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Intimorita e un po' spaventata sedeva su una delle tante sedie bianche che si trovavano nella sala d'aspetto di fronte alla porta in legno massiccio con una piccola targhetta argentata.
Era ormai lì da più di un quarto d'ora e sentiva l'ansia iniziare a divorarla malignamente e quasi divertita, la stava distruggendo lentamente mentre il bianco intorno a sé aumentava solamente quell'idea di soffocamento che ormai la stava schiacciando.
Erano riusciti a darle appuntamento un venerdì mattina, esattamente tre giorni dopo a quando aveva chiamato, era stata fortunata, un uomo aveva disdetto e così l'avevano infilata in quel piccolo spazio della mattinata.
Una dolce voce maschile si era susseguita ad una rauca e che di femminile aveva ben poco, Minjee pensò di aver parlato direttamente con il dottore che avrebbe incontrato quella mattina ma non ne fu certa, le era sembrata fin troppo delicata e giovane.
Fatto sta che ora era lì, sola, mentre con le mani tremanti aspettava il suo turno.
Aveva detto una scusa a Hoseok e Lisa, ovvero che non si era sentita molto bene quel mattino e che li avrebbe raggiunti il pomeriggio dopo pranzo.
Si sentiva un po' in colpa per l'ennesima bugia, anche se un fondo di verità l'aveva, ma nonostante ciò decise che avrebbe continuato per la sua strada imperterrita.
Se la sarebbe cavata da sé, come aveva sempre fatto.
Fin dalla giovane età era sempre stata lasciata da sola e con il tempo aveva imparato a fare affidamento solo su se stessa.
Abbastanza triste come realtà.

In quegli attimi di pura e totale agitazione, Minjee, si abbandonò ai suoi pensieri e ai mille problemi che le correvano per la testa.
Pensò ai suoi unici due amici, al lavoro, ai signor Lee, alla malattia, a Wendy, all'affitto, alle bollette e al suo nuovo vicino di casa.
Pensò a Jungkook e si intristì.
Negli ultimi tre giorni lo aveva incontrato spesso e, nonostante lui avesse sempre cercato un dialogo, lei lo aveva ignorato o liquidato con risposte a monosillabi.
Minjee aveva notato che lui sembrava sempre più propenso nel voler instaurare un'amicizia, con i suoi modi un po' timidi e impacciati, ma la bionda era decisa a impedirglielo.
Non voleva assolutamente instaurare con lui un rapporto affettivo, non perché lo odiasse o altro, ma perché non voleva altri sulla coscienza, non voleva che qualcun altro soffrisse nel caso lei venisse a mancare.
Perché Minjee lo sapeva, lo sapeva benissimo che la percentuale di morte era alta.
E, sebbene le dispiacesse trattarlo con così tanto distacco, sapeva che era la cosa giusta da fare.
Piuttosto che far sprofondare la lama nella carne avrebbe solamente fatto un piccolo segno che in un paio di settimana sarebbe scomparso.
Non avrebbe rovinato quel sorriso.

<Kim Minjee> una voce femminile chiamò il suo nome facendole alzare la testa mentre decine di occhi si posarono su di lei che ormai si era alzata in piedi.
Per qualche attimo cessarono i lievi bisbiglii, ma, dopo che la ragazza ebbe fatto i primi passi verso l'anziana signora che l'aveva chiamata, il tutto ricominciò indisturbato.
Minjee incontrò lo sguardo annoiato della donna che l'osservava come se volesse urlarle di darsi una mossa e, non sopportando questo comportamento, lei fece apposta l'esatto opposto rallentando la sua camminata.
Nonostante avesse un cancro e stesse quasi collassando per l'ansia non l'avrebbe data vinta a persone maleducate e irrispettose, non sarebbe andata contro i suoi principi.
A passo lento entrò nel piccolo studio sotto lo sguardo furioso della donna che però non emise fiato.
Un colore più luminoso si presentò ai suoi occhi mentre guardavano curiosamente la stanza pulita e ordinata.
C'erano diversi scaffali sul fondo colmi di libri e cartellette contenenti chissà quanti documenti e diagnosi, sulla destra c'era un lettino, uno sgabello girevole e un piccolo mobiletto mentre dalla parte opposta c'era una grande finestra che dava sul curato giardino della clinica.
Al centro c'erano due sedie con davanti una grande scrivania in legno massello dove era ammucchiata una pila di fogli e documenti, un porta penne, una ciotolina contenente caramelle e due raccoglitori entrambi rosa.
Minjee si sedette su una delle due sedie destinate ai pazienti, quando fece ciò l'anziana e odiata donna se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
La bionda guardò davanti a sé notando un uomo chino su un foglio intento a compilare una lista.
Passarono qualche minuto in silenzio fino a quando lui non si mise ritto mettendo diligentemente il tappino alla penna.
Gli occhi di Minjee si spalancarono vedendo il giovane medico davanti a sé.

Spring Day//J.Jk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora