“Hai sentito cosa è successo?”
“Hai saputo qualcosa?”
“L'hai visto?”
“Nessuno sa più nulla”
Erano queste le continue domande e affermazioni che vagavano per i corridoi scolastici, nessuno sapeva niente, tranne me, nessuno sapeva con esattezza cosa fosse successo al ragazzo dagli occhi blu e avrei tanto voluto prendere a schiaffi tutti quei cretini per tutte le stronzate che inventavano e facevano girare, nonostante mancasse solo da un giorno David aveva catturato l'attenzione di tutti e non sapevo come, non riuscivo a capire come avessero fatto a scoprirlo.
“Credete che sia vero?” domandò a tutti noi Ryan, lo guardai ma non risposi.
"Io ho sempre detto che fosse un pazzo maniaco” disse Justin e lo fulminai, mi gurdò e scrollò le spalle.
“Idiota” lo guardai scuotendo il capo “io me ne vado” e lasciai il gruppetto entrando subito nei bagni femminili evitando così di parlargli.
Mi sentivo in colpa, una grande stronza, non riuscivo a non pensare ai suoi occhi, al suo viso, mi sentivo male solo a pensarci.
Avevo consolato così tanto la madre rassicurandola ma alla fine anch'io era intrappolata dall'angoscia, se solo avessero scoperto i miei pensieri non mi avrebbero capito, avrebbero pensato che fossi pazza, il primo Justin, me l'aveva già detto, non capiva come facevo a guardarlo senza prenderlo a pugni e fargliela pagare per il mio quasi stupro e il piccolo rapimento, ma non ci riuscivo, non riuscivo ad arrabbiarmi e ad odiarlo, nonostante l'astio che prima provavo nei suoi confronti al nomignolo "principessa" e ai suoi numerosi tentativi di rimorchiare era cambiato, forse in peggio ma era cambiato, non mi era permesso di andare a trovarlo, solo i familiari e io non ne facevo parte.
Uscii dai bagni al suono della campanella d'inizio lezioni e mi fiondai in classe evitando la marea di studenti e l'argomento David.
Le ore sembravano non passare mai, il professor Colton continuava a blaterare su un certo autore di un certo libro di cui non mi ero nemmeno presa la briga di comprare, avevo così trascurato lo studio senza nemmeno rendermene conto.
L'ora era un continuo lancio di occhiate all'orologio e alla finestra cercando di ammazzare il tempo.
Sobbalzai alla vibrazione del mio cellulare nella tasca posteriore dei miei jeans.
Afineoraallavecchiauscita.
Ero quasi tentata di dare buca al biondo, non volevo vedere e parlare con nessuno, no, nemmeno con lui.
Perchè seicosìsicurocheverrò?
Inviai il messaggio con un piccolo sorrisetto e mi guardai intorno sperando che nessuno mi avesse visto.
Sochevuoivedermibimba ;)
Mi morsi il labbro evitando di sorridere, beh, stavolta ti sbagli Bieber, anche se…vederlo mi avrebbe fatto smettere di pensare a David.
Tisbagli Bieber, saràchetuvuoivedermi.
Cliccai il tasto invio con forse troppa pressione e infatti si creò un piccola macchia che pian piano sparì.
Si, hairagione, voglio vederti.
E nel preciso istante in cui i miei occhi incrociarono quelle parole il cuore iniziò a suonare la batteria, un sorriso da ebete mi fasciò il viso e mandai a fanculo qualunque cosa mi passasse per la testa a meno che non si trattasse di un biondo dagli occhi nocciola, guardavo insistentemente l'orologio tanto da provare la telecinesi, scoprii infatti di non esser capace di spostare le cose con il pensiero quindi provai con il controllo della mente e sperai che il professore si addormentasse all'impiedi come i cavalli.
Negli ultimi cinque minuti preparai la borsa e al suono della campanella sfrecciai via senza dar conto a nessuno, sperimentai anche il potere della velocità e in tre minuti esatti arrivai davanti al cortile posteriore, meno canne Ellen non possiedi nessun superpotere, mi ricordò la parte intelligente del mio cervello, sbuffai ai miei stessi pensieri e quasi ero tentata di provare il potere dell'agilità appena due braccia mi circondarono i fianchi.
Riconobbi il tocco e il profumo del ragazzo e sorrisi ancora una volta come una cretina.
“E così non volevi vedermi eh? Ti ho visto metre sfrecciavi fuori dall'aula impaziente d'incontrarmi” mi girò e sbattè contro il muro "Odio i bugiardi, mi fanno arrabbiare, quindi trova un modo per farti perdonare bimba o potrei arrabbiarmi ancora di più” sobbalzai quando i suoi denti racchiusero la pelle sul mio collo.
“Come potrei farmi perdonare?” domandai mentre passavo le mani sul suo petto godendomi i suoi addominali e scendendo fino a fermarmi al cavallo dei suoi jeans, un muogolio uscì dalle sue labbra.
"Mi dici cosa ti è successo stamattina?” domndò lasciando una scia di baci sul mio collo, mi bloccai di colpo e spostai le mani sulle sue spalle, allontanado.
“Sei uno stronzo!”
“Cosa ho fatto?” finse come se davvero non ne sapesse niente.
“Non fare l'idiota Justin! Non è la prima volta che lo fai! Usi l'ef-l'effeto che hai su di me come arma a tua favore quando vuoi sapere qualcosa che sai che non ti dirò!” portai le mani in alto gesticolando più volte prima di concludere la frase.
“E che effetto avrei su di te?” mi guardò maliziosamente.
"Non-non cambiare argomento!” gli puntai un dito contro e chiusi gli occhi appoggiandomi alle vecchie panchine.
“Hai sentito di quel coglione? Pare sia stato chiuso in un manicomio, l'ho sempre detto che fosse un maniaco perverso” alzai lo sguardo uccidendolo con la forza del pensiero ma nemmeno quella funzionva “Touche” disse guardandomi negli occhi, deglutii, cazzo, che stupida “Io non ti capisco, cosa cazzo ti succede Ellen?! Oggi appena senti nominare il suo nome vorresti uccidere tutti quelli che lo hanno pronunciato, non ti capisco, io ci provo a lasciar perdere, voglio fidarmi di te, mi hai detto che non provi nulla per lui, è solo un amico, ma non ho intenzione di condividerti e lo sai Ellen non sopporto quando mi dicono cazzate!” alzò il tono di voce sull'ultima frase, sospirai e mi sedetti sullo schienale della panchina.
“Vieni qui” gli indicai la panchina ma continuò a guardarmi "Ho detto vieni qui!” riprovai cercando di mantenere la calma, mi scrutò a lungo prima di arrendersi e sedersi su quella fottuta panchina, accanto alle mie gambe, sospirai “Puoi, fidarti di me e basta?” sospirò poggiandò i gomiti sulle gambe e il viso sopra le mani “Senti Justin, non c'e nulla di cui tu debba preoccuparti, non provo niente per lui, non ti ho tradito e non ciò scopato se è questo quello che vuoi sapere” sospirò ancora.
“Quello che voglio sapere, è cosa ti succede, ovvio, sono felice che non sia successo nulla ma cosa ti succede Ellen, cosa sai?” mi guardò “Cosa hai fatto?” touche, di nuovo, aveva c'entrato il punto.
“David è stato chiuso in una clinica, e ho convinto io la madre” confessarlo fu davvero difficile.
“Cosa?!” quasi si strozzava con la sua stessa saliva, chiusi gli occhi "C-cosa significa che l'hai convinta tu?”
“Significa che l'ho convinta io!” sbottai perdendo la pazienza.
“Mi spieghi cosa cazzo è successo che non ci capisco niente?!” sospirai e gli raccontai dei problemi che aveva David, e raccontarglieli mi aveva aiutato.
“Io, non lo so Justin mi sento un totale stronza, vorrei andare e farlo uscire di lì, i sensi di colpa mi stanno divorando, non posso smettere di pensare a come mi ha guardato l'ultima volta” racchiusi il viso tra le mani cercando di trattenere le lacrime.
“Ellen” spostò le mie mani e mi acarezzò i capelli, chiusi gli occhi sotto il suo tocco “Non hai nessuna colpa, volevi solo aiutarlo, nonostante non capisca il perchè, si, sarà arrabbiato con te ma vedrai che gli passerà, stare lì gli farà bene e capirà” mi baciò una guancia, aprì le braccia e mi ci fiondai dentro sedendomi sulle sue gambe e stringendomi al suo petto respirando il suo profumo come se fosse un calmante, il mio calmante personale.

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Is back
FanfictionSorrise, un piccolo sorriso, ma mi fece bene al cuore. Le persone ti deludono, in un modo o nell'altro riescono sempre a ferirti ma prima o poi riuscirai sempre a perdonarle. Pubblicazione 15/06/2014