Capitolo 3

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Pov Milik


Tornammo nella sua dimora. Mi mise nudo davanti a un lungo specchio dalla massiccia cornice dorata e si posizionò dietro di me, accarezzandomi i fianchi.


«Lo vedi come sei splendido?» disse carezzandomi l'orecchio con il suo alito caldo e rassicurante, «sei magnifico.» Mi accarezzai il viso. Era lo stesso ma allo stesso tempo era cambiato. La mia pelle non era più colorita, ma bianca, cerea.


Esangue.


Ed era fredda, il mio corpo non era più tiepido come quello di ogni essere umano ma si era improvvisamente freddato. Portai una mano sulla parte sinistra del petto.


Avevo ancora un cuore? Perché era come se non ci fosse, il mio cuore non batteva più.



Mi spaventai.



«Sono morto...» dissi flebilmente, in un tono di voce appena udibile, forse chiaramente udibile solo per le orecchie di un vampiro.


«No. Ma non sei neppure vivo. Non sei più un essere umano pur continuando ad esserlo. Piangi ancora?» Attraverso il mio riflesso nello specchio vedevo due sottili rivoli di sangue segnare le mie gote perlacee. Il contrasto mi distrusse. Sentivo di essere un'altra cosa rispetto a quello che ero sempre stato. Egli mi strinse da dietro. «Hai ancora un'anima umana. Sei consapevole di ciò che sei ma non riesci ad accettarlo. Provi il dolore in maniera più intensa di qualsiasi altra creatura al mondo perché sei un vampiro e non c'è niente che possa lenire questa sofferenza se non la cosa da cui sei più spaventato: il sangue.»


Lo odiavo. Indubbiamente.


Lo odiavo con tutto me stesso, con un'intensità che non avevo mai provato in tutta la mia giovane vita.


Ma lui era come me. Lui poteva capirmi, lui sapeva cosa provavo.



Ed era l'unico che potessi avere ormai.



Mi voltai lentamente nel suo abbraccio e cinsi la sua vita con le braccia, poggiando il capo sulla sua spalla.


Non mi respinse, anzi, era tutto ciò che voleva, un compagno da avere con sé per l'eternità, perché essa, per lui, era ormai divenuta insopportabile; l'unica compagna silenziosa che per 500 anni lo aveva tormentato col proprio peso.


Ero così sorpreso di sapere quanto fosse vecchio. L'immortalità è qualcosa che mi spiegò quella stessa notte.


Viviamo per sempre, non c'è nulla che possa ucciderci se non il sole ed il fuoco. Per il resto siamo immuni da tutto. Le malattie ci sfiorano senza contaminarci, non ci nutriamo d'altro che di sangue.


E questo è il nostro solo appagamento e la nostra condanna.


Non posso morire neppure volendolo eppure spesso l'ho desiderato.


Ma sto divagando...

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