Capitolo 10

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Pov Edoardo



«Mmmm...»


Quando riaprii gli occhi ero da solo nel letto e la luce entrava intensa dalla finestra. Il sole mi infastidì facendomi corrugare la fronte. Mi alzai e chiusi la tenda con stizza.


La notte precedente mi sembrava un sogno, lontano, eppure ancora straordinariamente vivo.


Ricordavo ogni cosa: i gesti, gli istanti, le emozioni.


Il cuore che batteva impazzito durante tutto il tempo, forte e deciso come un tamburo, così assordante da eclissare ogni altro suono, l'eccitazione sconvolgente, assoluta, la sua pelle fredda, il suo respiro caldo, le suppliche, tacite ed esplicite.


Baciami, ti prego...


La vergogna mi assalì.


Come avevo potuto? Come avevo potuto rendermi tanto fragile e disponibile? Che impressione avevo dato a quell' "uomo" così antico, che conosceva il significato dell'eternità?


Stavo per uscire dalla stanza, quando vidi sul mobile accanto l'uscio, un biglietto piegato in due. Lo osservai senza muovermi per qualche istante e poi mi decisi ad avvicinarmi e leggerlo.


Grazie per ogni bacio.


Mangia!


Milik


Sorrisi divertito. Sembrava un biglietto scritto per un fidanzato. Sentii il sangue affluirmi al volto mentre pensava ciò.


Uscii dalla stanza: destinazione cucina.


Vidi cibo che non c'era la mattina precedente, evidentemente Milik aveva fatto scorta. Ma come si procurava tutto quel cibo? E i vestiti? Di notte c'erano negozi aperti? Lui viveva nel lusso,continuamente. Un vampiro poteva farlo? Vivere così...


Feci colazione e infine mi arresi all'idea che mi era sorta in mente da quando avevo aperto gli occhi. Mi rimisi a letto e mi addormentai nuovamente. Non fu difficile, ero in quella fase in cui non si è ancora usciti del tutto dal piacevole stordimento che segue una notte di sonno.


Un attimo prima di addormentarmi mi resi conto che non avevo smesso un solo istante di pensare a lui...


Durante il giorno avevo aperto spesso gli occhi e in quei momenti, ero andato a mettere qualcosa sotto i denti, ma ogni volta, poi, tornavo a letto, tenace, insistente, deciso a dormire fino al tramonto.


E il tramonto arrivò infine. Me ne accorsi dalla calata improvvisa della temperatura, e io indossavo solo una camicia. Mi alzai dal letto, anche se c'era la pesante tenda di velluto a coprire la finestra, capii subito che non mi ero sbagliato: la notte stava arrivando a passo felpato, accompagnata dal freddo e dalla luna, che timida sorgeva per poter regnare su essa.

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