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Un piacevole silenzio alleggiava all'interno dell'appartamento di Jungkook quel Giovedì mattina, tutto sembrava scorrere con calma e tranquillità. Un odore amarognolo di caffè era diffuso nell'aria, mentre un dolce sapore di biscotti al cioccolato impastava ancora le bocche dei due amanti in quel momento divisi.
Jungkook, infatti, si trovava seduto al tavolo della sala intento a lavorare su alcune trattative con il suo computer mentre Minjee, prima impegnata nel leggere un libro di Kundera sul divano, sembrava essere svanita in bagno da ormai diversi minuti.
Sebbene fosse stata molto silenziosa, il corvino si era accorto facilmente della sua assenza visto che con la coda dell'occhio non riusciva più ad individuare un corpo stravaccato sul suo sofà, con le gambe all'aria appoggiate sullo schienale.
Non gli diede più di tanto peso, pensando che non ci fosse nulla di sospetto, e anche quando il tempo iniziò a passare lui non si mosse dalla sua posizione, continuando a lavorare, lanciando solo qualche volta un'occhiata in direzione del corridoio che dava sul bagno.
Così il giovane uomo si ritrovò a battere i suoi polpastrelli sulla tastiera del computer diffondendo nell'aria un lieve rumore che, accompagnato da alcuni sospiri e borbottii, andò ad offuscare per qualche attimo quell'atmosfera di pace che si era venuta a creare dopo la colazione tra i due amanti che si era rivelata dolce e sopratutto divertente perché Minjee la mattina non era un granché attiva, non che lo fosse durante la quotidianità ma appena sveglia lo era meno del solito, e Jungkook non aveva fatto altro che ridere intenerito di fronte al suo broncio mezzo addormentato e ai suoi che faticavano a restare aperti se non grazie agli stuzzicadenti come nel film di Mr Been.
Si era addirittura appisolata in piedi accasciata a lui mentre questo versava latte e caffè nelle tazze di entrambi.

Dopo altri diversi minuti, Jungkook finì l'ultimo ordine che gli era stato inviato dal suo capo mettendo in pausa il suo lavoro che, sicuramente, avrebbe ripreso quel pomeriggio.
Si appoggiò con un lungo sospiro allo schienale della sedia su cui era seduto, sciogliendo le spalle e il collo da una leggera tensione che si era accumulata su essi. Tolse gli occhiali tondi che usava per lavorare da sopra il suo naso, appoggiandoli così sul tavolo in legno di noce, di fianco al computer che chiuse momentaneamente.
Passò una mano tra i suoi capelli neri che scompigliò appena, mentre il suo sguardo si alzò sulla parete di fronte dove erano appesi due grandi quadri di Silvano Gamba, un pittore italiano, che gli erano stati regalati da un suo cliente che, dopo essere stato in Europa, glieli aveva voluto donare in segno di riconoscenza per un progetto che avevano portato a termine insieme nella caratteristica città di Ulsan.
Erano due quadri molto particolari che lo avevano stregato per la loro semplice perfezione.
Il primo rappresentava un agglomerato di quattro case immerse in un bosco imbiancato di neve, il tutto ambientato sul pomeriggio tardi, quasi sera. Il secondo, invece, presentava in primo piano tre ombrelli, uno viola e azzurro, uno rosso, quello al centro e l'ultimo blu, quello più a destra vicino alla cassetta della posta.
Si soffermò a guardarli a lungo con una convinzione sempre maggiore, nella semplicità risiede la vera bellezza. Sebbene potesse sembrare che, apparentemente, non avessero nulla di prezioso, in realtà era l'esatto opposto ma ciò dipendeva solo dall'occhio che possedeva la capacità di scrutare con attenzione e calma, l'occhio che sapeva scorgere la vera bellezza.
Jungkook non era un esperto d'arte, eppure non era riuscito a fare a meno di innamorarsi di quei tratti di pittura piuttosto di quelli più arzigogolati e complessi di ben altri autori molto più famosi.
Quei due quadri erano molto diversi dagli altri che possedeva, sia per cultura che per valore, infatti erano stati i primi che lui aveva deciso di portare con sé a Seoul perché sapeva che non ne avrebbe potuto fare a meno, perché sapeva che quella semplice bellezza era difficile da trovare e che sicuramente non l'avrebbe incontrata in quel momentaneo pernottamento in una città che poche volte aveva visitato, ma aveva fatto male i calcoli.

<sono davvero molto belli> una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione facendolo sussultare leggermente sul posto per l'improvviso suono che ruppe quel calmo silenzio.
Voltò appena lo sguardo alla sua destra incontrando così la figura di Minjee intenta anch'essa nello scrutare i due quadri con occhi attenti. Indossava ancora il pigiama composto da dei pantaloncini rossi a righe bianche e una maglietta bianca con delle patatine fritte dipinte sopra. Sul capo portava un fazzoletto rosso con fiori rosa.
La semplicità in persona avrebbe osato dire lui.
Una semplicità bellissima.
<sai, non amo molto i dipinti, ne riconosco certo la bravura, ma non ne vado matta. Eppure questi sono così belli...> sussurrò infine con leggerezza, quasi fosse stato un soffio delicato. Anche lei non poteva fare a meno di rimanerne incantata.
Nemmeno i suoi occhi, come quelli di Jungkook, erano guasti, riuscivano a vedere la vera bellezza, riuscivano a scorgerla con meraviglia e stupore nelle semplici cose come quei quadri.
Il corvino a quelle parole rimase sorpreso, quei dipinti le avevano fatto il suo stesso effetto.
Non disse nulla, non aggiunse altro a quella frase la cui fine condivideva appieno, si soffermò solamente a guardarla, ad ammirarla con i suoi occhi scuri e innamorati.
Sentì come una sensazione in più rispetto alle solite e travolgenti emozioni che provava e che lo facevano ardere quanto erba secca nel fuoco, sentì come se una nuova consapevolezza si fosse fatta spazio in lui.
Minjee a prima vista non aveva nulla di particolare, era bella? Si, certo, ma non di quelle bellezze che saltano subito all'occhio o che appaiono con maestosità. Non era un tipo appariscente, non che amasse esserlo infatti, non indossava vestiti particolarmente colorati o stravaganti, neppure firmati nonostante se lo potesse permettere visto il benestare della sua famiglia. Il trucco sul suo viso si trovava rare volte, forse perché non ne aveva bisogno? Vero, in parte. Era troppo pigra per applicarlo? Vero anche questo ma la realtà era che non le importava più di tanto di come gli altri la vedessero. Una forte indifferenza aveva iniziato a colmarla riguardo quell'aspetto nel corso degli anni.
Ciò le permetteva così di passare inosservata e confondersi tra la gente, ciò le permetteva di essere come quei quadri, all'apparenza nulla di che e uguali a molti altri, cosa che aveva sempre desiderato sin da piccola, un po' di normalità.
Jungkook da tempo si chiedeva cosa l'avesse incuriosito così tanto in Minjee la prima volta che si erano visti e adesso finalmente aveva compreso la risposta, la semplicità che passava inosservata e che racchiudeva un'immensa bellezza, la vera bellezza.

Spring Day//J.Jk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora