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<e tu che ci fai qui?>

Dopo lunghi attimi passati a boccheggiare incerta, fissando l'uomo seduto al tavolo della luminosa cucina, Minjee riuscì inspiegabilmente a ritrovare la sua voce che fuoriuscì flebile e simile ad un lamento, quasi come se le sue aspettative fossero state deluse. Uscì più stridula di quanto si sarebbe aspettata, più acuta di quanto le era mai appartenuta, mentre i suoi occhi continuavano a vacare incerti sulla figura che non aveva smesso un attimo di fissarla silenziosamente, con il volto teso e le mani strette intorno a Momo che sedeva sulle sue gambe, intento a godersi le piccole carezze dell'uomo a lui familiare.
Fu un attimo e il volto teso si trasformò in una smorfia divertita e infastidita.
Minjee era certa fosse arrabbiato, era furioso e come poteva dargli torto? Anche lei al suo posto lo sarebbe stata.
<buffo detto da te visto che questo è l'appartamento di mio fratello> Yoongi era seduto di fronte a lei, portava un cappellino nero sul capo, a voler andare a nascondere le radici dei suoi capelli che avevano iniziato a ricrescere. Indossava dei semplici jeans neri e una maglietta del medesimo colore, con una scritta argentata troppo piccola per essere letta dagli occhi stanchi e ancora assonnati di Minjee. Gli occhi di lui lampeggiavano come saette, le labbra sottili erano appiattite l'uno contro l'altro mentre le goti erano tinte di un leggero rossore, come a voler rendere più plateale il fatto che fosse terribilmente arrabbiato.
Per la prima volta nella sua vita Minjee si sentì a disagio, provò un imbarazzo tale davanti a lui che quasi sentì la necessità di scappare, di correre fuori da quell'appartamento e di rifugiarsi nelle sue quattro mura sommersa dalla vergogna di aver ferito un animo così nobile, una persona così bella come Jungkook.
Già si faceva schifo da sola, in più lo sguardo che lui le rivolse non fece altro che farla sentire sempre più male e sempre più rivoltata da se stessa e da quello che aveva fatto.
Sembrava non esserci un attimo di pace per lei e le sue colpe.
Sembrava come se il dolore che stesse provando non fosse già abbastanza. I tre mesi di vita restanti, le lacrime di Jungkook e il suo allontanamento, il passato che era tornato a tormentarla e a richiamarla verso una folle idea che Namjoon era riuscito a sventare su un grattacelo in una fredda serata di novembre, mentre piccoli fiocchi di neve avevano preso ad imbiancare la silenziosa Ilsan.
No, tutto questo non era ancora abbastanza.
E pensare che lei aveva agito mossa da nobili intenzioni, aveva deciso di accantonare, per l'ennesima volta, la sua felicità, che più luminosa di Jungkook non aveva mai incontrato, per fare in modo che almeno lui non ne restasse troppo coinvolto. Per fare in modo che non ricapitasse la stessa situazione del piccolo Taehyung, il cui ricordo, a distanza di settimane, continuava a logorarli, sebbene cercavano di non darlo troppo a vedere.
Minjee voleva proteggerlo e avrebbe sopportato qualsiasi cosa pur di tenerlo lontano dall'enorme dolore della sua morte, ma iniziava a domandarsi per quanto sarebbe riuscita a resistere, quanto ancora sarebbe riuscita a portare avanti quella messinscena senza cedere alle pulsioni negative o a raccontare quale fosse la verità, accettando quindi la morte di entrambi?
Per quanto ancora sarebbe riuscita a stargli lontano e a sopportare silenziosamente lo sguardo sprezzante di Yoongi e le sue parole di odio che era certa sarebbero arrivate di lì a poco?
Beh, non molto.

Minjee lo guardò stancamente ancora per qualche attimo fino a che, forse un po' intimidita o imbarazzata dalle sue colpe sofferte, abbassò il capo, puntando lo sguardo verso il pavimento. Ingenuamente aveva pensato per alcuni secondi che forse, agendo per quella via, mostrandosi ancora più pietosa di quanto già era, lui magari si sarebbe trattenuto ed invece scatenò la reazione opposta.
Il fastidio crebbe a dismisura in Yoongi che ritornò a parlare con voce pregna di collera.
<sai, settimana scorsa mi aveva accennato tutto contento che anche tu saresti partita con lui. Sprizzava così tanta allegria che quasi mi aveva fatto venire il mal di pancia dalla dolcezza - iniziò a raccontare Yoongi picchiettando con forza l'indice contro il tavolo in legno, in un vano tentativo di canalizzare la sua immonda rabbia pronta ad esplodere da un momento all'altro - ieri l'ho chiamato per sapere come stesse andando il lavoro e il vostro "adorabile" pernottamento - marcò quella parola con talmente tanto scherno che lei voltò leggermente il viso verso destra, come se le fosse appena stato tirato uno schiaffo e, in effetti, il dolore che stava iniziando a propagarsi nel suo essere era simile, se non più forte. Strinse le mani in due pugni mentre i piedi iniziarono a strisciare contro il pavimento in un vano tentativo di portarla via, Minjee sapeva bene quali parole sarebbero seguite di lì a poco e, sebbene la sua mente fosse paralizzata, il suo corpo stava cercando in tutti i modi di metterla in salvo da un altro crollo. Ne aveva già subiti troppi, l'ennesimo sarebbe stato ancor più devastante ma non ebbe la forza di allontanarsi, sembrava come se gli occhi fiammeggianti di Yoongi la stessero tenendo incollata al pavimento di quella luminosa cucina, facendole sbattere con forza il volto contro i ricordi che impregnavano quelle quattro mura. Lo guardò rassegnata ma lui non vacillò - Jungkook all'inizio ha tentato di farmi credere che stesse andando tutto bene e che tu fossi con lui per non farmi preoccupare ma, purtroppo per lui, non è un bravo attore e dalla sua voce tremante e incerta ho capito che c'era qualcosa che non andava. È crollato in fretta e mi ha raccontato a grandi linee cos'era successo - a quelle parole Minjee iniziò a vedere una vena pulsare, in maniera sempre più evidente, sul suo collo, segno che l'avvisò che la sua furia stava raggiungendo il culmine. Il volto, solitamente, color porcellana divenne man mano sempre più rosso mentre Momo sfuggì da sopra le sue gambe a causa della stretta intorno a lui che si fece fin troppo soffocante. Minjee non volle nemmeno immaginare come Jungkook fosse crollato difronte all'insistenza del fratello, le bastava già il ricordo dei suoi occhi delusi e pieni di lacrime a piegarla a metà dal dolore, non voleva udire altro. Yoongi si alzò lentamente dalla sedia e si avvicinò con passi pesanti alla minore che lo guardò intimidita e con gli occhi che pian piano stavano tornando a farsi lucidi, era stanca di ricordare quanto aveva fatto, troppo debole per reagire o per dimostrarsi infrangibile come al solito - se solo tu non fossi una donna e non fossi malata di cancro ti avrei già tirato un pugno - mormorò Yoongi a denti stretti a pochi centimetri da lei. Se c'era una persona a cui Yoongi non si doveva torcere capello, beh, quella era Jungkook, il suo amato fratellino - Sei impazzita! Tu sapevi benissimo quanto lui, in passato, avesse sofferto a causa di Sooyeon che non aveva fatto altro che prenderlo in giro, tu lo sapevi benissimo e che cosa hai fatto?! Eh?! La stessa identica cosa, se non peggio! L'hai illuso, divertendoti alle sue spalle!> Yoongi, preso da uno scatto d'ira, le urlò contro con talmente tanta voracità da farla sussultare sul posto spaventata, facendole compiere un passo indietro.
Minjee chiuse istintivamente gli occhi di fronte alle sue grida, mentre da essi iniziarono pian piano a sgorgare calde lacrime che ripresero a solcare il suo viso consumato e scavato.
<n-non è v-vero...> balbettò in un sussurro che non fu percepito dal maggiore che sembrava aver perso il lume della ragione. Il cancro aveva cambiato anche lui, dall'uomo apatico che era, si era trasformato in un soggetto privo di autocontrollo emotivo.
La malattia li aveva cambiati entrambi.
<Non credevo fossi così brava a mentire, sei riuscita a convincere anche me con la tua misera messinscena da innamorata confusa che fa finta di non comprendere i suoi sentimenti - le puntò un dito contro che poi le schiacciò contro il petto facendola arretrare ancora e ancora, mentre le lacrime non fecero che aumentare sempre di più sulle sue guance scarne. Minjee sarebbe crollata a momenti, il livello di sopportazione che si era prefissata era stato scavalcato senza troppa fatica e in veramente poco tempo, riducendola ad un cumulo di dolore, lacrime e frustrazione che la stava facendo impazzire ogni attimo di più. Strinse con forza le sue mani in due pugni, cercando di resistere - sei solo una bugiarda> sibilò lui, spingendola un'ultima volta rischiando quasi di farla cadere, mentre i piedi scalzi di lei strisciarono fino allo soglia della cucina lasciando davanti a sé piccole macchioline di sangue provenienti da alcune ferite che si erano riaperte.
A quella vista Yoongi sussultò e si morse con forza il labbro, sapeva di star esagerando ma per lui non era ancora giunto il momento di fermarsi, non ancora.
<basta Yoongi...> lo supplicò Minjee in un sussurro mentre forti singhiozzi iniziarono a scuotere il suo petto.
<basta cosa, Minjee? Di dire la verità?! Di urlare al mondo quanto tu sia meschina e disgust-> Yoongi tornò a sopraffarla con impetuosità ma non riuscì a finire di parlare che delle urla più forti delle sue lo interruppero lasciandolo senza fiato e facendolo ritrovare in pochi secondi a terra.
<Yoongi basta!> Minjee non seppe spiegare dove riuscì a trovare tutta quella voce per gridare in tale modo, né tutta quella forza che le aveva permesso di reagire spingendo Yoongi a sua volta, facendolo addirittura cadere per terra con un forte tondo. Lei non riusciva a capire nulla se non che non ce la faceva più, che non sarebbe riuscita a sopportare oltre senza parlare e gridare con rabbia a sua volta quanto stesse soffrendo anche lei.
Minjee non aveva mai mostrato il suo dolore a qualcun altro, lo aveva sempre tenuto nascosto o mostrato in una forma talmente parziale da non poter nemmeno essere considerata una confessione. Aveva tenuto sempre tutto per sé, tutto racchiuso e stipato nel suo fragile essere che in quei giorni di solitudine si era crepato talmente tanto da permettere a chiunque di sgretolarlo con un soffio.

Spring Day//J.Jk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora