Capitolo 7

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Pov Edoardo



Impallidii, spalancai gli occhi dall'orrore. Gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.


Milik era entrato nella stanza e ora era inginocchiato sul pavimento, con uno sguardo pieno d'ira sul volto. Si alzò velocemente, correndo da me steso che non riuscivo a muovermi dal terrore e che avevo preso a tremare violentemente. Con celerità sollevò il corpo pesante e flaccido di mio padre e lo scansò, dopodiché si piegò su di me, i cui tremiti erano simili a delle convulsioni.


«Edoardo! Edoardo!» mi chiamò, «calmati è tutto finito ora, calmati!»



Ma io steso a terra guardavo fisso sopra di me, gli occhi spalancati e i tremori che non passavano. Il vampiro mi fece mettere seduto e mi abbracciò. Sentirmi tremare così lo spiazzava. Aveva compiuto un gesto di fronte ai miei occhi, di fronte ad un umano, ad un ragazzo che non conosceva nulla della morte. Posò la fronte sulla mia, tentando con la sua mente di calmarmi, di infondermi sicurezza, di mostrarmi immagini buone e delicate.


Lentamente i miei tremiti si attenuarono e sembrai riprendermi dal mio stato di trans.


«Mmmh...»


«Sttt è tutto a posto. Aspettami qui.»


Mi sussurrò nell'orecchio e si alzò, portando fuori da quella stanza il corpo di mio padre e scendendo le scale fino in cucina. Lì c'era una donna coi capelli sciolti, lunghi e neri come la pece. Era mia madre.




Pov Milik



Aveva uno sguardo vuoto e asciugava con troppa energia un bicchiere. Lo ruppe e si tagliò le mani emettendo solo un fioco gemito.



Posai il corpo del marito alla fine delle scale e mi mossi lentamente verso di lei che si voltò verso di me.



Lei non era bellissima, ma i lineamenti stanchi e duri del suo volto la rendevano tale.


Ma forse questo solo agli occhi di un vampiro come me che andavo ben oltre le apparenze.


La mamma do Edoardo aveva occhi molto simili a quelli del figlio anche se non ne eguagliavano il fascino. Erano verdi ma spenti, di chi ha ormai perso fiducia nella vita e qualsiasi voglia di vivere.


In quegli occhi si leggeva il pentimento che la corrodeva da anni.


La donna mi fissò come se non fosse sorpresa di vedermi, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Posò i cocci rotti nel lavabo e si posizionò di fronte alla mia figura.


«Sei venuto a prendermi?»



Annui.

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