Ricominciare

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Rebecca POV

Eliot Ha Preso Blake. Ho chiesto se potevo vederlo e lui mi ha dato il permesso. Ora sono davanti alla sua cella... Lui è li davanti a me.

Blake POV

Sono qui da ore... Affrontare, (In tutti i sensi), mio padre è stato ancora più doloroso di quanto immaginassi. Questa volta non sono scappato, non volevo essere ancora più debole di quanto io non sia stato. Ho accettato la mia punizione. Sono qui perché mi sono lasciato corrodere dalla rabbia, dalla frustrazione... La mia sanità mentale dipendeva da lei. quando una persona di innamora di un'altra si diventa così legati fino al provare le stesse emozioni. Me lo spiegò mia madre quando ero un bambino. Io ero felice se lei lo era. Se c'era un problema da risolvere e lei era fiduciosa in un successo, io mi fidavo. La mia rabbia era la sua, la sua tristezza era la mia. Abbiamo sempre avuto questo rapporto così stretto, nel bene e nel male. Lei è morta e anche io mi sento morto dentro. Non faccio che vedere il suo volto in alcuni miei sogni, non faccio che ripensare al giorno e soprattutto all'esatto momento in cui quel bastardo ha premuto il grilletto ed ha colpito la persona sbagliata. Era li a terra, sanguinante in preda al panico mentre cercava di fermare l'emoraggia insieme a me. Stava tremando dal terrore e io non ho potuto fare altro che stare insieme a lei nel patetico tentativo di proteggerla per timore che quel proiettile vagante avrebbe colpito ancora. Riesco ancora a ricordare e provare l'inquietante momento in cui lei mi stava abbracciando. Io sentì come una spinta prima di sentire il dolore allucinante del colpo sul mio fianco. Ancora non riesco a capacitarmene di come io non abbia sentito niente in quell'attimo. Ho visto il suo sorrirso spegnersi per poi urlare dal dolore mentre si accasciava a terra... solo al ripensarci mi si gela il sangue. Nonostante io sia sopravissuto fino alla fine della guerra e abbia persino vendicato la sua morte, non riesco a essere felice. Mi sono detto che forse mi sarei sentito meglio, ma mi sbagliavo. È esattamente come Cloe: Ero impotente esattamente come all'ora. Sopratutto ora che ripenso alle persone che o ucciso mi sento un mostro, e ciò non aiuta affatto. Per fortuna non posso dire di aver commesso un genocidio, ma il senso di colpa è enorme e continua ad essere sempre più pesante ed opprimente man mano che ci penso... BASTA! Vorrei che qualcuno aprisse la mia cella e mi prendesse a pugni fino a perdere i sensi, giuro che non farei niente per contrattaccare e anzi, vorrei che chiunque sia l'esecutore, non si fermasse neanche se mi mettessi a pregarlo in ginocchio mentre piango. Quanto vorrei sbattere la testa contro le sbarre della cella se solo non mi fermassero il dolore l'impulso di fermarsi. Quanto vorrei fare qualsiasi cosa che mi faccia dormire e estraniarmi dalla realtà e dormire per un attimo... Ma non succederà mai. So che lei non c'è più, ma non l'ho ancora accettato, non RIESCO ad accettarlo. Voglio che lei ritorni, voglio che mi sorrida ancora, voglio osservare i suoi occhi meravigliosi. Io la rivoglio, non mi importa se sono in prigione e lei è all'altro mondo. Io la rivoglio. I miei pensieri vengono interrotti da una voce. La conosco troppo bene. Così dolce e che mi fa sempre piacere sentire. No... Non è lei.

Rebecca POW

Ancora non ci posso credere che lui sia in prigione. Non lo credevo capace di commettere un omicidio. Mi si spezza il cuore vederlo così. è ferito gravemente come se avesse combattuto contro cento uomini. La prima ferita che ho notato è una che ha sul ginocchio e sta ancora sanguinando. I suoi vestiti sono strappati in alcuni punti e fanno vedere alcuni lividi e ferite più gravi. L'occhio destro sta sanguinando leggermente così come il naso e per il resto ha alcuni lividi. È seduto su una panchina davanti a me e mi sta guardando con un'aria sconvolta, ma lo comprendo. Pensava che fossi morta, ed ero sicuramente l'ultima persona che si aspettava di vedere. La sua espressione sorpresa, però, sparisce dopo un attimo e al suo posto si forma un sorriso appena accennato ed amaro.-"Ciao."- tento di dirgli cercando di nascondere la tristezza, ma non ci riesco.-"I miei pensieri parlano ora? È ufficiale: Sono pazzo."- Mi dice. Pensa che stia sognando? In un certo senso lo spero anche io, ma è la realtà. -"Blake, sono viva. Sono qui."- Lui sembra capire, ma le mie parole non sembrano risollevargli il morale, anzi, è ancora più arrabbiato. È accecato da una furia che non comprendo. -"Perché hai ucciso quegli uomini? Cosa ti hanno fatto?"- Non è una cosa di cui vorrei davvero parlare, ma una parte di me vuole sapere. Ho assistito ad alcune sue uccisioni sul campo di battaglia, ma non avrebbe mai voluto farle ovviamente. Perché ora si? Non ucciderebbe mai a sangue freddo, neanche se ormai lui veda un uomo morto e il sangue con "leggerezza". Non vuole rispondermi. Non vuole nemmeno parlare con me, sono l'ultima persona che vorrebbe vedere. Io mi avvicino di più alle sbarre della cella, mentre lui fa lo stesso. Dopo qualche secondo, ad un tratto, lui mi afferra per la mia giacca e mi avvicina di colpo alle sbarre facendomi sbattere la testa contro di esse. Tento di allontanarmi ma non ci riesco. La sua espressione è di rabbia pura. Mi avvicina a se, riducendo così tanto la distanza da farmi quasi credere che le sbarre non esistano. -"TE NE SEI ANDATA QUANDO NE AVEVO BISOGNO!!!"- Inizio ad avere paura. non ho mai avuto paura di lui, che non ha mai fatto niente per me se non del bene. Non riesco a reggere lo sguardo e vorrei guardare altrove, ma non ci riesco. Lui invece mi sta divorando con gli occhi. Non l'ho mai visto così arrabbiato, sembra quasi una bestia. Non riuscirebbe neanche a camminare o ad avere una presa così salda su di me, date le ferite e la evidente stanchezza, ma la rabbia gli da la forza non solo di fare questo, ma anche di terrorizzarmi. Ad un tratto mi lascia andare ed io cado sul pavimento, dato che non avevo neanche pensato di usare le gambe dal momento che ero intrappolata da lui. Sento il cuore che batte veloce, e non riesco per un attimo a regolare il ritmo. Se fossimo stati per strada, forse mi avrebbe massacrata, ma non voglio pensarci. Lui continua a guardarmi abbassando lo sguardo ancora sprezzante ed è persino più agitato di me: i muscoli sono rigidi e i pugni sono serrati, e respira pesantemente come se avesse usato tutte le energie rimaste solo per pronunciare quella frase e per avermi afferrata. Che cosa gli prende? -"Vattene. Vattene, sono così arrabbiato che sento che potrei distruggere qualunque cosa, sento che sto per esplodere... Vattene."- Nell'ultima frase che dice aggiunge un ringhio. Perché è arrabbiato con me? È colpa mia il fatto che lui sia ferito? è colpa mia il fatto che lui sia in prigione? -"VATTENE!!!"- Urla con una rabbia disumana e con disperazione. Io non voglio lasciarlo solo, ma quando lui legge la mia esitazione, fa qualche passo indietro e tira un pugno alla panchina sopra alla sua facendola sobbalzare prima di sedersi. -"Vattene..."- Questa volta non è arrabbiato. Continua a tenersi la testa con le mani come se volesse schiacciarla, ed è in preda alla disperazione: Non mi sta ordinando di andarmene, anzi mi sta letteralmente pregando di andarmene. Mi viene da piangere, ma, stranamente riesco a trattenere le lacrime. Poche volte sono riuscita a non piangere nella mia vita, e questa volta non riesco nemmeno a spiegarmelo. Lo lascio da solo sperando che possa avere modo di parlargli dopo e soprattutto al più presto.

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