Capitolo 31

45 8 1
                                    

Pov Edoardo



Brividi di freddo ovunque. Avevo la febbre? Sentivo il respiro sempre più pesante. O erano le mie orecchie ad essere particolarmente sensibili? Piegai le gambe sotto le coperte ma il dolore mi impedì di completare il movimento. Accidenti, il mio corpo era un solo grande livido che univa insieme gambe, addome, braccia e spalle, senza che riuscissi a localizzare il dolore.


Era già passato un po' di tempo da quando Francy era uscito. Avevo sentito il portone che veniva chiuso a chiave, e poi solo il rumore di quei miei gravi respiri.


Mi misi a sedere sul letto, stringendo i denti per non cedere al dolore. Sospirai, esausto.


Poggiai la fronte sulla mano destra e il gomito sul ginocchio. Ero ancora vivo, nonostante tutto, eppure non riuscivo a gioirne come avrei dovuto. Come potevo, visto che ogni notte sarebbe stato un incubo? Wladimir non mi avrebbe mai lasciato stare, aveva giurato di uccidermi e aveva tutti i mezzi per farlo. Pensai a Milik, come non smettevo più di fare ormai, e invocai dentro me il suo nome con tutte le forze. Avevo bisogno di stringerlo, avevo bisogno dei suoi occhi. Avevo paura.


Misi le gambe fuori dalle coperte e il freddo della stanza mi colpì duramente. Feci roteare il bacino per poggiare i piedi sul pavimento ma un capogiro bloccò il mio tentativo facendomi ricadere all'indietro, con la testa sul cuscino. L'impatto mi provocò brividi lungo la nuca e rinunciai anche a muovermi per paura di provare ancora quella sensazione spiacevole. Non mi ero mai sentito così debole in vita mia.


«Eccomi» annunciò la voce di Francy appena entrato nella stanza. Non l'avevo nemmeno sentito rientrare. Aveva i capelli scomposti, le guance ed il naso arrossati dal freddo e una busta di plastica nella mano. «Ho preso tutto quello che il mio budget mi ha concesso... ehi, tutto bene?» chiese vedendomi sdraiato scompostamente sul letto, con le braccia tese e immobili, la testa appena piegata per poterlo guardare.


«Ho fame» ammisi con voce spezzata.


Francy mi raggiunse e si sedette sul letto, iniziando a tirare fuori il cibo che aveva comprato. C'erano una bottiglia di latte, dei tramezzini confezionati, una lattina di birra e un sacchetto di carta con tre pagnottelle di pane. Non riuscii ad aspettare oltre, mi tirai velocemente a sedere, afferrai un panino e gli diedi un grosso morso, masticando il minimo indispensabile, freneticamente, e ingoiai, precipitandomi poi a dare il secondo morso. Mente masticavo il boccone gli occhi si posarono sui tramezzini e sulla loro invitante farcitura. Lo stomacò manifestò i suoi desideri con un lungo, sgraziato brontolio. Afferrai la confezione e la tastai un po' ovunque per cercare di aprirla.



«Aah!»


La scatola di plastica rotolò sul letto, macchiata di rosso nell'angolo più appuntito.


«Sei la persona più disastrosa che abbia mai conosciuto!» esclamò Francy esasperato, guardando la mia ferita sul polpastrello, piccola ma profonda a giudicare dalla forma arrotondata e dalla lucida e copiosa goccia di sangue che sgorgava da essa, che subito colò in un piccolo rivolo lungo le falange. Il ragazzo dai capelli dorati incrociò le gambe sul letto e si sporse in avanti, prendendomi con malagrazia la mano. Avvicinandomi alla bocca leccò via la scia rossa dalla sua punta fino a risalire verso il polpastrello, soffermandovisi.

Il preferitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora