xxxᴠɪɪ • ʀᴇsᴀ ᴅᴇɪ ᴄᴏɴᴛɪ • sᴇᴄᴏɴᴅᴀ ᴘᴀʀᴛᴇ

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Qualcuno bussò alla porta facendo sussultare la ragazza albina che fissava con fare sconsolato un vecchio foglio di estrema importanza.

«Signorina Agria?» un uomo vestito con lo smoking aprì la porta della camera, che ormai era come una prigione per la ragazza.

L'albina spostò lo sguardo sull'uomo e si sistemò una corta ciocca di capelli dietro l'orecchio «chiamami solo Yukino per favore»

L'uomo da capelli biondi annuì in modo rispettoso «sua sorella la sta aspettando» si scostò dalla porta grigia per far passare l'albina.

Quindi il momento è arrivato? Pensò alzandosi dal letto non troppo comodo, ripose il foglio con cura in un cassetto e seguì l'uomo a testa bassa.

Cosa sarebbe stato giusto? Aveva giurato alla persona a lei più cara che mai si sarebbe lasciata corrompere, eppure adesso la vita stessa di quella persona era nelle sue mani. Doveva solo dire un flebile si oppure un disastroso no. Doveva scegliere il bene di una singola persona o quello di un'intera città.

«Solano!» una piccola bambina con un grazioso vestito bianco corse verso sua sorella maggiore «la mamma ha detto che papà sta facendo una luuuunga dormita, secondo te ha lavorato troppo?»

La più grande era rannicchiata sulla panchina del cortile, stava piangendo silenziosamente, voleva mostrarsi forte quando in realtà non lo era affatto. Poi vide la sua sorellina, così felice è innocente. Era così invidiosa della sua spensieratezza.

«Stupida! Il papà non si sveglierà mai più! Capiscilo!» si alzò in piedi puntando un dito contro la più piccola, era così arrabbiata, voleva sfogarsi voleva sentirsi potente, voleva che la sua sorellina smettesse di avere quello che lei non poteva più ottenere.

La piccola Yukino cominciò a piangere, si portò le mani agli occhi e cominciò a singhiozzare.

«Che succede piccole?» la voce di un uomo le fece bloccare e poi voltare, era il migliore amico del loro papà, non sapevano molto su di lui, ma sembrava così grande e forte e stava persino sorridendo in un giorno come quello.

«Mia sorella è stupida! Stupida!» strillò Solano puntandole un dito contro.

L'uomo ridacchiò «e tu? Tu non vuoi essere stupida vero?»

Yukino guardava tutto con le lacrime agli occhi, voleva la sua mamma in quel momento, non capiva perché quel signore stesse fissando sua sorella con quella strana luce nello sguardo. Aveva paura.

«No! Perché io sono forte» a quelle parole pronunciate dalla più grande ne uscì un ghignò proveniente dall'uomo, avrebbe fatto grandi cose con il cuore invidioso di una ragazzina senza affetto.

Yukino invece corse dentro casa, dalla sua mamma, la vide seduta sul divano con le mani sul viso. Perché quel giorno la donna aveva commesso il più grande sbaglio della sua vita.

«Yukino!» esclamò la donna albina appoggiata alla sua scrivania. La ragazza si risvegliò dai suoi ricordi e guardò sua sorella senza troppe emozioni.

«Lasciaci sole, Hibiki» mosse la mano in direzione dell'uomo che senza aggiungere altro uscì dall'ufficio «allora, hai portato la ricetta della mamma?» ghignò la donna tamburellando le dita sulla scrivania.

«Cosa vuoi fare, Solano?» chiese a pugni serrati senza fare alcun passo.

«Non ti sembra ovvio? Questa città è tutta mia, posso controllare tutto mi basta solo uno schiocco di dita. Io sono forte, sorellina»

«E sei felice?»

Solano serrò la mascella e smise di tamburellare con le dita, si allontanò dalla scrivania e fece pochi passi pesanti accompagnati dal suono dei suoi tacchi «mi senti quando parlo!? Ho detto che adesso è tutto mio!»

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