Cpitolo 30

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Pov Edoardo



La ferita mi bruciava da morire. Sentivo il sangue pulsarmi dolorosamente nelle tempie, i muscoli e le ossa delle gambe e delle braccia sembravano spingere contro la carne per uscire dalla pelle.


Mentre correvo a fianco di Francy capii che non ce l'avrei fatta ancora per molto, e infatti rallentavo sempre più. Francy, non scorgendomi più con la coda dell'occhio, si voltò e mi richiamò.


«Eh no, non ora, continua a correre!»


Senza rispondere aumentai la spinta sulle gambe e strinsi i denti per farmi forza.


Il mio compagno alzò improvvisamente la testa, come avvertendo qualcosa, e dopo qualche secondo la terra iniziò a tremare; ma non solo la terra, tutto sembrava sul punto di crollare: pareti, statue, soffitto.


«Che succede?» domandai con ansia.


«Cazzo, sbrigati, crolla tutto!»



«Cosa?» chiesi nuovamente, dato che la voce dell'altro era stata sovrastata dal rumore vibrante della pietra.


«STA CROLLANDO TUTTO!» urlò Francy questa volta.


Noi due ci stavamo apprestando ad uscire dall'edificio che stava per diventare una trappola mortale, senza riprendere fiato, i cuori impazziti nei petti. Gli occhi brillarono nello scorgere il mastodontico portone d'ingresso.


Avvertii una stretta intorno alla caviglia e poi sentì slanciarmi pericolosamente in avanti. Caddi violentemente con lo stomaco e il mento a terra, con un grido strozzato. Quando mi riebbi gettai uno sguardo indietro e con terrore vide Wladimir, in ginocchio a terra che mi teneva per la gamba, con un ghigno terrificante e gli occhi come rubini.


«Credevi di sfuggirmi, moccioso?» chiese egli in un'implicita minaccia, la voce accesa nei toni e colorita dall'eccitazione.


«Dannato, lasciami! Aaah..!» Lanciai un gridò acuto quando l'altro mi tirò più a sé, solo con la mano, come se fossi una bambola. Strusciai sul pavimento senza potermi aggrappare a niente per impedire a quel demone di prendermi. Tentai di piantare le unghie nel pavimento, ma queste stridettero sul marmo.


Wladimir ormai m'aveva quasi sotto di lui; mi guardò con una luce vittoriosa negli occhi ed alzò la mano libera per piantarmii gli artigli nella carne. Sconvolto, non potei che guardarlo con occhi terrorizzati ma non rassegnati.


Il gesto del vampiro si fermò a mezz'aria.


Il biondo era come paralizzato, lo sguardo fisso, la mascella contratta e un sospiro lento e spezzato che fuoriusciva dalle labbra socchiuse. Wladimir si rimise in piedi senza sforzo; corrugò la fronte e guardò per un'ultima volta noi due fuggitivi prima di sollevarsi veloce come un proiettile verso l'alto, sfondando il soffitto già pieno di crepe.

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