Mi alzai dal letto per andare nel bagno della mia camera, erano le 6:45 e di solito non riesco nemmeno a svegliarmi per le 7.
Mi avvicinai allo specchio sul lavandino, i miei capelli sembravano paglia, erano tutti arruffati.
Meglio fare una doccia. Mi rilassai sotto il getto d’acqua calda, esaminai le bottiglie di shampoo sulla mensola di vetro per poi prendere quello a cocco, dopo aver finito mi avvolsi in un asciugamano bianco ed entrai nella cabina armadio.
Dilemma, cosa mi metto? Presi un paio di jeans e una maglietta bianca e nera, asciugai velocemente i capelli e andai in cucina con la borsa in spalla.
“Ehi sorellina” Harley era seduto su uno sgabello della cucina e una ciotola enorme di latte e cereali tra le mani
“Ma quanto mangi?” sembrava un maiale
“Ellen, tu non sei da meno” ignorai la sua risposta fiondandomi sul cornetto a cioccolato…okay si, anche io mangio molto ma andiamo….almeno non ingrasso.
“Sei caduta dal letto stamattina?” rise guardando l’orologio sul muro della cucina
“ha ha, dai muoviti non voglio arrivare tardi” entrai nel garage, c’erano diverse auto ma la mia preferita era la Lamborghini.
“Oggi prendiamo quella” dissi indicandola
“No” fratello ingrato che distrugge i miei sogni pff “Oggi prendiamo quella” indicò la Porsche nera infondo al garage.
Entrai in macchina borbottando, usa la Lamborghini solo quando io non ci sono, devo prendermi la patente.
“El?” mi chiamò Harley dopo 10 minuti di silenzio – troppi per uno che non riesce a stare zitto 2 minuti- “Dimmi” aveva gli occhi fissi sulla strada
“Cosa è successo tra te e Justin?”
Eccola. La domanda che più temevo, soprattutto da mio fratello.
“Perché vuoi saperlo?” sbuffò guardandomi
“Ellen, è partito mesi fa e da quello che ricordo era il tuo ragazzo…” non lo lasciai finire
“Ecco,hai detto bene, era, lui era il mio ragazzo” sbottai con un tono di voce più alto
“Ellen, non voglio litigare; e non alzare la voce” mi guardai intorno rendendomi conto che eravamo nel parcheggio della scuola
“Senti, non sono cose che ti riguardano, quello che devi sapere è che Justin non è più il mio ragazzo, ci vediamo dopo” uscii dalla macchina lasciandolo lì senza dargli la possibilità di parlare.
Harley era troppo impulsivo, conoscendolo avrebbe ucciso Justin per aver rotto il cuore della sua sorellina.
Bene, per parlare con Harley ero anche in ritardo, andai al mio armadietto per prendere il libro di filosofia e raggiunsi l’aula.
“Signorina Johnson!” Alzai gli occhi al cielo, quanto odiavo la Smith, con quella vocina stridula che mi ricorderò a vita “Signorina, non capisco perché non rispetta il nostro orario scolastico” sospirai
“Mi scusi per il ritardo, non accadrà più” sfoderai il mio miglior sorriso –finto- e lei borbottò qualcosa come ‘sono quattro anni che aspetto questo miracolo.’
Cercai un banco libero, -domani la sfortuna mi sposa- l’unico era accanto alla biondina.
Andai a sedermi senza rivolgerle uno sguardo.
“Ehi Ellen!” esclamò la gallina
“Ehi Jenna!” Il suo sorriso sparì “Sono Jessica” mi fece notare
“Ah si! Giusto” Non avevo una buona memoria.
Sperai che la “chiacchierata” fosse finita lì ma mi sbagliavo.
“Come stai?” chiese per niente interessata
“Come stavo ieri” sorrisi falsamente.
La biondina non aprì più bocca per 10 minuti, speravo avesse finito ma mi sbagliavo.
Alzai gli occhi al cielo dopo un ennesima e stupidissima domanda delle 8:40.
“Senti, non so che cazzo vuoi da me ma arriva al punto, mi hai stancato con tutti questi giri di parole” sbottai piuttosto arrabbiata.
“Non credere che io sia così felice di parlare con te” disse irritata
“E allora parla una volta per tutte” la guardai aspettando una risposta
“Voglio sapere cosa c’era tra te e Justin” ecco dove voleva arrivare
“Era il mio ragazzo, non c’e altro da sapere” la campanella suonò e mi alzai velocemente, non sopportavo più quella biondina
“Non ho finito di parlare” mi afferrò il polso, guardai lei poi la sua mano
“Toglimi le mani di dosso” dissi stringendo i denti “Senti biondina io non devo dirti un cazzo e se tu hai finito di parlare o no non mi interessa” uscii velocemente dall’aula e andai al mio armadietto.
Oggi non era giornata; e io non ero di certo una persona che sapeva mantenere la calma.
“Ho perso tre anni di vita cogliona!” portai una mano al cuore per la genialità di Fay che era apparsa alle mie spalle
“Oddio El” disse ridendo Lexi
“Dovevi vedere la tua faccia!” esclamò Brook.
Aspettai che si calmassero “Avete finto?” mi scappò un sorriso
“Okkay scusa El” disse Elysabeth continuando a ridere.
“Dai Beth, Anne, Isabella, Rosalie andiamo?” si fermarono di scatto sentendo il loro secondo nome
“Beth? Beth proprio no! Chiamami come vuoi ma non Beth!” sbottò El, dai loro sguardi capii che volevano uccidermi, odiavano essere chiamate per il loro secondo nome – anche se Beth era il diminutivo di Elysabeth- “Dai andiamo” ridacchiai trascinandole in palestra per l’ora di fisica.
Io, Brooklyn e Elysabeth eravamo cheerleader e dovevamo provare mentre Fay e Lexi dovevano giocare a pallavolo. Andammo a cambiarci negli spogliatoi.
La palestra era enorme ed era divisa in campo da pallavolo, campo da basket e un’altra parte per noi cheerleader e altri sport.
I ragazzi: Chaz, Ryan, Mike e Harley erano nella squadra di basket, Chaz era il capitano.
Anche…Justin giocava a basket, chissà se è rientrato in squadra.
Armate di divisa e pon pon entrammo in palestra.
Osservai tutti i giocatori di basket fino a trovare un ciuffo biondo, Justin indossava la divisa da basket che gli lasciava scoperte le braccia ricoperte di tatuaggi –aumentati dall’ultima volta- si girò di scatto e quando si accorse che lo fissavo mi sorrise, cercai di trattenere un sorriso e mi girai dandogli le spalle.
Sobbalzai quando la porta della palestra si aprì di scatto sbattendo le porte al muro.
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Is back
FanfictionSorrise, un piccolo sorriso, ma mi fece bene al cuore. Le persone ti deludono, in un modo o nell'altro riescono sempre a ferirti ma prima o poi riuscirai sempre a perdonarle. Pubblicazione 15/06/2014