This is a date ... or is it?

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- Allora come sono andate le lezioni? - chiese Giulia. Era ben consapevole che fosse una domanda terribile per iniziare, ma non le era venuto in mente niente di meglio e, per lo meno, era comunque un modo per rompere il ghiaccio e per non rimanere nella propria bolla di timidezza.

- Molto bene. Certo, sarebbe stato meglio se Kookie e Yuta non mi avessero distratto ogni cinque secondi facendomi vedere foto di belle ragazze o video stupidi durante la lezione, ma dire loro di smettere sarebbe come dire ad un cane di non abbaiare, perciò l'accetto ... la maggior parte delle volte - disse sforzando un sorriso.

- E quelle poche volte che non l'accetti, cosa fai? - chiese curiosa Giulia.

- Divento cattivo - rispose Jimin mostrando la sua espressione "malvagia". Giulia gli scoppiò a ridere in faccia.

- Perché ridi? -.

- Perdonami Jimin, ma non riesco proprio a vederti in modalità cattiva -. E' un pasticcino. Come può un pasticcino come lui diventare cattivo? Non riuscirei a rimanere seria nemmeno se fosse arrabbiato.

- Potrei sorprenderti - disse in modo molto malizioso con un'espressione furba in volto. Passarono una manciata di secondi ed entrambi scoppiarono a ridere. Giulia si rese conto che sua sorella non aveva torto dopotutto: sorridere o comunque ridere aveva sciolto la tensione e l'agitazione che provava poco prima. Ora si sentiva molto meglio.

- A parte gli scherzi, vorrei davvero sorprenderti -. Giulia arrossì immediatamente.

... Come scusa? Era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. Aprì la bocca per parlare, ma non uscì niente. Non sapeva esattamente cosa dire. Grazie al cielo, Jimin proseguì.

- Come tu hai sorpreso me l'altra sera -. A quel punto a Giulia mancò il respiro. Non voleva pensare al bacio, voleva costringersi a non pensarci, ma come poteva quando era a causa di quello se si trovava a guardare gli occhi di quel bel ragazzo? Ora che Jimin aveva menzionato l'accaduto, non poteva far finta di niente.

-  Scusami Jimin, ma ... -. La ragazza non fece in tempo a finire di parlare che lui la interruppe. Grazie a Dio perché non sapevo proprio che dirgli.

- Non hai nulla di cui scusarti, ma rispondi a questa semplice domanda - disse fermandosi davanti alla ragazza.

- Io ti piaccio? -.

- JIMIIIIIIN! Ma come puoi chiedermi questo! -. disse quasi strozzandosi, per poi coprirsi il viso in modo da non mostrargli il rossore sempre più imbarazzante. Lui le prese le mani e le tolse dal suo viso. La questione era più complicata di quanto non sembrasse: Giulia trovava Jimin veramente veramente attraente - tanto per usare un termine elegante -, però non lo conosceva affatto. Sinceramente le sarebbe potuto piacere, ma era ancora troppo presto per dirlo, specialmente ad alta voce.

- Facciamo così - disse tenendole le mani.

- Adesso ci godiamo la nostra uscita: ci divertiamo, ridiamo, facciamo quel che vogliamo fare. Mi darai una risposta quando ti riporterò a casa -. Giulia annuì. Tuttavia era nervosa. Cosa vorrebbe dire che dopo gli devo dare una risposta? Come faccio? Con che tono? Con che espressione? E se poi non mi piacesse? O se invece mi piacesse? Madonna. No, petta. Lui ha ragione, non pensiamoci adesso. Non pensiamoci.

Giulia non ci pensò più e stettero insieme tutto il pomeriggio. Da Embankment andarono verso Buckingham Palace e si fecero un sacco di foto a vicenda; dopodiché dirigendosi verso Hyde Park, si presero un gelato e decisero di gustarselo all'interno del parco. Quel giorno il sole splendeva e il posto era pieno di gente che faceva sport, che si rilassava e che passava il tempo con la propria compagnia. Sembravano tutti felici, anche i due giovani.

Viraha; Mark LeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora