Pov Edoardo
Il piccolo vampiro non mutò la sua espressione nel saperci suoi. Sembrava non sapesse cosa significassero la sfida, il desiderio, la vittoria.
Non avevamo via di scampo; la piccola porta di legno alla fine del corridoio era solo la parte esterna del più complesso sistema d'entrata, formato anche da un'altra porta interna, totalmente in acciaio e che si poteva aprire solo con una chiave che Wladimir teneva sempre con sé. Tale precauzione serviva a proteggere da chiunque, mortale o immortale, i tesori che ivi erano contenuti.
Nemmeno Francy sapeva bene di cosa si trattasse, ma immaginava che qualcuno che aveva vissuto un'eternità dovesse avere un'infinità di ricchezze; specie se quel qualcuno non doveva spendere alcunché per sopravvivere quotidianamente.
Imprecando Francy sferrò un calcio contro la porta.
«Maledizione, siamo in trappola!»
Lo guardai con urgenza, voltandomi poi subito a guardare il giovane vampiro che aveva iniziato a camminare lentamente verso di noi.
«Sta arrivando!» esclamai.
Francy si guardò attorno come a cercare qualunque cosa che potesse tornar a noi utile. Ma non c'era assolutamente nulla, né oggetto o apertura; allora fece un passo in avanti e stringendo i pugni si mise in posizione di difesa. Sapeva bene che le sue mani nulla avrebbero potuto contro un essere invulnerabile ma non poteva fare altro.
Alex snudò le zanne, ma improvvisamente si voltò alle sue spalle. Io e Francy guardammo nella stessa direzione senza capire; solo un minuto dopo udimmo distintamente dei passi, che si susseguivano con una cadenza veloce, sempre più forti e ravvicinati. Sussultai quando vidi Milik piombare sulla scena con un salto, senza che l'avessi visto arrivare, le ginocchia a terra. Si rialzò ansioso e guardò immediatamente verso di me. Digrignai i denti.
«Edoardo...»
Immediatamente sopraggiunse anche Wladimir, con molta più eleganza di quanto non avesse permesso l'agitazione a Milik, fermandosi all'improvviso, senza sbilanciarsi oltre il piede puntato a terra, senza respirare, senza nessuna traccia di stanchezza o della lotta interrotta.
«Ma bene, vedo che il mio pulcino sta avendo la meglio» constatò il biondo soddisfatto. «Li hai messi in trappola come due topi. Continua pure, mon enfant, il tuo paparino non permetterà che ti intralcino.»
Milik si voltò di scatto a guardare il suo creatore con odio e subito dopo si mosse verso Alex, con la stessa rapidità.
Wladimir si interpose tra i due e spinse indietro Milik, mandandolo a sbattere contro la parete. Il moro si riprese subito, scartò di lato mettendosi sulla traiettoria tra Alex e me. Riportò gli occhi dove un attimo primo c'era Wladimir ma il vampiro era svanito.
Il biondo piombò dall'alto ma il moro si spostò, evitando il colpo che lo avrebbe colpito in pieno sulla testa. Dal pugno che aveva colpito il pavimento, iniziò ad articolarsi una ragnatela di crepe che in breve dominò gran parte del pavimento; con un crepitio sinistro esso si frantumò.