Bitchy? Always. In the morning? Worse.

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7.30 AM.

Giulia si trovava da Starbucks a pochi isolati dal residence.
La sera precedente non aveva dormito molto, le mancava il respiro e quel che era peggio, non ne sapeva la ragione.
Aveva passato tutta la notte a guardare fuori dalla finestra, a leggere qualche storia su Wattpad per distrarsi, ma scocciandosi poco dopo. Verso le sette si era rotta di stare in quella camera, piccola e senza un filo d'aria, cosicché decise di alzarsi e di uscire a fare colazione.

Appena arrivò al bar il suo umore non migliorò.
Alla cassa c'era un ragazzo veramente scortese: la trattava come una stupida, parlando un inglese lento e molto elementare.
Ma se gli dico che è una testa di cazzo gigantesca capirà che so abbastanza inglese da capirlo anche se parla normalmente? 
Le stava abbastanza sulle palle.
Fortunatamente per lui, Giulia indossava gli occhiali da sole, altrimenti avrebbe visto quanto storto lo stesse guardando.

Comunque sia, dopo aver preso la sua ormai  solita cioccolata con panna si sedette su uno sgabello che dava sulla strada e sui vari negozi.

Sembrava una morta vivente.

Non si muoveva, fatta eccezione per bere dalla tazza, non spiaccicava parola e non faceva altro che guardare di fronte a sé.
Solitamente le persone quando vedevano Giulia ne erano spaventati e inquietati perché sembrava essere strana e parecchio rude - cosa vera, ma non fino a certi livelli -, ma fortunatamente c'erano delle eccezioni.

- Buongiorno! - disse raggiante Mark, sedendosi accanto a lei.

Giulia si girò a malapena e dopo averlo guardato per quel che sarà stato mezzo secondo, tornò a guardare dritto davanti a sé. Era troppo stanca e pigra per avere una conversazione a quell'ora del mattino, specialmente dopo una notte insonne.

Il ragazzo non poté far altro che ridacchiare, scuotendo la testa, domandandosi quanto fosse strana quella ragazza.

La prima volta che l'aveva incontrata non si era fatta problemi a urlargli addosso, la sera precedente invece era tutta timida, mentre il quel momento era la perfetta rappresentazione di una persona in attesa di un miracolo.

Mark considerava Giulia una continua sorpresa.

- Ti vedo affranta. C'è qualcosa che non va? - chiese il ragazzo con premura.
Giulia sorrise.
Un pomeriggio stava guardando con sua sorella maggiore il film I fantastici viaggi di Gulliver  e oltre al parlar formalmente, continuavano a ripetere la parola "affranto" e questo le fece ridere così tanto che le due sorelle  iniziarono a usarla per rallegrarsi.

- Tutto e tutti. - rispose semplicemente.
Lei era la classica persona che odiava le persone, odiava parlarci, sfiorarle e perfino respirare la loro stessa aria.
Una persona molto pacifica insomma.

- Oooooohhh, addirittura! Non credi di esagerare? - rise lui.

- E tu non credi di essere un gran rompicoglioni? -.
Inutile dire che il ragazzo ci rimase malissimo. Dalla postura così rilassata e calma della ragazza, non si aspettava una frase del genere da parte sua, specialmente perché non aveva fatto nulla per meritarsela.

- Cosa? Scusa, ma ... che ho fatto di sbagliato? - Mark non poteva sapere che genere di nottata avesse passato Giulia.
La cosa triste era che anche se non fosse stato per quella notte da incubo, Giulia avrebbe avuto lo stesso atteggiamento.
Era fatta così: stronza di natura, ma molto più stronza in mattinata.

- Intendi da quando sei entrato qui dentro, da quando ho avuto lo spiacevole piacere di incontrarti o da quando sei stato portato a casa dalla cicogna? - chiese sfacciata Giulia, senza accenno di emozioni nel suo tono di voce.
Mark era incredulo. I suoi amici a volte dicevano cose di quel tipo, ma scherzando ovviamente; sentire da lei quelle parole lo sconvolse.

- Ma che cazzo ti è preso da un giorno con l'altro? Ti è arrivato il ciclo per caso? -. Nonostante c'erano alcune belle paroline che frullavano nella testa del ragazzo e che quest'ultimo avrebbe voluto tanto dire a quella piccola bastarda maleducata, decise di non farlo perché voleva capire la situazione che si era creata.
Voleva capire lei.

- A te invece è arrivato un avviso di sfratto? - chiese Giulia con una calma quasi inquietante.

- Un avviso di sfratto? No, perché dovrei -? - chiese Mark con una faccia confusa.

- Perché dovresti sloggiare. - rispose infine lei facendo il gesto di andarsene a quel paese.

Mark a quel punto non riuscì più a trattenersi. Sbottò. - Ma vaffanculo! Sei davvero una grande stronza. -.
Non voleva dire quelle parole perché sapeva in cuor suo che lei non era davvero così.
Non aveva idea perché si stesse comportando in quella maniera. Più cercava di capirlo e più gli pulsava la testa.

- Finalmente l'hai capito! Allora non sei così stupido come pensavo che fossi. -. Un altro colpo. Man mano che apriva bocca, Giulia sembrava colpire Mark con tante piccole pallottole che miravano non solo all'orgoglio, ma anche al cuore.

- Fanculo. - disse Mark, dandole le spalle e uscendo dal bar. Era intento ad andarsene, ma qualcosa lo bloccò: si voltò e la vide là da sola a guardare con malinconia la sua tazza di cioccolata.
Qualcosa non andava in quella ragazza e voleva scoprire cosa.

Mark fece retrofront e ritornò nel bar, seduto ancora una volta accanto a Giulia.

- Come non detto. Sei davvero stupido allora, eh? -. Sorrise amaramente lei.

- Disse quella vestita in pigiama. - ribatté lui, stavolta sicuro di riuscire a tenerle testa.

- Meglio essere vestita in pigiama che essere un coglione come te. - rispose bevendo la sua cioccolata.

- Meglio essere un coglione gentile come me che essere un'acida come te. -.

- Meglio essere acida come me che essere ingenua come te. -.

- Meglio essere di carattere come te che ingenuo come me. - ribattè Mark sorridendo. La voleva prendere dal verso opposto per vedere la sua reazione.

- Meglio essere, aspetta cosa? -. Mark non faceva altro che sorriderle in modo sfacciato e questo non faceva altro che farla innervosire.

- Beh, si può sapere che hai tanto da ridere? -.

- Sei una gran bella ragazza di carattere, ce ne sono poche in circolazione. - disse Mark appoggiando il gomito sul bancone di legno che dava sulla strada.

- E tu sei un coglione, ce ne sono fin troppi in circolazione. -.
Forse adesso iniziava a capire cosa stesse cercando di fare Giulia.

- Io scommetto che nel profondo tu sia anche dolce. -.
Mark si stava sorprendentemente divertendo. In quelle poche volte in cui l'aveva vista si era reso conto di non essersi mai annoiato, quasi come succedeva con i suoi migliori amici.

- Io invece scommetto che nel profondo tu abbia un barattolo di stronzate. A volte quando ti agiti, si apre e qualcuna scappa fuori. -.
Mark non stava più ascoltando quello che stava dicendo, sapeva che non diceva sul serio. Rimase a guardarla mentre gli diceva i peggiori insulti che qualcuno gli avesse mai detto.

- Poi penso che tu sia anche molto romantica. -. Tutto ciò che diceva era vero, lo pensava davvero. Era un peccato che lei non ci credesse affatto.

- Mentre io penso che tu sia un gran bugiardo. - disse girandosi a guardare il ragazzo.

- Dicono che la verità sia difficile da accettare, ma quelli che lo dicono non hanno mai incontrato una persona come te. -.

Giulia non ne poteva più, era sempre più confusa. - Mi dici cosa diamine vuoi da me? -.

- Voglio conoscerti e insultarmi non mi farà allontanare da te, mi spiace. -.
Questo stava facendo. Voleva ferirlo in modo da allontanarlo, in questa maniera lui non avrebbe abbattutto la sua corazza e non sarebbe arrivato al suo cuore.
Semplicemente Giulia non voleva soffrire. Pensava che le cose belle non dovevano essere complicate, ma quello che non sapeva era che non funzionava così per tutti.

Viraha; Mark LeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora