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Faceva freddo, quella sera.

Le strade erano battute da sferzanti folate di vento gelido miste a pioggia e le poche persone che avevano deciso di avventurarsi fuori a quell'ora tarda erano tutte avvolte in pesanti cappotti e munite di ombrelli o cappucci.

Tutti, tranne lui.

Era sceso poco meno di una mezzora prima per buttare i secchi della spazzatura e, ingenuamente, aveva indossato solo la felpa sopra la sua semplice T-shirt, convinto che sarebbe tornato a casa nel giro di pochi minuti.

Non aveva fatto i conti, però, con i nuvoloni che oscuravano il cielo sin dalla mattina.

Appena liberatosi dei secchi, infatti, alcune gocce lo avevano colpito sulle guance, allertandolo dell'imminente nubifragio.

Aveva subito iniziato a correre verso casa, ma il temporale era peggiorato nel giro di pochi secondi, costringendolo a trovare riparo sotto la tettoia di un negozio ormai chiuso.

"E il premio per l'idea più stupida della giornata va a... Stefano Lepri!" Borbottò tra sé e sé, rabbrividendo per una forte folata di vento.

Per l'ennesima volta si maledì mentalmente per aver deciso, in un impeto di solerzia, di buttare i secchi quella sera stessa e di non rimandare alla mattina dopo.

Il fatto era che l'indomani sarebbe partito per Firenze e l'aver finito per tempo tutti i suoi impegni lo aveva spinto ad uscire gioviale dalla sua stanza per trascorrere quelle ultime ore a Milano in compagnia di Salvatore.

Quando, però, raggiunta la sua porta, si era accorto che il ragazzo stava ancora registrando, aveva deciso di aspettarlo alzato e, per ingannare il tempo, aveva ben pensato di mettere a posto la cucina.

Lo sbuffo scocciato che abbandonò le sue labbra formò una nuvoletta davanti al suo naso, che seguì con sguardo vacuo fino a che non scomparve del tutto.

Sperava che nel breve tempo l'acquazzone terminasse o, quantomeno, diminuisse la sua forza, così da permettergli di tornare a casa.

Proprio mentre stava contemplando l'idea di fare una corsa fino al suo stabile, distante solo pochi metri, fu attirato dalla suoneria del suo cellulare.

"Pronto?"

"Stefano!"

Sussultò appena alla forza con cui il suo nome venne pronunciato e, senza bisogno di controllare il display, riconobbe il suo interlocutore.

"Sal, ehi."

"Ehi?" Ripeté con evidente incredulità.

"Sparisci di casa senza dire nulla e tutto quello che hai da dire è ehi?!"

Il tono preoccupato del ragazzo gli strappò un sorriso dolce.

"Giusto, scusa."

Dall'altro capo della linea Salvatore si lasciò andare ad un breve sospiro.

"Lasciamo stare. Dove sei finito, piuttosto?"

Trattenne a stento un risolino isterico a quella domanda.

"Hai presente quel negozio di giocattoli che fa angolo con la nostra via?" Chiese con tono vago.

"Sì, ma che c'ent- Aspetta." Si interruppe da solo Sal.

"Che cazzo ci fai là davanti?"

Ridacchiò appena al suo tono.

"È una storia divertente."

"Immagino."

La risposta del ragazzo fu in parte coperta da un tonfo sordo.

"Sono uscito a buttare la spazzatura e ha iniziato a piovere all'improvviso."

Inaspettato |Salvefano|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora