Appoggiai la scodella di popcorn sul piccolo tavolino, accesi la televisione e mi buttai sul grande divano di pelle nere, girai diverse volte vari canali fermandomi poi su una vecchia commedia, mi appoggiai ai braccioli coprendomi con una calda coperta, la mia tranquillità non durò molto, qualcuno suonò il campanello disturbando il mio momento di relax, mi alzai dal divano coprendomi con la coperta dato che indossavo solo l'intimo e una vecchia maglietta di Harley che arrivava a metà gamba, si, lo so, c'erano quasi -2 gradi ed io ero praticamente nuda ma c'era il riscaldamento accesso in tutta la casa; guardai dalle finestre e aprii la porta, un vento gelido entrò facendomi rabbrividire mentre quattro ragazze coperte da cappotti, sciarpe e cappelli entrarono proccupate e tremolanti per il troppo freddo.
“Ellen” Fay mi si buttò addosso stritolandomi tra le sue braccia “Sei un stronza! ” in un attimo cambiò umore colpendomi, nemmeno il tempo di formulare una frase sensata che le altre mi si buttarono addosso stritolandomi anche loro.
“Ci hai fatte proccupare” mormorò Lexi con gli occhi lucidi.
“Perchè?” domandai ingenuamente scatenando la rabbia di Brooklyn.
“Appunto! Tu non ci hai detto niente, sei un stronza, hai idea di quanto eravamo preoccupate!? E abbiamo dovuto saperlo dai ragazzi” la rabbia era intrappolata nella sua voce ma potevo vedere nei suoi occhi scuri il sollievo di vedermi sana e salva, la strinsi forte e lei ricambiò l'abbraccio, abbracciai tutte e le feci entrare chiudendomi la porta alle spalle.
“Noi, ” iniziò Elysabeth e le invitai a sedersi “abbiamo saputo cos'è successo da Ryan e Mike ma adesso vogliamo la tua versione Ellen, cosa è successo?” iniziai a raccontargli gli avvenimenti del giorno prima stavolta non tralasciando nessun dettaglio, le ragazze mi guardavano preoccupate e controllavano ad ogni mia parola se avessi segni sul corpo, quando finii la mia piccola “storiella” fui travolta di nuovo da tanti abbracci.
“Non pensavo potesse essere così violento, la scorsa volta era ubriaco ma adesso…” Fay scosse il capo non volendo pensarci.
“Non preoccuparti El, se si avvicina gli spacco la faccia” mi rassicurò Brooke facendo ridere tutte.
Mi alzai dal letto ed entrai barcollando nella cabina armadio, abbinai qualcosa di comodo da indossare e mi buttai sotto il getto caldo della doccia risvegliandomi dal lungo sonno, mi vestii, truccai e pettinai, afferrai la borsa infilandoci un paio di libri all'interno e la misi in spalla scendendo le scale per fare colazione, buttai la borsa su una delle sedie vuote del grande tavolo da pranzo in legno e riempii una scodella di latte e cereali sedendomi poi sul bancone.
“Harley!” urlai dalla cucina con la speranza che mi avesse sentito, sbuffai quando non sentii nessuna risposta e posai la ciotola nel lavandino trascinando i piedi sulle scale, verso la stanza di Harley, bussai, giusto per precauzione -non volevo ritrovarmelo nudo- ma non rispose così entrai.
“Harley!” quasi urlai ma non si mosse, erano le sette e mezza e non aveva intenzione di svegliarsi.
“Harley” riprovai di nuovo ma continuava a dormire come se non ci fossi, sbuffai e iniziai a scuoterlo fino a che non iniziò a lamentarsi e svegliarsi.“Cazzo vuoi” mormorò con la testa contro il cuscino.
“Sono le sette e mezza Harley, è ora di svegliarsi” mormorò cose incomprensibili e sparì nel bagno. Venti minuti dopo era pronto e lo trascinai fuori prima che potesse solo pensare di fare colazione.
“Come stai Ellen? ” domandò appena accese l'auto, mi girai verso il finestrino roteando gli occhi.
“Harley, non c'e bisogno di domandarmi tutti i giorni come sto, sto bene”
“Ah okay allora scusami se mi preoccupo per mia sorella” strinse i pugni sul volante, aumentò la velocità puntando lo sguardo solo sulla strada, bene, si era offeso, ecco come far sentire una persona di merda, e se non se capito quella persona sono io.
“Senti Harley, lo so, sono una stronza scusami ma, è solo che non voglio pensarci, sto bene e apprezzo che tu ti preoccupi per me” posai la mia mano sinistra sulla sua poggiata sul cambio.
“Ellen, sei la mia sorellina, come potrei non preoccuparmi” mi sorrise dolcemente “Anche se vorrei sapere cosa è successo precisamente” roteai di nuovo gli occhi.
“Vuoi sapere perchè non voglio raccontartelo?” annuì e continuai “perchè sei troppo impulsivo, correresti da lui senza nemmeno ascoltarmi e il tuo obbiettivo sarà solo di pestarlo a sangue perchè ha fatto soffrire la tua sorellina, sarai talmente accecato dalla rabbia, più di quanto tu non lo sia già nei suoi confronti, che non capirai più niente, ti conosco Harley” sbuffò troppo orgoglioso per ammettere che avevo ragione.
“Sisi va bene, ma adesso scendi che è tardi” guardai attraverso i finestrini accorgendomi di essere fermi nel parcheggio della scuola.
“Va bene” aprii la portiera e uscii “ah Harley” lo chiamai prima di andare via, con un cenno del capo mi incitò a continuare “Ti voglio bene” sorrisi e chiusi la portiera ma non prima di aver visto il sorriso formarsi sul suo volto.
“Hey Ellen” il sorriso più finto che avessi mai visto si formò sul volto della bionda tinta, chiusi l'armadietto dirigendomi verso l'aula di storia per l'ultima ora.
“Cosa c'e, Bryanna” sputai il suo nome acidamente.
“Vorrei parlarti” disse ignorando il mio tono di voce “in privato” specificò lanciando un'occhiata ai ragazzi nel corridoio.
“È proprio urgente? Sai, avrei cose più importanti da fare” tirai un sorriso finto e la bionda roteò gli occhi.
“Ti…prego Ellen” potei vedere nei suoi occhi e dai suoi gesti quanto fosse difficile per lei pregare qualcuno.
“E va bene” roteai gli occhi e sbuffando la seguii “Dove andiamo?” domamdai.
“Nel bagno femminile” mi indicò con una delle sue lunghe unghia laccate di rosa la porta del bagno che spinse per lasciarmi entrare per prima “Buon divertimento” l'ultima cosa che vidi fù il suo sorriso trionfante, la porta si chiuse, la serratura girò e il suono della campanella rimbombò per tutta la scuola segno dell'inizio delle lezioni.
“Cazzo!” sbattei un pugno sul legno bianco della porta ma ormai nessuno avrebbe potuto sentirmi, erano tutti in classe.
“Finalmente soli” mi paralizzai all'istante riconoscendo quella voce, mi girai lentamente ritrovandomi davanti colui che avevo cercato di evitare per tutto il giorno; mi spinsi inconsciamente all'indietro sbattendo contro la porta, grugnii dolorante e il ragazzo moro davanti a me corse in mio aiuto ma mi spinsi di nuovo indietro -stavolta evitando la porta- per la paura.
“Ti sei fatta male? ” chiese dolcemente ma preoccupato, ero sempre più sicura che fosse bipolare e che avesse dei seri problemi, cambiava umore, comportamento e carattere all'improvviso e aveva seri problemi con la rabbia.
“Cosa vuoi da me?” domandai esitante, paurosa di far scattare i suoi attacchi d'ira.
“Ma ancora non l'hai capito?” mi domandò come se fossi stupida “Io voglio te, perché ti amo, appartieni a me, e devi essere mia” mi afferrò il viso con una mano e strinse leggermente lasciandomi un bacio sulla fronte.
“Usciamo da qui dentro? ” cercavo di controllare la mia voce e il mio tremolio, dovevo riuscire a raggirarlo per uscire da qui.
“Certo principessa” mi sorrise, non un semplice sorriso, un sorriso amaro, privo di qualunque emozione positiva, solo rabbia, furbizia, cattiveria, vendetta, perversione e pazzia.
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Is back
FanfictionSorrise, un piccolo sorriso, ma mi fece bene al cuore. Le persone ti deludono, in un modo o nell'altro riescono sempre a ferirti ma prima o poi riuscirai sempre a perdonarle. Pubblicazione 15/06/2014