Pov Edoardo
Il sole era tramontato da un po'. Mi ero incamminato per tornare alla villa e lentamente, le mani in tasca, lo zaino sulla spalla, percorrevo la strada guardandomi mestamente attorno.
Le famigliole mangiavano pizza appena comprata, i fidanzatini salivano sui motorini per tornare a casa, molti negozianti tiravano giù le serrande.
Con la spalla intruppai qualcuno, mi voltai.
«Scusa,» dissi alzando una mano in direzione dell'altro.
L'altro in questione era un ragazzone in canottiera nonostante il freddo e un espressione truce in viso.
«Con tutta la strada che c'è dovevi per forza sbattermi addosso eh?» chiese l'altro con tono aggressivo.
«Ehi, ti ho chiesto scusa mi pare!» dissi iniziando a irritarmi, «ero soprappensiero.»
«Ma come ti permetti moscerino?»
«Beh non credo di averti fatto così male! O quei muscoli sono solo una montatura?» chiesi ironicamente senza riuscire a trattenermi.
«Adesso te lo do io un pensiero...»
Il tipo si avvicinò, prendendomi malamente per una spalla, era molto più alto di me.
«Lasciami! Che cazzo fai?»
«Ti insegno un po' di rispetto.»
«Rispetto?! Ma che ho...»
«Sta zitto piccoletto!»
L'energumeno mi trascinò al margine della strada, afferrandomi per i capelli. Lasciai cadere a terra il mio zaino, portando le mani su quelle dell'altro.
«Sei pazzo? LASCIAMI!»
«Mi hai fatto incazzare, adesso ne paghi le conseguenze.
La gente intorno a noi si allontanava, cercando di evitare coinvolgimenti indesiderati.
Ero braccato, le mani di lui su di me non mi davano tregua, continuavano a percuotermi, a tirarmi i capelli, a malmenarmi. Allora sferrai un calcio all'aggressore, colpendolo al basso ventre. Il ragazzo si piegò su sé stesso, accusando naturalmente il colpo, io ne approfittai per scappare, ma quell'altro nonostante fosse ancora dolorante, mi afferrò per una gamba facendomi cadere con la faccia a terra.
«Stronzetto, ti spezzo le ossa, «mi disse l'energumeno, con un tono di voce serio e iroso, quasi che quella frase fosse una promessa.