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Minjee era scivolata.
Era scivolata irrimediabilmente su quel filo sottile che stava ospitando la sua camminata insicura su un burrone troppo profondo e troppo scuro, da far venire le vertigini a chiunque. Aveva perso l'equilibrio spinta da un forte vento ricco di notizie tragiche e da un passo fatto troppo lungo e troppo sbagliato.
Aveva urlato quando i suoi piedi avevano iniziato a scivolare nel nulla, mentre un vuoto incolmabile si era aperto nel suo stomaco facendole stringere gli occhi colmi di lacrime dal dolore e facendole mancare il respiro. Singhiozzante e impaurita si era aggrappata con disperazione con le mani a quel filo ondeggiante, penzolando così, con terrore e frustrazione, tra la voglia di continuare e la voglia di mollare la presa e far finire finalmente quell'agonia.
Aveva provato a tirarsi nuovamente su per riprendere ad avanzare ma le sue braccia magre e deboli avevano deciso di non collaborare, troppo stanche e senza forze anche solo per tenerla aggrappata a quel filo più di quanto lei avrebbe desiderato. Le sue dita, infatti, avevano iniziato pian piano a tremare doloranti mentre piccoli tagli avevano iniziato a formarsi sotto i suoi polpastrelli. Stava cedendo e la pioggia che aveva iniziato a cadere su di lei non la stava certo aiutando.
Il freddo si era insediato nelle sue ossa facendole scricchiolare come vecchi macchinari pieni di ruggine ad ogni sospiro, ad ogni piccola folata di vento gelido, ad opporsi un grande calore sprigionava nel suo petto, l'unico che sembrasse ancora tenerla attaccata alla vita o, forse, era solo una grande macchiolina di illusione che si sarebbe presto trasformata in un'alta e incontrollata febbre che avrebbe velocizzato il suo addormentamento eterno.
Le labbra blu erano rivolte verso l'alto, proprio come il viso che si lasciava solcare dalla pioggia che pian piano iniziò a mescolarsi con le lacrime, mentre gli occhi rossi guardavano vacui il cielo scuro, scosso da una grande tempesta, dalle mani livide iniziarono a sgorgare piccoli filamenti di sangue che colarono giù, sulle sue braccia, silenziosamente.
Le orecchie pian piano diventarono sorde, le dita, immerse nel liquido scarlatto, iniziarono invece a scivolare a loro volta sul piccolo filo da equilibrista a cui era appesa, mentre la vista cominciò ad appannarsi.
Il filo oscillò con inspiegabile impetuosità, come se un altro corpo avesse iniziato a percorrerlo, mentre la testa di Minjee si piegò all'indietro con rassegnazione come il suo corpo che, molle e colto dai primi segni della febbre, iniziò a collassare su se stesso. Iniziò a perdere coscienza sotto le gocce di pioggia che sembravano lapilli di lava, mentre gli occhi si chiusero pian piano in piccole fessure parventi prive di vita.
Si stava arrendendo ma, quando ormai tutto sembrava perduto, una stretta calda intorno al suo polso gelido le fece riaprire gli occhi di scatto, mentre la testa pesante e calda tornò velocemente a funzionare.
Una figura opaca ripiegata su di lei, sostava sotto la pioggia a sua volta, agitata e impaurita, mentre con forza tentava di riportarla con i piedi sul filo sottile della vita. La stava tirando con tutta se stessa ma Minjee sembrava incapace di collaborare, mentre cercava di distinguere quei tratti così familiari.
Gridava e la implorava, Minjee lo vedeva dal movimento delle sue labbra tremanti, ma non riusciva a udire quella figura che pian piano prese forma nella sua mente, facendola improvvisamente dimenare sul posto, facendo ondeggiare entrambi sempre più pericolosamente.

Come un bambino appena venuto alla luce, Minjee scoppiò in un forte pianto mentre le orecchie, prima divenute sorde, iniziarono a fischiare e a dolergli, mentre i suoni tornarono a scorrere chiari nella sua testa.

Minjee lo vedeva e lo sentiva.
Lo vedeva chiaramente camminare frettolosamente avanti e indietro per tutta la casa con in mano grandi plaid quadrettati che le appoggiava sulle spalle in un vano tentativo di placare i suoi tremori, mentre borbottava pensieri preoccupati.
Non rimembrava come fosse finita lì, i suoi ricordi si fermavano al temporale danzante sulla sua testa e ad una delicata stretta attorno al suo polso che l'aveva guidata verso una meta indefinita che si era scoperta essere la dimora del corvino.
Aveva indosso una tuta da ginnastica, enorme per la sua magrezza che stava aumentando senza che nemmeno lei se ne accorgesse. I suoi vestiti erano fin troppo fradici per essere ancora indossabili ma a lei non importava.
Non le importava nulla del suo infreddolimento, della temperatura che si stava fin troppo alzando, preannunciando un'imminente febbre che i suoi deboli e inesistenti anticorpi non erano riusciti ad impedire. Non le importava delle sue dita ghiacciate che si stavano tendendo e piegando a causa di acuti e dolorosi crampi né della sua testa calda e pesante che aveva iniziato pian piano a dolergli, no, non riusciva a pensare ad altro se non all'uomo che, turbato e preoccupato, si stava tormentando l'animo per cercare di aiutare lei, la persona che più lo aveva ferito, che gli aveva lacerato e frammentato il cuore.
Come poteva preoccuparsi ancora per lei dopo tutto quello che gli aveva detto? Come?!
Minjee non riusciva darsi pace mentre con lo sguardo seguiva ogni suo disordinato movimento, ogni sua espressione preoccupata e ricca di difficoltà, mentre poteva percepire quanto le sue condizioni pietose lo stessero facendo agitare.
Sospirò amareggiata, anche in quel momento lo stava facendo soffrire, anche in quell'attimo in cui lei era seduta in silenzio a fissarlo, mentre le sue intenzioni l'avevano portata lì solo per delle scuse.
La sua sola esistenza lo feriva eppure lui continuava imperterrito a donarsi a lei e Minjee non poteva che chiedersi se avrebbe mai potuto meritarsi un uomo del suo calibro, lei, che non era mai stata capace di rendere fiera sua madre. Un errore di passaggio che nessuno aveva mai voluto.
Minjee si sentiva come una ladra nella via lattea con in mano una tra le più lucenti stelle del cielo. Una persona, quindi, indegna che possedeva tra le mani un qualcosa di più prezioso e importante anche solo di migliaia di miserabili vite, come la sua, sommate e la cosa che più la sorprendeva era che quella dolce stella, dal gentile calore, si era abbandonata a lei senza giudicare il suo mestiere né il suo discutibile passato, purché la custodisse con premura. Minjee, però, l'aveva crepata quella luminosa stella, l'aveva scheggiata con egoismo e finto eroismo infrangendo la promessa di protezione, eppure lei era ancora lì che con affetto sostava al suo fianco fancendole compagnia e illuminandole il cammino, come aveva potuto accettare quel suo errore?

Spring Day//J.Jk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora