Pov Milik
La notte passò veloce come un sospiro.
L'ansia cresceva in me, la paura costante pervadeva ogni mia fibra, attanagliandomi. Non lo avevo ancora trovato e la mia angoscia aumentava sempre più.
Mi fermai ad un incrocio di vie silenziose, con la testa chinata e lo sguardo colmo di tristezza. Mi portai una mano sul viso, in un gesto molto umano; un soffio gelido mii scostò i capelli dalla fronte. Mi voltai così velocemente che nessuno avrebbe potuto percepire il movimento. La strada dal quale ero venuto si distendeva lontana, stretta e bianca della luce pallida dei lampioni. Girai la testa a destra e a sinistra, utilizzando i miei occhi soprannaturali per scrutare gli angoli delle strade buie. Passi echeggianti mi fecero immobilizzare. Capii subito che non erano passi umani. Troppo perfetti, troppo sicuri, senza rumori strascicati, solo i colpi limpidi di un paio di tacchi larghi. Provai ad esercitare la lettura mentale, ma fu come scontrarsi contro un muro. Mantennei la mia solita calma, pur tenendo alta la guardia.
Un altro veloce ma impetuoso spostamento di vento mi investì e quasi senza impiegare tempo alzai il braccio, scartando di lato, un polso sottile nella mia mano. Sgranao gli occhi, illuminando di sorpresa la sua rigida compostezza. Osservai l'immortale al mio fianco e rimanemmo ambedue immobili. Lei alzò la testa adornata di lunghi capelli neri per puntarli contro i miei due occhi che sembravano essere stati creati per odiare.
Pov Edoardo
Potevo sentire il ticchettio dell'orologio da polso di Francesco, tanto era vivido il silenzio che invadeva la stanza. Mi agitava guardare la sua schiena alta e dritta, la sua postura perfetta, le ampie spalle e le braccia conserte, mi agitava che continuasse a guardare fuori dalla finestra le stelle lontane, senza più rivolgermi parola. Il ragazzo dai capelli dorati mi aveva schiuso la sua anima insieme alla sua memoria e i ricordi scaturiti dalla sua mente l'avevano scosso come un terremoto. Non provava gioia per il dolore di colui che lo teneva prigioniero, ma una sorta di compassione per quell'uomo che aveva sofferto tutta una vita per amore.
Amore.
Può davvero solo una parola rappresentare il perno di una vita? Pensai che quel sentimento decantato da romanzi, canzoni e poesie non era altro che generatore di sofferenza. Amare tanto qualcuno, come Francy aveva amato suo padre, la sua donna, il suo bambino, e portarsi dietro per tutta la vita un tale dolore proprio a causa di quegli amori negati e feriti...
Dei colpi alla porta mi distolsero dai miei pensieri ed entrambi ci voltammo verso la stessa direzione. Francy scivolò velocemente verso l'uscio ed aprì.
Sulla soglia apparve la figura maestosa di Wladimir.
Il vampiro guardò Francesco senza espressione, alzò un braccio e gli afferrò i capelli con decisione. Francy gemette di dolore ma non fece nulla per liberarsi. Allora Wladimir allentò la presa e lasciò scorrere il palmo sulla sua guancia.
«Francy, mi sorprendi.» Gli disse usando un tono estremamente calmo. Da quando prendi iniziative?»