Non Sto Sognando, Vero?

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Rebecca POV

mentre guardo fuori dal finestrino, la strada sembra infinita. Blake è alla guida mentre io sono sul sedile accanto. Sono accanto lui... pensavo di non rivederlo e invece è qui... sono dieci minuti che siamo su strada e ne io ne lui abbiamo aperto bocca. non so cosa dire... lui forse pensa che io sia un fantasma, pensa che io non esista nemmeno, perchè nemmeno lui vuole parlarmi. Gli do un occhiata mentre si ferma davanti ad un semaforo rosso: Ha alcuni lividi appena visibili sul volto ma il suo occhio sinistro è perfettamente sano. ha un colore diverso rispetto a prima. Il destro è un colore è castano e mentre l'altro è simile al ghiaccio. i nervi hanno raggiunto il limite; rossi come se avesse appena pianto e non abbia dormito per due giorni, eppure non mostra alcun segno di stanchezza. -"Sicura che vuoi venire a casa mia?"- -"Perchè?"- gli chiedo. -"sei mancata troppo al lungo nella famiglia Thompson."- Mi risponde, in tono cupo. -"Mio padre è via per un viaggio fuori dalla città; non tornerà per qualche giorno. anche mio fratello è con lui."- -"Immagino che non si apsettavano che tu potessi ritornare così presto..."- -"Penso proprio di no..."- Dopo questo, non esce più una parola da nessuno dei due. mentre il semaforo diventa verde, io poggiando la mano sullo stomaco, essattamente dove tengo il segno della mia ferita. purtroppo, me lo ricordo perfettamente, quel giorno: Una spinta venuta davanti, io che sputavo sangue e la mia ferita che mi colorava di rosso scarlatto la mia divisa da medico, Blake che tentava di difendere me e se stesso da un nemico che nemmeno sapevavo da dove colpiva o addirittura se fosse un soldato nemico. Potevo vederlo quasi piangere, non preparato per dirmi addio... Posso sentire anche in questo istante il freddo che mi ha avvolta quando mi accasciai a tterra, ma non era il freddo naturale, ma il freddo che prova una persona quando ha paura di incontrare la morte. non mi sentivo le mani, i piedi, nemmeno il punto da dove sono stata colpita. temevo che sarei potuta morire assiderata, più tosto che per il colpo di proiettile. Il cellulare che sto usando adesso, mi cade dalle mani, interrompendo i miei pensieri. Blake sorpreso, si volta verso di me, per il rumore che ha rotto quel fastidioso silenzio. -"Scusa, era il cellulare..."- dico, mentre tento di riprenderlo, e Blake torna alla guida. mi accorgo solo dopo che la mia mano destra sta tremando. Da quando sono stata operata, la mia mano trema quando sono nervosa o ansiosa. dicono che smetterà col tempo e che non durerà molto. tento di fermare il tremore bloccandomi la mano, ma non serve a niente. prendo il cellulare con la mano e mi metto a leggere qualcosa, superando la difficoltà nel premere le app e la tastiera per via del tremore. devo pensare ad altro; qualsiasi altra cosa...

raggiungiamo l'asciensore e entriamo. Vedo Blake premere lo stesso tasto più volte, accorgendosi che non risponde. -"Ah! sono un fottuto genio!"- Dice ad un tratto, mentre chiude la porta dell'ascensore, dato che altrimenti la seconda porta, quella automatica, non si chiuderebbe. Rido mentre andiamo verso l'alto.

Apro la porta e entro in casa sua: Non è cambiata di una virgola. è così bello essere in un luogo familiare, nonostante non sia esattamente casa mia. A differenza di Blake, non mi tolgo subito la giacca; fa troppo freddo. ovviamente seguo Blake nella sua camera da letto e noto con piacere che non ha tolto il suo materasso di riserva: è arrivato il momento di stenderlo...

Blake POV

Sono in casa mia, con lei, di nuovo... Non sto sognando, vero? No, perchè un fantasma dovrebbe stendere un materasso in casa mia? di solito i fantasmi muovono le piccole cose, come accendini e altri oggetti del genere... Ok, basta cazzate, iniziamo a pensare in modo razionale: sono andato all'ospedale e i medici conoscevano una certa Rebecca Thompson, quindi non sono pazzo e mi sono acciaccato il pollice un paio di volte oggi, quindi non posso star dormendo: il dolore mi avrebbe svegliato, stesso vale per un pizzico o uno schiaffo... io mi siedo sul materasso appena montato mentre vedo la mia ragazza intenta a mandare un messaggio vocale. -"Ciao, papà... Se te lo chiedi, sto bene, non preoccuparti. Sono appena uscita dall'ospedale e sono a casa di Blake. ci rivredremo il giorno stesso in cui tornerai, ok? Volevo solo avvisarti e dirti che... che mi manchi, tu e Jhonatan. Ci vediamo tra due giorni."- Dice, e il vocale finisce. Sono felice per loro; per suo fratello e suo padre. chissà cosa prova un padre sapendo che sua figlia è in ospedale e potrebbe mai rivederla... io forse, posso dire di poter provare questo dolore, anche se non sono un genitore, ma posso comprendere cosa vuol dire perdere un persona che ami così tanto. una... una persona che ha dato una svolta alla tua vita, che ti ha sempre sostenuto, che era sicura che tu puoi vincere qualsiasi avversità. una persona a cui tieni così tanto da essere persino un motivo per alzarti e combattere... Mi ricordo ancora dei miei compagni sul campo di battaglia che dicevano che erano soldati che combattevano per la loro nazione. a me invece bastava una parola di motivazione da parte di una ragazza ed ero pronto a tutto. I mei pensieri si interrompono quando lei si poggia alla finestra della mia camera, mettendosi a braccia conserte. sorride. -"Non ci stai ancora credendo, vero?"- Mi dice. -"Neanche io."- Aggiunge, scherzando. Io non parlo, non so cosa dire. eppure avrei così tanto da dirle, e probilmente anche lei. Si avvicina mettendosi di fronte a me e si inginocchio. vedo il suo sorriso che se ne va, notando che sto piangendo. non vorrei farlo, non vorrei piangere anche ora, ma non ci riesco. è troppo; troppe emozioni in così poco tempo. Mi abbraccia. lei sa esattamente cosa sto pensando, cosa la mia mente sta pensando. Mi capisce come se fosse una sorella... sto pensando alle lotte di qualche mese fa, su un campo di battaglia pieno di uomini che non hanno visto la fine del conflitto tra America e Giappone. sto pensando agli incubi della mia infanzia. sto pesando a tutto quello che tento disperatamente di scacciare... Ma forse dovrei fare esattamente così: Li affronterò ora, per l'ultima volta, così che non mi tocchino più. non è "vivere" se una persona pensa troppo al passato. noi uomini non possiamo cambiare una cosa che è ormai accaduta, e che quindi non si può più cambiare. Io ho smesso di vivere quasi per un mese, non riuscendo ad accettare che lei mi abbia detto addio così. in un modo così violento, così tragico, così... ingiusto. Io sono daccordo con il fatto che una persona non dovrebbe dipendere da un altra... ma se non sono debole per questo, sono sicuramente un ipocrita: lei è l'unica che mia ha ucciso, l'unica che mia ferito in modo così intimo. Mi ricordo di quanto io avrei voluto ringraziarla, grazie anche solo di esistere. Poi, mi accorgo di una cosa... sono finalmente in pace. -"Non è mai successo, Blake. Non me ne sono mai andata."- Mi dice, ad un tratto, con il tono affettuoso pari solo a quello di una madre che sonsola il figlio dopo un fallimento. Ma non funziona. -"Te ne sei andata, invece..."- Dico, con un filo di voce, quasi a volerla accusare. Lei scioglie l'abbraccio e finalemente, i nostri occhi si incontrano davvero.

Rebecca POV

Mi uccide vderlo così. Lui ha sempre detto che molto cambiato rispetto a quando era un adolescente; migliorato su tutti i punti di vista: molto più forte, più determinato. ora invece è così... fragile. è quasi strano vederlo così, non sembra lui. è sempre stato lui ad aiutarmi nelle situazioni più buie e invece ora la situazione è inversa. è come se questa fosse una situazione che non dovrebbe esistere, ma forse lui ha ragione: "a volte ti dimentichi che sono solo un uomo", Mi disse una volta. -"Perchè hai dei lividi?"- Gli chiedo. la cosa migliore da fare è cambiare argomento. -"Volevo trovare qualcosa da fare... (Sigh) e ho vinto alcuni scontri di lotta libera."- Mi risponde. -"Li hai vinti tutti?"- Chiedo. -"Con chi credi di star parlando?"- Mi dice, ironico. -"Tu ha riportato qualcosa di grave dopo l'operazione? problemi respiratori, dolori...?"- Mi chiede. -"No, nulla. Solo un tremore alla mano."- -"Cioè?"- Gli mostro la mano. -"è per via dello shock. dicono che quando sono ansiosa, la mia mano trema. non duerà a lungo però. solo un paio di settimane, se non sbaglio."- Gli rispndo. -"Dai non guardarmi così... non sono un valido motivo per sorridere?"- Dico scherzando. lo vedo ridere mentre i nasi si toccano. Sono felice. Per lui sarà una vittoria personale. non è come anni fa: Questa volta la vita gli ha dato una seconda possibiltà.









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