Capitolo 26

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Pov Edoardo



L'improvvisa immersione in acqua mi colse alla sprovvista, non permettendomi di trattenere il respiro. Venni preso per i capelli e tirato su nuovamente da una mano forte e inspirai così tanta aria da bastarmi per una vita. Tossii più volte.


«Ma sei cretino? Vuoi ammazzarmi?»


«No, lavarti.» Mo corresse Francy. « É farti avere un odore decente»


«Fanculo.» Mi torsi e gli gettai dell'acqua addosso. Ero seduto nella vasca da bagno e l'acqua mi arrivava fino allo stomaco. Francy, dietro di me con la maglia arrotolata sopra i gomiti, mi lavava i capelli con decisione, insaponandomeli con energia. «Posso anche fare da solo, sai!?»


Gli feci notare. «Sono abbastanza grande da non avere bisogno della balia.»


«Finiscila, sei solo un poppante.»


«Poppante a chi brutto idiota... AHI! Fa piano!»


«Devi essere impeccabile, non hai sentito Wladimir?» Francy passò la cipolla della doccia sulla testa dell'altro e sciacquò via la schiuma. «Posso lavarti il corpo?



«No.


«Sei proprio un ragazzino. Lascia che ti strofini almeno la schiena, no?» detto questo fece scendere le mani e non appena toccò il mio collo tremai e mi irrigidì. Subito ritrasse la mano e quella mia prese il suo posto. Mi guardò comprendendo. «Ti fa male?» Scossi la testa per dire di no. «Di solito non è doloroso,» spiegò Francy «mi dispiace.»



«Non dispiacerti. Non sei stato tu.» Gli dissi stringendomi nelle spalle.


«Ti faccio del male anch'io servendolo.»


Mi voltai nella vasca per guardarlo.


«Di che ospiti parlava prima?» Francy chiuse tra loro le labbra e si alzò in piedi; io poggiai i gomiti sul bordo della vasca. «E' qualcosa di cui devo preoccuparmi, vero?» chiesi retoricamente, sconsolato.


L'altro mi guardò serio e si avvicinò. Si inginocchiò sul lato lungo della vasca e immerse una mano nell'acqua, trovando quella mia che sospirai confuso.



«Devi essere forte, mi hai capito bene?» Lo guardavo senza fiatare. «Mantieni la calma. E soprattutto non farlo arrabbiare!» sottolineò Fracesco esasperato, stringendomi forte la mano. «Tu sei così...» cercava di trovare le parole, «irritante! Faresti perdere la pazienza a chiunque. Non fare stronzate, stai buono e non ferirti.» Col dito indicò i segni del morso di Wladimir. «E copri quello.»


Ritirai tranquillamente la mano e Francy mi guardò intensamente negli occhi.


«Tu non sei come lui,» proferii.


«Oh, sì che lo sono.» mi contraddisse lui.

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