Capitolo 32
Il vento cessò e io rovinai pericolosamente a terra, sfregando contro la terra ruvida, avvertendo che la pelle del viso veniva graffiata. Quando la spinta propulsiva s'interruppe, mi fermai sul terreno, scomposto come una bambola gettata con violenza a terra.
Passarono lunghi secondi prima che osassi provare a muovermi. Feci scivolare le mani in avanti, affondando le dita nel terreno. Alzai la testa quel tanto che bastava per guardare di fronte a me. La vista, inizialmente annebbiata, si schiarì lentamente un battito di ciglia dopo l'altro, mettendo a fuoco l'ambiente.
La mente mi giocava qualche scherzo? Non era una vegetazione forestale quella?
Piano mi misi in ginocchio, gemendo per il dolore che sentivo nelle ossa di tutto il corpo. Ero davvero ridotto male. Mi guardai attorno, sempre più incredulo: alberi così alti da non scorgerne la cima si immergevano nel nero tiepido, rischiarato appena dalla luce morbida priva dei raggi del sole, che ormai stava scomparendo. Sotto di me la terra fresca ricoperta di erba viscida e attraversata da grosse radici che sbucavano in superficie; a tratti lunghi ciuffi d'erba mi solleticavano la pelle attraverso la camicia.
Mii mise in piedi; non avevo più le scarpe. Continuai a guardare in aria, stringendomi nelle braccia. Accidenti che freddo, pensai, e rimpiansi il cappotto di Francesco.
«Hai freddo?»
La voce imperiosa che udì alle mie spalle mi spinse a voltarmii con lentezza. Ad almeno venti passi di distanza c'era una ragazza. Sembrava una mia coetanea, ma il crepuscolo ormai a un soffio dal diventare notte alterava dolcemente i contorni e le ombre, e non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. La ragazza si mosse verso di me e finalmente i dettagli del suo viso divennero distinguibili, oltre alla fisionomia generale.
Tesi subito i muscoli allorché mi accorse che era un vampiro. Non potevo sbagliare: aveva occhi grandi e lucenti come biglie e un viso ovale del colore della porcellana. Piccoli dettagli confermavano la sua intuizione, come il fatto che si muovesse senza produrre nemmeno un fruscio, che la sua pelle fosse compatta e perfetta, tranne che per...
«Smettila di fissarmi a quel modo. Se continui ti uccido» mi avvertì lei in tono freddo e deciso.
Rabbrividii lungo la schiena e strinsi un pugno, tentando di non mostrare ansia né tanto meno paura.
«Chi sei?» chiese in tono pacato, perché farla arrabbiare era l'ultima cosa che volevo.
«Sei qui per conto di Wladimir?» sputai fuori, temendo la risposta che avrei ottenuto.
Lei fece un gesto secco con la testa, scuotendo i lunghi capelli neri che si mossero come un'onda, perfetti.
«Io non sto con nessuno. Mi fido solo di me stessa.»
«Beh... buon per te» le risposi non sapendo cos'altro dire.
La vampira mi guardò fisso per un po', poi scomparve e riapparve a un soffio dalla mia Arretrai ma troppo precipitosamente, tanto che caddi all'indietro inciampando tra i rami. Gemetti.