da sola nel parcheggio per la troppa rabbia, come poteva provare qualcosa per quel coglione, le aveva solo fatto del male, stava per violentarla ma nonostante tutto non sembrava ricordarlo, più ci pensavo e più la voglia di spaccare tutto e uccidere quel cazzone aumentava; lanciai un'occhiataccia ai ragazzi che mi stavano fissando da più di cinque minuti e aprii la mia range rover per andare via.
Sfilai una sigaretta dal pacchetto pieno e la posai tra le labbra, accendendola, fumai lentamente e con calma godendomi il sapore della nicotina, gettai il resto dal finestrino e misi in moto l'auto.
Sfrcciavo sull'asfalto godendomi il vento che batteva sul mio viso, arrivai nella via di casa e fermai l'auto nel vialetto, raggiunsi la porta e sfilai le chiavi dalla tasca destra della mia giacca.
"Sono a casa!" urlai con la speranza che non ci fosse nessuno, e per una volta, la sfiga aveva deciso di lasciarmi in pace, la casa era vuota, mi avevano lasciato un bigliettino sul tavolo.
"Io e tuo padre torneremo stasera.
Jazzy è da un'amica.
Jaxo con amici."
Ridacchiai da solo, alla fine c'era disegnato un piccolo cuoricino a penna nera.
Lasciai il foglietto sul tavolo e salii le scale per il piano superiore, attraversai il corridoio e spinsi la porta della mia camera, una ventata di aria gelida mi colpì in pieno, la mia camera era avvolta dal freddo, la finestra spalancata e le tende che volevano via.
“Finalmente” una voce piena di sarcasmo riempì l'aria gelida, sobbalzai e la vidi trattenere un sorriso, Ellen era sul mio letto a braccia incrociate.
“Come sei entrata?” domandai.
“Questo non è importante”
Sospirai, quella ragazza era imprevedibile.
“Perchè sei qui?” mi appoggiai al muro e incrociai le braccia.
“Per una tazza di caffè” ironizzò “Se ti do fastidio posso sempre andare da David” mi dedicò uno di quei suoi sorrisetti ironici ma al contempo pieni di arroganza, strinsi i pugni cercando di calmarmi.
“Si, vedo che siete diventati inseparabili” assottigliò gli occhi.
"Cosa pensi di me Justin, cosa pensi del mio amore per te, di tutto quello che ti ho detto, di quello che abbiamo passato, pensi che ti abbia mentito?” mi guardò attentamente scrutandomi con i suoi grandi occhi marroni, sospirai e mi avvicinai a lei, sedendomi anch'io sul letto, al suo fianco.
“Dimmi la verità Ellen, cosa provi per lui?” non risposi alla sua domanda, fissavo il muro, non riuscivo a guardarla perchè nonostante non ne fossi sicuro lei prova qualcosa per David e faceva male.
“David mi ha fatto del male” iniziò e sentii il suo sguardo addosso perforarmi “ma non riesco ad odiarlo, ad essere arrabbiata con lui, non so precisamente cosa provo per lui, so solo che voglio aiutarlo” la sentii muoversi e me la ritrovai davanti, con le gambe sotto il sedere e il viso basso “sai di cosa sono sicura Justin? ” scossi la testa “L'unica cosa di cui davvero sono sicura è il mio amore per te” la guardai, i suoi occhi marroni puntati nei miei, pian piano diventavano lucidi.
Le sorrisi “Anch'io ti amo Ellen, ma non posso e non voglio condividerti con nessuno” alzò leggermente le labbra.
“E non devi farlo”
“Io non voglio perderti” ammisi, si alzò sedendosi sulle mie gambe.
“E non mi perderai” sussurò, sprofondò il viso nell'incavo del mio collo e avvolse le braccia al mio busto, la strinsi forte avvicinandola di più.
“Mi sei mancato” sussurrò, risi baciandole la testa.
“Mi sei mancata anche tu” rimanemmo in quella posizione per ore, la stringevo tra le mie braccia per non lasciarla mai andare "Ellen” la chiamai catturando la sua attenzione “Mi dici come hai fatto ad entrare?” rise e il suò corpo vibrò.
“Ho i miei modi” si mise a cavalcioni stampandomi un bacio sulle labbra, sccossi la testa volendo di più e approfondì il bacio.
“Sei solo mia” le sussurrai all'orecchio mordendole il lobo.
“Sempre” sussurró mentre il suo respiro si velocizzava "Ti amo Justin, non sai quanto”
“Io ti amo di più bimba” sorrise e portò le mani sul mio petto sfilando poi la maglia.
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Is back
FanficSorrise, un piccolo sorriso, ma mi fece bene al cuore. Le persone ti deludono, in un modo o nell'altro riescono sempre a ferirti ma prima o poi riuscirai sempre a perdonarle. Pubblicazione 15/06/2014