Capitolo 18

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Pov Milik




Mi baciò sul collo e io persi la testa. Una lacrima scarlatta attraversò la mia guancia fino a perdermi tra i suoi capelli. Sento le labbra di Wladimir scivolare dolci sul mio collo e lo schiudersi di esse per lasciare il posto al contatto dei suoi denti freddi.


Chiusi gli occhi e gemetti al penetrare di quelle zanne nella mia carne...


Una puntura acuta mi fece svegliare e mi spinse a liberarmi da quelle braccia decise.


Mi voltai a guardare Wladimir. Mi toccai il collo. Due piccoli fori gemelli si chiusero subito sotto le miee dita, senza lasciare traccia sulla pelle diafana.


«Quei tempi sono stati ingoiati nella memoria, Wladimir.» Dissi sicuro, ad alta voce. «Quei momenti che ami non possono più tornare.»


«E tu non li ami forse?»


Il silenzio venne interrotto solo dalla carezza del vento su quella distesa landa desolata.


Ridussi l'apertura delle mie gambe, rilassandomi. Mi voltai di tre quarti, sempre continuando a fissare il biondo vampiro.


«Li amo. Ma molti di più sono i momenti che odio. Il vento che soffia in me alimenta più le fiamme dell'ira che quelle della passione.» Wladimir socchiuse gli occhi. Difficile dire se per tristezza, delusione o rancore. «Ora vattene. Non desidero vederti mai più.»


L'altro, rise sguaiatamente, inarcando la schiena all'indietro in maniera innaturale, allargando a dismisura la bocca, come un mortale non avrebbe mai potuto fare, mostrando la dentatura crudele. Quando smise, continuando a sghignazzare, si rivolse a me.



«Posso anche andarmene, giovane. Ma io so che le tue parole non dicono il vero. Non ho bisogno di leggerti nella mente. Mi basta ricordare la tua espressione mentre eri tra le mie braccia. Era appagamento!» Terminò alzando la voce, non spazientito, solo desideroso di convincere il suo interlocutore.


Mentre ascoltava, percepii la presenza di un altro bevitore di sangue.


Come aveva potuto essere stato così incauto? Lasciarsi trascinare, cullare dai ricordi e dimenticarsi che lì c'era anche Edoardo!


Scomparsi, muovendomi ad una tale velocità che persino Wladimir faticò a notare lo spostamento.


Il vampiro biondo rimase immobile, a guardare fisso davanti a sé, un sorriso lieve e un po' triste sulle labbra.


In contemporanea allo scontro, Edoardo camminava avanti e indietro, avendo rinunciato a percepire i movimenti di noi due vampiri, se quelli erano davvero movimenti.


Scalciò un sasso e si lasciò cadere col sedere a terra, sospirando, preoccupato per me. Avrebbe potuto scommettere sulla mia vittoria, convinto, ingenuamente, che io fossi il più forte. Ma non conosceva Wladimir, e soprattutto non sapeva come misurare o comparare le potenzialità di noi creature misteriose e terrificanti. Un fischio acuto perforò le sue orecchie.

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