"Ok, allora ci risentiamo settimana prossima per organizzare il nuovo viaggio in Giappone." Ripeté per l'ennesima volta Giuseppe, mentre recuperava il suo giubbotto dall'attaccapanni.
"L'hai detto 1000 volte, abbiamo capito!" Disse Surry, affacciandosi per un attimo dalla porta del salotto, dove era rimasto per sistemare il caos che avevano generato durante la lunga sessione di registrazione del pomeriggio.
"Infatti, Giuse. Sei tu il vecho senza memoria." Aggiunse divertito, scansando per un pelo lo scappellotto che il più grande cercò di dargli sul collo.
"Senti, vecho." Lo apostrofò Giuseppe, tirandolo sul pianerottolo con sé, per poi accostare il portoncino dietro di loro.
"È da prima che te lo volevo chiedere. Che è successo con Surry?"
Per qualche attimo rimase in silenzio, indeciso se ridere o piangere al ripetersi della stessa situazione che un paio di ore prima aveva vissuto con Sascha.
Per un attimo pensò anche che fosse stato proprio lui a mettere la pulce nell'orecchio a Giuseppe, ma il ragazzo era scappato di casa di corsa più di mezz'ora prima e non aveva avuto tempo di parlare da solo con Vegas.
"Niente di che, Giuse. L'hai visto anche te che ci siamo comportati come sempre, no?"
"Sì, ma solo dopo il primo video." Lo corresse subito Giuseppe.
"E, comunque, non mi siete sembrati voi al 100%. Non so, ma qualcosa non mi tornava."
Non riuscì a trattenere il sospiro che gli nacque spontaneo a quelle parole.
"Senti, Giuse." Disse con tono lieve, lanciando uno sguardo verso la porta per paura di veder comparire all'improvviso Sal.
"L'ho già detto a Sascha: è colpa mia. Sono stato molto scostante nell'ultimo mese."
Giuseppe rimase per un attimo in silenzio ad osservarlo, come se aspettasse che continuasse il discorso, cosa che però non fece.
"Ok, mi sembra di capire che non vuoi dirmi il perché del tuo comportamento e, per ora, non farò domande." Sospirò dopo un po' Vegas.
"Voglio solo ricordarti che, per quanto ci divertiamo a prendere in giro Surry per il suo cuore ghiaccio, in realtà non è così. È solo molto riservato."
"Che, pensi che non lo sappia?" Chiese retorico, scuotendo appena la testa con fare sconsolato.
"Senti, Ste." Lo richiamò Giuseppe con tono pacato.
"Non voglio intromettermi in questa situazione, ma non posso nemmeno permettere che questo gruppo si disgreghi. Quindi ti chiedo una sola cosa: se davvero è colpa di un tuo comportamento, chiedi scusa."
Annuì alle parole del maggiore, conscio del fatto che avesse ragione.
"Mi fido, eh." Fu tutto ciò che aggiunse Giuseppe, per poi scendere lentamente le scale, lasciandolo da solo sul pianerottolo.
Per qualche attimo rimase immobile a respirare piano e a raccogliere le idee.
Non sapeva come iniziare la conversazione con Surry, dopo un intero mese in cui aveva fatto di tutto per evitarlo.
Di certo non voleva spiegare al più piccolo cosa lo avesse spinto a comportarsi in quella maniera, ma dubitava anche che Salvo, sempre così preciso e attento in tutto ciò che lo riguardava, avrebbe accettato delle scuse senza una spiegazione.
"Dai, Ste, puoi farcela." Mormorò tra sé e sé per darsi quella carica di forza e coraggio di cui aveva bisogno.
Rientrò in casa e, chiusa la porta, raggiunse lentamente il salotto.
Surry era là, indaffarato a chiudere saldamente le buste in cui doveva aver gettato tutti gli scarti che avevano generato nel corso delle 4 challenge che avevano registrato.
"Oh, sei tornato. Iniziavo a pensare che Giuse ti avesse rapito." Commentò tranquillo il ragazzo appena lo notò.
Sorrise appena a quel commento, sollevato nel vedere che, anche da soli, quel minimo di normalità che avevano riacquisito durante il pomeriggio permanesse.
"Senti, Sal..."
Quel richiamo, per quanto lieve, riuscì a catturare l'attenzione del ragazzo.
"Volevo dirti che mi dispiace. Per... Per come mi sono comportato ultimamente. Sono stato uno stronzo."
Salvatore rimase in silenzio ad osservarlo con occhi attenti, sondando il suo viso per lunghi istanti, durante i quali sentì crescere sempre più l'agitazione dentro di sé.
"Sì, sei stato uno stronzo." Disse dopo quelle che gli sembrarono ore.
"Cosa ho fatto per farti reagire così?"
"Cos- Nulla!" Negò immediatamente.
Non aveva pensato alla possibilità che Salvatore credesse di aver fatto qualcosa di male e quelle parole lo fecero sentire ancor di più in colpa.
"Non hai fatto nulla, Sal. È per questo che ti sto chiedendo scusa."
Il più piccolo lo squadrò per qualche altro interminabile secondo, prima di sospirare stancamente.
"Ok, accetto le tue scuse."
Sorrise sollevato a quelle parole e, dirigendosi verso le buste della spazzatura per aiutare a finire di mettere a posto, si promise di impegnarsi a gestire quelle nuove emozioni che provava per il suo coinquilino in maniera più matura.
Sapeva che l'amicizia era l'unica cosa che avrebbe mai potuto avere con Sal e non voleva comprometterla con comportamenti decisamente infantili e insensati.
"Se non è stata colpa mia, mi dici che ti era preso?" Chiese Surry, avvicinandosi a lui per continuare il lavoro che aveva interrotto.
Lanciò uno sguardo laterale al più piccolo, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
"Ti fidi di me?"
"Certo." Rispose subito Sal.
Rimase per un attimo spiazzato per la velocità con cui il ragazzo rispose alla domanda, ma, allo stesso tempo, non poté che sentire un calore piacevole spandersi nel suo petto.
"Prometto che non succederà più, davvero. Però preferirei se ci dimenticassimo di questo ultimo mese."
Salvatore lo soppesò per un attimo, per poi annuire lentamente.
"Ok." Concesse, passandosi una mano tra i capelli.
"Ma stasera la cena la offri tu."
Rise alla richiesta del più piccolo e non provò nemmeno a ribattere, felice di aver ritrovato la familiarità che aveva sempre caratterizzato il loro rapporto.
E rieccomi ancora una volta in tempi record =)
Che dire? Ste si fa un casino di seghe mentali, ma data la novità della situation ci sta dai xD
Ora che Ste sta accettando pian piano i suoi sentimenti ci saranno sviluppi sempre più interessanti ;-)
Al prossimo capitolo <3
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Inaspettato |Salvefano|
FanfikceSi vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo. Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo non si sa perché, non si sa come, qualcosa si rompe: una diga tra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono e precipita...