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La testa continuava a sprofondare nel mare calmo in cui il resto del corpo galleggiava, era affollata e dolorante ma non troppo stanca da voler dormire. Non ne era ancora il momento.
Continuava ad affondare e i polmoni si riempivano attimo dopo attimo d'acqua, era questione di attimi e sarebbe annegata. Non che ciò la spaventasse, non lo aveva mai fatto, neppure quando, pur non sapendo nuotare, mossa dal suo ferreo orgoglio, a quattordici anni si era spinta lontana dalla riva. Era bastato un battito di ciglia ed era colata a picco nel freddo mare di Incheon. Se Namjoon l'avesse recuperata anche solo un attimo più tardi, certamente,  lei non avrebbe vissuto altra sofferenza e forse era stata proprio quella consapevolezza a non farle temere l'annegamento nel momento in cui era sopraggiunto.
Una magra consapevolezza che era ingrassata negli anni, negli occhi lucidi e castani di Namjoon, nelle grida di Yoongi, nel sorriso di Taehyung, nelle mani di Jungkook e nelle lacrime di Wendy che avrebbero ripreso a scorrere tra non molto tempo. Il silenzio di Hoseok le aveva donato una risata cattiva che aveva iniziato a schernirla non appena Lisa, sbiadita e colma di tristezza, le ebbe fatto regalo della voce, trasformando quella consapevolezza in un demone che Minjee aveva dato per morto il giorno in cui, grazie alla disperazione di suo fratello, lei era ritornata a vivere, o quasi.
Alla fine erano sempre loro due, si lasciavano e si ritrovavano, si picchiavano e si accarezzavano.
Un circolo vizioso da cui Minjee non sarebbe mai riuscita ad uscire senza perdere un pezzo di sé, sempre se sarebbe mai riuscita a riconoscere la sua ombra, la sua immagine.
Chi sei Minjee?

Le lenzuola sfregavano sotto i suoi polpastrelli mentre gli occhi non smettevano di osservare il soffitto dall'intonaco bianco, le cui piccole crepe ormai conosceva a memoria. Lisa le aveva detto che Hoseok aveva già comprato la pittura ma non aveva avuto ancora modo di mettersi all'opera o, forse, non ne aveva semplicemente avuto voglia.
Erano sdraiate, l'una accanto all'altra in silenzio. Un'abitudine che certo non avrebbero perso.
Lisa pensava che fosse rincuorante delle volte, stare vicine e in silenzio, credeva che anche quest'ultimo fosse importante in un rapporto ma se solo avesse saputo che cosa nascondeva il silenzio di Minjee, forse, avrebbe cambiato idea. Lisa, però, non era stupida e, sebbene l'amica non lo sospettasse, lei, in fondo, era a conoscenza dei demoni che la tormentavano.
Erano ipotesi che danzavano nella sua mente da anni. Non aveva mai chiesto la conferma per non turbare Minjee, per non farla stare male, per non rompere quel silenzio che suggellava un patto, un tacito accordo di non divulgazione.
Non aveva mai chiesto per non fare male a Minjee e a se stessa, Lisa temeva ciò che l'amica continuava a tenere per sé ed ora che la malattia si era evoluta drammaticamente non faceva altro che esserne terrorizzata. Da quando era tornata da Busan non faceva altro che vedere nei suoi occhi che, oltre che fisicamente, stava morendo anche mentalmente.
Si chiedeva spesso che cosa dovesse fare, quale sarebbe stata la mossa giusta ma una risposta mai la trovava.
Si sentiva tremendamente in colpa, quale amica non saprebbe decifrare l'umore o il dolore? Si era sempre risposta che l'errore non stava in lei ma, semplicemente, Minjee era troppo brava nel nascondere quanto accadeva e che cosa pensava, ma ora che le era praticamente crollata di fronte, ogni sua scusa e certezza erano sfumate rivelando quanto in realtà fosse incapace di essere una buona amica, quanto in realtà non comprendesse Minjee.
Si era sempre ripromessa di essere la sua spalla, il suo scudo, ma come avrebbe mai potuto adempiere a quei compiti se neanche riusciva a sopportare il dolore dell'amica? Negli ultimi mesi era stata lei a piangere per lunghe notti, quasi come se il tumore fosse stato suo e non di Minjee.
Sarebbe mai stata una buona amica?

Il caos colmava le loro teste, mentre il silenzio a loro esterno era talmente assordante da intorpidire le loro orecchie. Hoseok, sebbene avesse desiderato il contrario, le aveva lasciate sole in casa, sapeva che avrebbe fatto bene ad entrambe ritrovarsi a quattrocchi dopo tempo.
Era uscito con la scusa di dover fare la spesa per la cena. Quella sera Jungkook sarebbe tornato definitivamente da Busan e tutti speravano nella sua facoltosa promozione, speravano sarebbe stato un giorno di festa.
Hoseok era quindi uscito dal suo appartamento con intenzioni culinarie ma si era ritrovato, inspiegabilmente, al parco vicino a casa, con i muscoli delle gambe doloranti e il fiato corto. Senza accorgersene aveva iniziato a correre e a sudare mentre gli occhi stanchi gli si erano appannati, aveva raggiunto il limite.
Accucciato a terra, vicino ad una panchina, era scoppiato in lacrime. Lo stress di quell'ultimo periodo gli era crollato addosso tutto in una volta sola, portandolo a tremare e singhiozzare sul posto, stretto tra le sue braccia.
Pur di sostenere e rassicurare Lisa, in quegli ultimi mesi, aveva represso tutto il suo dolore, tutta la sua tensione e disperazione. Lo aveva fatto per così tanto tempo e con così tanta intensità che non appena si era ritrovato solo, lontano dalla sua dolce metà e dalla sua più cara amica che voleva solo proteggere, era crollato in un pianto liberatorio.
Si dondolava irrequieto mentre i palmi delle mani cercavano inutilmente di asciugare quelle copiose lacrime che chiedevano pietà dopo un così lungo periodo di repressione.
Era stremato, addolorato e impaurito, d'altronde anche lui amava Minjee.

Spring Day//J.Jk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora