Quarantaquattresimo testo.

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Non ci crederete ma, alla fine, ho scritto quel tema tanto atteso. Le parole sono sempre le più semplici e scontate perché per noi due dovrebbero inventarle, ma io non ne sono per niente capace. Lo leggo e lo rileggo e a volte mi suona strano ciò che scrivo. È quasi come uno sfogo personale, infatti sto sempre molto meglio dopo aver scritto, quasi come se stessi parlando con te in prima persona.

Tutto quello
Che avrei sempre
Voluto dirti
È rimasto scritto
Su quelle pagine
Bianche
Di quel quaderno
Stracciato
E dimenticato
Nell'armadio.

Tutte quelle parole,
Che a volte
Suonavano amare
E altre volte invece
Erano le più dolci
Del mondo,
Sono destinate
A restare lì
Scritte
Con una penna nera
E mai raccontate
A nessuno.

E forse un giorno
Qualcuno
Troverà quelle frasi
Ma fino a quel giorno
Resteranno
Parole inespresse
Di testi complessi
Di una persona
Sconosciuta.

A volte mi assale un dubbio: ma se tu leggessi ciò che scrivo, a meno che non lo hai già fatto accidentalmente o perché volevi, capiresti che tutto ciò riguarda solo ed esclusivamente te? Non ho mai detto il tuo nome, l'iniziale nemmeno, e neanche il tuo colore preferito, ma attraverso le mie parole ci sei tu, ci vivi dentro, il tuo respiro anche.

Quando sento pronunciare le frasi che ti ho dedicato ti sento quasi urlare, ridere, scherzare. Quando poggio lo sguardo sulla fila di lettere sul foglio riesco quasi ad intravedere il tuo sguardo sui puntini delle i che tanto ti piaceva mettere quando volevi avere ragione tu. Ovvero sempre.

C'è chi dice che le donne vogliono avere sempre ragione, io invece per te ho calpestato il rispetto per me stessa e la mia dignità per dartela vinta. E attraverso queste parole si riesce quasi a sentire tutta la rabbia e la disperazione della mia anima. Quell'anima che ho fatto conoscere solo a te, ed è rimasta tua.

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