XXVII • Come il colore dei tuoi capelli •

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Erza era seduta sul prato davanti al fiume, amava quel posto era così rilassante e adatto a mettere in ordine in pensieri.

«Mi piacciono tanto i tuoi capelli, hanno il colore delle fragole» sorrise Gerard in terza elementare.

«A me piacciono tanto le fragoleesclamò Erza sorridendo allegra.

«Lo so, mangi solo quelle, anche nelle torte! Sei una fragolina» a quelle parole la scarlatta arrossì e sorrise di più.

Erano anni che non la chiamava più in quel modo, un po' le mancava, però poi ricordava tutto quello che succedeva alle persone che amavano. Pensava che il suo cuore fosse troppo fragile per rompersi ancora.

Era coperto da una corazza, un'armatura, ma dentro quel cuore soffriva perché voleva uscire, voleva vivere, ma Erza non voleva che si rompesse.

Piccole lacrime cominciarono ad uscire dai suoi occhi scuri rigando le sue gote arrossate.

Ma se amare è visto da tutti come qualcosa di bello, perché nella vita della scarlatta doveva essere solo delusione?

Aveva visto tanti adulti separarsi, aveva visto i suoi genitori smettere di amarsi, urlarmi contro, guardarsi male e prendere strade diverse.

Non voleva far riaccadere tutto quello, non voleva credere di essere felice per poi perdere tutto come acqua sul palmo della mano.

Sentì dei passi avvicinarsi, sicuramente qualcuno che aveva deciso di fare una camminata pomeridiana.

«Come il colore dei tuoi capelli»

La scarlatta sgranò gli occhi, quella voce, quella frase. Si asciugò le lacrime e si alzò per vedere il passante.

Era Gerard sul marciapiede, dopo il prato in cui era lei.

Perché ogni volta che i suoi occhi incontrano i miei, tutte le premesse, tutti i pensieri e i dilemmi svaniscono come se non ci fossero mai stati?

Gray si fermò davanti l'entrata dell'edificio in cui non metteva piede da molto tempo.

I racconti di quei torti lo aveva fatto ragionare, escludere sua madre dalla sua vita solo perché suo padre era sparito non era giusto.

Fece un respiro profondo ed entrò, vide tutti i bambini scherzare e giocare, gli ricordavano così tanto lui e i suoi amici.

Poi vide lei, Ur, sua madre. Era seduta a terra a sorridere e scherzare con dei bambini.

«Mamma...» la donna alzò lo sguardo velocemente e quando vide suo figlio sussultò lievemente per poi guardarlo in modo dolce.

Toccò la testa di una bambina per dire che tornava subito e raggiunse suo figlio «Gray, tesoro, che ci fai qui?» il ragazzo abbracciò sua madre senza neanche parlare.

Si era adulto, era un ragazzo all'apparenza freddo e serio, ma si era reso conto di quanto fosse stato stupido a chiudere i rapporti con sua madre, cosa sarebbe successo se un giorno le non ci sarebbe stata davvero più? Il suo ultimo ricordo di suo figlio sarebbe stato vederlo andar via.

«Gray...» sussurrò Ur accarezzandogli i capelli.

«Ti voglio bene, mamma»

Un urlo soppresso venne fuori dalle labbra di Lucy, la mano dell'uomo era schiacciata sulla sua bocca e un braccio la teneva stretta per la vita.

Voleva scappare, voleva gridare, voleva fare qualcosa. Non capiva cosa volesse da lei.

Cominciò a dimenarsi ma quell'uomo era molto più forte di lei e non le permetteva di sfuggirgli.

◜ ➷ evιdence ⌜ ғaιry тaιl ⌟Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora